Le lettera destinata a Fortunati aspettava, già chiusa, su un angolo della scrivania, illuminata dalla luce un po' grigiastra del mattina di quel 25 settembre.
La Sforza aveva preferito dedicarsi alla corrispondenza a quell'ora, per lei abbastanza insolita, per togliersi il pensiero. Non sapeva di preciso come sarebbero andati gli impegni della giornata, e quindi doveva scansare come poteva tutto ciò che in quel momento le pareva secondario.
Al piovano di Cascina aveva parlato ancora anche della tutela di Giovannino, precisando che aveva dato ordine a Strozzi di dare quanto dovuto anche al notaio che si era occupato di tutta la questione, in modo da ingraziarselo, per quando possibile.
Aveva quindi dato ordine a Pirovano di andare alla cittadella per un'ispezione, mentre lei si era chiusa in camera, lasciando un momento da parte tutto il resto – perfino il suo figlio più piccolo, che pure la reclamava con insistenza – e si era messa alla scrivania.
Così, dopo la doverosa missiva per Francesco, Caterina era passata a una lettera di altro tono, destinata alla badessa delle Murate.
Sia tramite i messaggi di Fortunati, sia tramite la viva voce di Marulli, che si era messo in contatto con quelle suore per suo ordine, la Contessa stava cercando di mantenere vivo il rapporto, in modo tale da poter essere abbastanza certa della loro fedeltà, nel momento del bisogno.
Quella volta, la sua era una risposta a un generoso dono da parte del convento – in realtà una sorta di messaggio cifrato, con cui le monache fiorentine ribadivano la loro buona disposizione nei suoi confronti – ed era quindi un ottimo pretesto per sottolineare la sua gratitudine per quello che le religiose si stavano offrendo di fare per lei.
'Veneranda Mater.' scrisse, cercando al meglio le parole per rivolgersi alla badessa, che, pur essendo per lei una sconosciuta, le sembrava quasi l'unica amica possibile per lei, in un mondo fatto di uomini: 'Ho con summo piacere lecte le lectere vostre vedendo che non ve siate domenticata de me: et che ne le oratione vostre ne faciate di continuo qualche commemoratione: il che tanto me è grato quanto alcunaltra cosa havesse potuto intendere.'.
La Tigre rilesse un attimo ciò che aveva appena messo nero su bianco. Voleva essere un'affermazione di prassi, un ringraziamento gentile, ma formale, e invece si rese conto che per lei quelle parole erano realmente sentite.
Di rado aveva tempo e modo di soffermarsi a pensare a sé stessa, alla sorte della sua anima, alle colpe che l'avevano macchiata per sempre. Sapere che un gruppo di monache la ricordava nelle sue preghiere era di un conforto insperato.
Così decise di aggiungere anche, per far capire quanto davvero fosse commossa e felice per quell'impegno: 'Priegove siate contenta cum tutto quello sacro Collagio in tutte le oratione vostre fare de mi qualche ricordo acioche Idio fra tante agitazione del mondo ne habia a difensare et adrizare al camino più salutifero.'.
Con un sospiro pesante, la donna si abbandonò allo schienale della sedia. Guardò un momento verso la finestra. Non pioveva, ma quella notte non aveva smesso solo un istante. L'odore di umido che arrivava da fuori, malgrado i vetri chiusi, la impregnava come un incenso.
I casi di peste erano già diminuiti, e isolando i pochi malati rimasti, sperava di poter chiudere quell'epidemia con appena un centinaio di morti all'attivo. Erano quasi tutti anziani o indigenti e, anche se avrebbe preferito non pensarla così, si diceva che erano una perdita accettabile, e che l'importante era che l'esercito non fosse stato quasi intaccato dal morbo.
Intingendo ancora una volta la punta della penna nell'inchiostro, la Leonessa decise di ricordare anche il dono giunto appena quel giorno da Firenze: 'Le Pome Granate et altri fructi dell'orto vostro ne sonno state gratissime per multi respecti.'. Le scappò da sorridere al pensiero che gran parte di quello che era arrivato nel grosso cesto portato a dorso di mulo era già stato divorato da Sforzino a colazione.
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Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (Parte IV)
Historical Fiction(Troverete le prime tre parti sul mio profilo!) Caterina Sforza nacque nel 1463, figlia illegittima del Duca di Milano e di una delle sue amanti, Lucrezia Landriani. Dopo un'infanzia abbastanza serena trascorsa quasi per intero tra le mura del...