Capitolo 644:...a nessuno è più palese che a lei...

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Alessandro Sforza si schiarì la voce, quando finalmente si vide arrivare davanti Tornielli. Il Capo dei Magistrati, accompagnato da una piccola delegazione di nobili della città, aveva appena varcato la soglia del salone di Palazzo Riario, ma nei suoi occhi si leggeva il chiaro desiderio di non essere lì.

Il milanese sapeva che quell'uomo, fino a che era stato possibile, aveva sempre appoggiato le posizioni e le decisioni della Tigre, ma in quel frangente era certo che non potesse fare nulla per aiutarla in modo concreto.

"Sono qui per ascoltare quello che avete da dire." disse Tornielli, fermandosi a un paio di passi di distanza dallo Sforza.

A parte loro, nel salone, c'erano solo due dei segretari della Tigre. Il primo, Antonio Baldraccani, era ben noto ai membri del Consiglio Cittadino, mentre il secondo, fresco di nomina, era Vangelista Monsignani. Entrambi si erano messi in disparte, in un angolo d'ombra, come se non volessero farsi notare, ma tutti e due avevano ricevuto il compito di ascoltare con attenzione e riferire, poi, le loro impressioni sulle reazioni silenziose degli interlocutori dello Sforza.

Alessandro annuì e poi, guardando volutamente solo il Capo dei Magistrati e non anche i forlivesi che aveva portato con sé, spiegò: "La Contessa vuole che la città apra senza ambiguità il suo sentimento, cioè se pensano le Signorie loro di far resistenza al Duca e all'esercito che sta arrivando, non permettendogli l'ingresso in Forlì, oppure per il contrario."

Nicolò sollevò le sopracciglia, per invogliare il fratello della Leonessa a spiegarsi meglio, non tanto a suo vantaggio, quanto nella speranza di convincere i nobili che aveva alle sue spalle.

"Oppure, al contrario – specificò allora il milanese, capendo quel sottinteso – se hanno intendimento, per parlare con schiettezza, di essere altrettanti imolesi."

Quella che suonava come un'accusa di voler tradire la patria non cadde nel vuoto. Gli uomini che avevano accompagnato Tornielli avevano iniziato a scambiarsi occhiate fugaci e allarmate, tutte volte a chiedersi l'un l'altro se quel loro tergiversare nello schierarsi apertamente fosse stato interpretato dalla loro signora come un primo campanello d'allarme di un loro eventuale voltafaccia.

In tal caso, finché non fossero arrivati i francesi, sarebbe stato dalla Contessa che si sarebbero dovuto guardare.

"Questo – continuò Alessandro, osservando con analitica attenzione la silenziosa agitazione del suo piccolo pubblico – la Signoria di Madama brama sapere con sincera precisione, in quanto se delibererete di stare fermi con lei, lei provvederà alle armi, alle artiglierie, e darebbe anche un grosso corpo di truppe agguerrite e comandante da buoni capi."

Ancora una volta tra i nobili si sparse un'inquietudine tangibile, volta all'attesa della seconda parte di quel discorso, per sapere cosa ne sarebbe stato di tutti loro, nel caso si fossero rifiutati di mettersi contro al re di Francia.

"All'opposto – riprese subito, per non dare troppo spazio ai forlivesi per pensare, sperando di far leva sulla paura – se rivolgerete l'animo a cedere spontaneamente al nemico, senza cimentarvi neppure un minimo, allora Madonna si terrà per sé quei sussidi in rocca, né farà richieste di grazia per voi, visto che, al meglio, si vedrebbe da voi ingannata."

Tornielli, capendo che i forlivesi che aveva con sé erano sul punto di iniziare a vociare tra loro, rischiando qualche incidente diplomatico che, probabilmente, la Tigre non avrebbe perdonato, date le circostanze, si affrettò a congedarsi: "Tutta la città può dirsi molto incline a seguire la Signoria di Madama." disse, con la bocca secca: "Radunerò un Consiglio per accertare la risposta a queste domande."

"Vi ringrazio e mi auguro che entro domani abbiate una risposta." concluse allora lo Sforza, indicando la porta con la mano stesa.

Il Capo dei Magistrati fece un breve inchino e poi, tentato di aggiungere qualcosa, scosse appena il capo e se ne andò, seguito dal codazzo di nobili che avevano voluto assistere di persona a quell'incontro.

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (Parte IV)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora