Bianca era sveglia da almeno un'ora. Ascoltava assorta il respiro del ragazzo che dormiva accanto a lei e, intanto, tentava di ricordare il più possibile quello che era successo quella notte, cercando di rimettere in ordine la piacevole confusione che le agitava ancora l'anima.
Dopo la sua iniziale spavalderia, la Riario aveva avuto un momento di incertezza. Si era chiesta se stesse facendo la cosa giusta e se il rischio che stava correndo fosse commisurato a ciò che avrebbe ottenuto. Mentre si perdeva in questi pensieri, il soldato le aveva preso le mani con le sue e le aveva baciate.
Si era fatto serio e poi le aveva sussurrato: "Queste non sono mani da signora..."
La ragazza, abbassando lo sguardo, aveva intravisto le screpolature che si era guadagnata aiutando le cuoche, e anche un taglietto che si era fatta giusto quella mattina, mentre tagliava le verdure.
"Mi sono tagliata in cucina..." aveva detto, a mo' di scusa, cercando di ritrarre le mani.
Il giovane le aveva tenute più saldamente e aveva commentato: "Questo è uno dei motivi per cui mi piaci così tanto..." e, con una risata, era riuscito a stemperare in un colpo tutta la tensione del momento.
Da quel punto in poi, per Bianca era stato tutto semplice. Aveva sentito volentieri il suo peso addosso, l'odore della sua pelle, la sua presenza ingombrante e il suo respiro sul collo. L'ansia e la paura di farsi male erano sparite in fretta, man mano che prendeva confidenza con quello che stava succedendo, acquistando una nuova sicurezza.
Aveva seguito il corso degli eventi, senza temere di sentirsi sporca o volgare per quello che stava facendo. Si era presa il suo tempo, senza fretta, assecondata da un ragazzo che pendeva dalle sue labbra e faceva tutto quello che lei gli chiedeva.
E poi, quando non avevano avuto più fiato da dare alla passione, si erano acquietati entrambi, stanchi e con il suore che ancora galoppava, e lei, nel giro di pochi minuti, si era assopita, cullata dalle braccia del suo amante.
La Riario fece un sospiro, continuando a fissare il giovane che riposava accanto a lei. A breve sarebbe sorto il sole. Non voleva che qualcuno lo trovasse lì. Avrebbe voluto svegliarlo, ma le piaceva guardare il suo corpo mentre era così rilassato e immerso in chissà quali sogni.
Aveva già pensato di chiedere alla sua amica, la stessa con cui aveva passato ore a guardare di nascosto i soldati che facevano il bagno, di pensare lei a riordinarle il letto, per evitare chiacchiere.
Con un sospiro lento, mentre nella sua mente riaffiorava un'immagine vivida di se stessa che si aggrappava alla schiena del giovane che le stava vicino, Bianca si trovò a capire un po' meglio sua madre. Non approvava il suo comportamento spesso eccessivo, specie in certi momenti della sua vita, ma cominciava a comprendere di più le sue ragioni. In un certo senso, quella notte le era servita soprattutto per giudicare la Tigre in modo meno severo.
Con un mezzo sbadiglio, il ragazzo si svegliò da solo mentre la Riario ancora lo stava fissando.
Le sorrise, tranquillo, e allungò le braccia verso di lei, per stringerla a sé. La giovane non si negò, apprezzando ancora il calore del suo corpo, e, anzi, le sembrò ancora più gradevole, come se, tolte le paure che l'avevano attanagliata fino alla sera prima, quel gesto fosse il più naturale del mondo.
"Te l'avevo detto – sussurrò lui, con la voce arrochita dal sonno, stringendo un po' gli occhi – che alla fine avrei visto l'alba stando coricato su questo letto abbracciato a te."
Il sole stava davvero sorgendo e Bianca si sentì cogliere da un improvviso panico. Nell'arco di poche ore avrebbe dovuto lasciare quella rocca, che per lei era stata una vera casa, e avrebbe dovuto dire addio per sempre a sua madre. Sarebbe stato difficile, non solo lasciarsi tutto alle spalle, ma anche il viaggio e l'arrivo a Firenze...
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Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (Parte IV)
Historical Fiction(Troverete le prime tre parti sul mio profilo!) Caterina Sforza nacque nel 1463, figlia illegittima del Duca di Milano e di una delle sue amanti, Lucrezia Landriani. Dopo un'infanzia abbastanza serena trascorsa quasi per intero tra le mura del...