Gian Giacomo da Trivulzio era molto più nervoso di quanto non volesse essere. Il suo governo, a Milano, si stava dimostrando estremamente più insidioso di quel che aveva pensato all'inizio, e, per quanto capisse che la sua non era incapacità, ma solo una difficoltà oggettiva, che avrebbe avuto chiunque, si sentiva uno straccio.
Era alla piazza del macello da quasi due ore e ancora non era riuscito a cavar nulla. Avrebbe almeno voluto avere Troilo al suo fianco, ma l'uomo, giustamente, era rimasto al palazzo di Porta Giovia per ultimare gli ultimi preparativi per il loro viaggio a Piacenza. Avevano ricevuto ordine di recarsi là il prima possibile per imporre anche in Emilia le nuove tasse decise dal re di Francia. Ci sarebbe di certo voluto almeno un giorno intero di viaggio, ma era una cosa che secondo Luigi XII andava fatta prima che la Romagna cadesse in mano loro, in modo da rafforzare il giogo sull'intera regione.
'Come farò a farmi rispettare dai piacentini – si stava però chiedendo Gian Giacomo – se non riesco a farmi ascoltare nemmeno dai milanesi, con cui condivido i natali?'.
Tirando appena le redini del suo cavallo, l'uomo guardò ancora una volta la folla che si agitava davanti a lui e poi, deciso a rompere gli indugi una volta per tutte e ristabilire l'ordine, smontò di sella e sguainò la spada.
"Voi due!" gridò, indicando i due macellai che avevano sobillato tutti gli altri.
Sentendosi chiamati in causa, i due uomini si guardarono, un po' spaventati, e, per la prima volta quella mattina, si videro abbandonare dal resto dei presenti.
Vista la spada che luccicava sotto il sole cupo di fine novembre, quelli che si erano accalcati attorno al Trivulzio sembravano aver fatto tutti assieme un subitaneo passo indietro. Solo i due macellai erano rimasti là dov'erano, finendo a trovarsi alla completa mercé del Governatore di Milano.
"Voi vi siete rifiutati di pagare i giusti dazi che il vostro re ha imposto, e dunque dovete pagare con il sangue la grave offesa che avete arrecato a Sua Maestà Luigi!" decretò, forse troppo frettolosamente, Gian Giacomo.
La verità era che aveva freddo, gli faceva male la schiena e al solo pensiero di dover partire presto per Piacenza, sentiva montare anche la nausea. Non aveva alcuna intenzione di perdere tempo con due zoticoni che si credevano capaci di guidare una rivoluzione. E, allora stesso tempo, non aveva alcuna voglia di farsi mettere in discussione al punto da dover istruire un processo per poterli punire.
Quando si trovò sufficientemente vicino ai due macellai, sollevò la spada, senza dire più nulla e, con un colpo che di norma usava solo in battaglia, decapitò in un soffio il primo e poi trapassò il secondo nel centro del ventre, avendo ben cura di rigirare la lama abbastanza a fondo da ucciderlo immediatamente.
Il sangue che era schizzato dal collo reciso dell'uno e quello che era sgorgato copioso e lento come un'onda inesorabile, dall'addome dell'altro, fecero allontanare ancora di più quelli che erano accorsi in piazza, credendo di poter davvero rovesciare il governo dei francesi.
"Quante storie per un po' di sangue..." borbottò Gian Giacomo, sentendo qualcuno gridare e un paio di donne piangere: "In fondo siamo davanti a un macello. Vi credevo meno delicati, signori..."
E poi, fecendo un cenno ai suoi, affinché recuperassero i corpi per impedire alla folla di farne dei simboli, rimontò in sella e si pulì vistosamente la spada con il mantello.
"D'ora in avanti – gridò, alzando la voce più che si poteva, per far sì che nessuno potesse dire di non averlo sentito – chiunque contravverrà la legge, dovrà vedersela con me! I processi non si addicono ai traditori!"
Quella mattina, e anche per buona parte del pomeriggio, malgrado la nebbia fitta e fredda, Caterina era stata tutto il tempo ad addestrarsi assieme ai soldati.
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Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (Parte IV)
Fiction Historique(Troverete le prime tre parti sul mio profilo!) Caterina Sforza nacque nel 1463, figlia illegittima del Duca di Milano e di una delle sue amanti, Lucrezia Landriani. Dopo un'infanzia abbastanza serena trascorsa quasi per intero tra le mura del...