Quando sentì lo scatto della porta, Caterina, che per ingannare l'attesa si era seduta sul letto, si alzò all'istante.
Giovanni da Casale era da solo, aveva aperto l'uscio senza annunciarsi, come qualcuno che torna in casa propria dopo essere stato via appena cinque minuti, e poi l'aveva richiuso immediatamente, quasi a voler lasciar fuori da quella stanza il resto del mondo.
Aveva la barba un po' lunga, segno, pensò subito la Sforza, mentre gli andava incontro senza esitazione, di qualche giorno di trascuratezza. Però lo luce dei suoi occhi e il nero dei suoi folti capelli erano gli stessi che si ricordava lei.
Mentre lo baciava, prima ancora di riuscire a dirgli una parola, fece correre le mani sulle sue braccia forti e poi sulla schiena e sul petto. Le sembrava che, se non avesse fatto a quel modo, non sarebbe riuscita a riconoscerlo appieno.
Di contro anche Pirovano si era messo subito a indagarla, affamato per la lunga separazione, distrutto, dopo quella missione di cui aveva capito poco e da cui aveva ottenuto anche meno, e accecato dal desiderio, che era rimasto frustrato per settimane, nell'attesa di riavere la donna che amava.
La Tigre sentiva la voglia dell'uomo che aveva davanti, l'esuberanza della sua età, il calore del suo corpo che la chiamava e, come se fosse la cosa più naturale del mondo, tutti i suoi propositi, tutte le sue domande, sparirono nel nulla e si lasciò guidare dal suo istinto.
Giovanni da Casale, già annebbiato per il lungo viaggio e per lo stordimento di ritrovarsela finalmente tra le braccia, bellissima, assetata e vorace come la ricordava, intese bene la sua resa e non perse altro tempo.
La Contessa continuava a baciargli le labbra, a mordergli il lobo dell'orecchio e poi a scendere lungo la gola, sentendo quel sapore un po' salato e aspro che le raccontava di una giornata passata a cavalcare sotto il sole, spronando di continuo il cavallo per arrivare presto da lei.
Vedeva come gli abiti di lui fossero impolverati e come il suo viso fosse ancora un po' arrossato e anelante una bacinella d'acqua fresca per ristorarsi. Ma non le importava.
Mentre Pirovano le metteva con decisioni le mani sui fianchi, spingendola verso il letto, lei iniziò a slacciargli le brache. Per agevolarla, Giovanni sollevò un momento le braccia e così, in un sol colpo, lei gli tolse il camicione e il giustacuore leggero.
"Non ne potevo più..." soffiò lui, lasciando cadere in terra i propri vestiti e facendo sdraiare la Leonessa, iniziando a sollevarle le gonne e a cercarla.
"Nemmeno io..." sussurrò lei, intendendo, però, qualcosa di un po' diverso.
Era vero, aveva voglia di risentirlo sopra di sé, si amarlo fino allo sfinimento, ma soprattutto non ne poteva più di saltare da un uomo all'altro per riuscire a calmarsi. Voleva disperatamente tornare a essere un'amante fedele. Era difficile, ma con lui vicino, poteva riuscirci.
Da quel punto in poi, spense la mente. Si lasciò trasportare dal milanese che, reso più intraprendente del solito probabilmente dall'attesa, si dimostrò all'altezza della situazione, facendola sentire lontana da tutto, estranea ai problemi della sua vita, immersa in un completo benessere.
Quando finalmente placarono entrambi la propria furia, Caterina si coprì un po' con il lenzuolo, benché non facesse affatto freddo. Il letto era sfatto e uno dei cuscini era finito a terra. Se non fosse stato che sapeva di aver ancora mille cose da fare, la donna si sarebbe abbandonata a un sonno ristoratore, che di certo, almeno quella volta, sarebbe arrivato facilmente e sarebbe stato privo di incubi e senza risvegli bruschi.
Ma non poteva, e così cercò di restare sveglia. Si voltò sul fianco e guardò Pirovano che, al contrario di lei, non pensava nemmeno minimamente di coprirsi, restando nudo davanti a lei, come se volesse indurla a guardalo.
STAI LEGGENDO
Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (Parte IV)
أدب تاريخي(Troverete le prime tre parti sul mio profilo!) Caterina Sforza nacque nel 1463, figlia illegittima del Duca di Milano e di una delle sue amanti, Lucrezia Landriani. Dopo un'infanzia abbastanza serena trascorsa quasi per intero tra le mura del...