C620: Exigitis rem magis iucundam mihi quam facilem.

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"Ho detto che intendo controllare di nuovo i lavori a Porta Bologna e..." la voce di Ottaviano era acuta e rasentava l'isterismo.

Il Governatore Corradini, che aveva cercato di convincerlo a prepararsi per rientrare a Forlì, agitò le mani, per farlo tacere: "Avete già controllato i lavori alle porte per cinque volte! Le murature sono quasi ultimate, non c'è bisogno che andiate di nuovo a vedere!"

"E allora controllerò ancora le migliorie che Naldi sta facendo alla rocca..." provò il Riario, aggrappandosi disperatamente a tutto ciò che poteva ritardare la sua partenza.

"Perché avete così paura di tornare a Forlì?" chiese a quel punto il Governatore, stringendosi un po' nelle spalle, mentre fuori dalla finestra la pioggia cadeva pesante e gelida.

Il figlio della Tigre deglutì. Avrebbe voluto poter dire a qualcuno come si sentiva, ma non era semplice nemmeno per lui capirlo. Innanzi tutto temeva che sua madre non fosse ancora rientrata, e, di conseguenza, che per qualche motivo gli toccasse occuparsi degli affari di Stato, perché era logico pensare che suo fratello, ancora così giovane e inesperto della vita, fosse in seria difficoltà.

Se, in caso contrario, sua madre fosse già rientrata, aveva paura del suo giudizio riguardo la scarsa capacità che aveva dimostrato nell'esporre i suoi ordini. La questione ancora pendente dello scambio di concessioni – far tornare i fuoriusciti, piuttosto che non reintrodurre certe tasse – di certo non sarebbe stata digerita bene dalla Contessa.

"Ho detto che voglio ricontrollare ancora i lavori, non che ho paura di tornare a casa." fece il Riario, sforzandosi di apparire sicuro di sé: "Sta arrivando una guerra e... E dobbiamo essere certi che sia tutto a posto."

Corradini, abbandonandosi contro lo schienale della poltrona che un tempo era stata anche di Tommaso Feo, sospirò e borbottò: "Se ci tenete così tanto a stare sotto la pioggia a guardare dei manovali mettere in posa una pietra dopo l'altra, fate pure..."

Ottaviano si morse le labbra e poi, rabbrividendo all'idea di passare un'altra giornata all'aperto e preda delle intemperie, mentì: "Non desidero altro." e poi, desideroso di sottrarsi allo sguardo di pena che l'uomo gli stava dedicando, lasciò la stanza e uscì dal palazzo del Governatore, maledicendo la sorte malevola che aveva voluto farlo nascere figlio di un Conte e di una Tigre.

Caterina stringeva gli occhi sotto la pioggia. La sera era scesa su di lei da qualche ora e ormai era notte fonda, ma aveva deciso di non fermarsi più.

Aveva cominciato a riconoscere meglio i villaggi e le campagne che attraversava e sapeva di essere ormai all'interno del suo Stato. Voleva solo arrivare alla rocca il prima possibile. Era stanca, abbattuta e infreddolita. Gli abiti che portava addosso erano così fradici di pioggia da darle l'impressione che l'umidità di quella lunga giornata le arrivasse fin nelle ossa.

Il suo stallone nero avanzava ancora abbastanza spedito, ma la donna cominciava a temere per la sua salute. L'aveva scelto come compagno di viaggio senza pensarci un secondo, ma forse non avrebbe dovuto mettere così a repentaglio la vita dell'animale che le era più caro.

Di quando in quando gli dava qualche colpetto nel collo, dicendogli qualche parola di incoraggiamento nell'orecchio e lui, a volte con un breve nitrito, a volte accelerando il passo, sembrava quasi capire perfettamente ciò che gli veniva sussurrato, anzi, era come se si sentisse orgoglioso dell'affetto che la sua padrona gli accordava.

Durante quel viaggio solitario, la Leonessa aveva avuto modo di riflettere su quanto successo a Firenze e aveva già preso delle decisioni drastiche, ma che riteneva indispensabili. Capire di essere davvero sola contro i francesi, paradossalmente, le stava dando una forza che fino a quel momento le era mancata. Ormai non si trattava più di giocare sul filo del rasoio, ma di colpire con tutta la forza di cui si era capaci, e così avrebbe fatto.

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (Parte IV)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora