La rocca d'Olona era caduta da appena un paio di giorni nelle sue mani, senza sforzo, quasi senza perdita di uomini, eppure Gian Giacomo da Trivulzio si aggirava per il campo francese come un cane rabbioso.
Sapeva che i soldati francesi erano tutto fuorché facili da governare, ma cominciava seriamente ad averne abbastanza. Aveva dato ordini più che precisi e aveva anche imposto pene esemplari per chi venisse meno alle regole che aveva imposto, eppure, non appena abbassava un momento la guardia, c'era subito qualcuno pronto a fare disastri.
Quella mattina, rabbioso dopo l'ultima notizia che gli era giunta all'orecchio, aveva fatto arrestare all'istante un armigero francese che era stato a capo di una piccola spedizione punitiva in un villaggio non lontano dalla rocca appena conquistata.
Sapeva che dovevano andare verso Spigno Monferrato, e che dovevano anche farlo abbastanza in fretta, ma non riteneva quella punizione una perdita di tempo. Non poteva permettere, per nessun motivo, che degli uomini al suo servizio si perdessero in saccheggi e brutture non autorizzate.
Tuttavia, subito dopo la ferma del maggior colpevole – purtroppo gli altri non erano stati riconosciuti – Don Giuliano di Ligny gli aveva chiesto di incontrarsi. Anche se il comando era stato dato direttamente dal re di Francia a Gian Giacomo, l'uomo aveva capito molto presto quanto il suo non essere d'Oltralpe stesse pesando sulla sua autorevolezza sia coi soldati, sia con gli altri comandanti.
Quando arrivò finalmente al padiglione del Ligny, mentre ancora stava entrando, scostando di malagrazia il telone che proteggeva l'ingresso, disse: "Ho un'impiccagione da sovrintendere, non ho tempo, si può sapere che volete da me?"
"State calmo." cominciò a dire Don Giuliano, l'accento francese tanto forte da rendere le sue parole quasi ridicole: "Voglio solo parlarvi di quanto state facendo e farvi capire che state sbagliando."
il Trivulzio stava per ribattere, quando si accorse che nella tenda, assieme a un paio di attendenti del francese, c'era anche Troilo de Rossi, che lo stava guardando in modo molto intenso, quasi a pregarlo di mantenere la calma.
Così, schiarendosi la voce, Gian Giacomo domandò: "In che modo punire un soldato che non ha rispettato gli ordini sarebbe un errore?"
Il Ligny fece un'espressione un po' annoiata e poi, con uno sbuffo, si avvicinò al comandante generale e gli disse: "Non piace nemmeno a me, vedere quello che fanno i nostri soldati, ma come possiamo biasimarli? Vedono cibo, soldi, oggetti che possono tornare utili, donne, animali... Come possiamo impedire loro di goderne?"
"Possiamo perché siamo i loro comandanti." ribatté subito il Trivulzio, sollevando il mento e non guardando più Troilo, che pure cercava ancora di trattenerlo tacitamente: "È nostro dovere impedire questo genere di atrocità inutili. Abbiamo una guerra da portare avanti! Se ci fermiamo tutte le volte per permettere a questi barbari francesi di sfogare i loro istinti, allora..!"
"Come vi permettete..!" sbottò Don Giuliano, lanciandosi contro Gian Giacomo e prendendolo per il collo.
Passarono minuti concitati, durante i quali gli attendenti e il de Rossi cercarono di dividere i due comandanti che, furiosi l'uno con l'altro ed esasperati dalla collaborazione che li vedeva sempre fianco a fianco, stavano seriamente cercando di ammazzarsi a vicenda.
Alla fine, quando i tre pacificatori ebbero la meglio sui due litiganti, tanto il Trivulzio quanto il Ligny si resero conto della figuraccia fatta davanti ai loro sottoposti. Così, entrambi, come se si fossero messi d'accordo, si rassettarono un po' e si tranquillizzarono.
"Per stavolta fate quello che volete, con quell'armigero." disse piano Don Giuliano, asciugandosi un piccolo rivolo di sangue che scendeva dal labbro raggiunto da uno dei pugni del comandante generale dei francesi: "Ma in futuro non tollererò altri ritardi di marcia per motivi tanto sciocchi."
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Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (Parte IV)
Historical Fiction(Troverete le prime tre parti sul mio profilo!) Caterina Sforza nacque nel 1463, figlia illegittima del Duca di Milano e di una delle sue amanti, Lucrezia Landriani. Dopo un'infanzia abbastanza serena trascorsa quasi per intero tra le mura del...