Capitolo 481: Tu moenia magnis magna para.

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"Sì, manderà anche Teodoli e Ambrone, su questo non ho dubbi." stava dicendo uno dei clienti del Novacula a un altro, che ancora attendeva il suo turno per sbarbarsi.

"Ma diteci, Bernardi – fece l'altro, guardando il barbiere – è vero che a Milano ci andrà anche Pino Numai, il figlio di Luffo?"

"Così dicono." fece Andrea, circospetto, cercando di non lasciare intendere quanto poco sapesse.

Aveva inteso, tramite qualche chiacchiera a mezza bocca, che il giorno prima alla rocca dovesse essere successo qualcosa di grosso. C'era stata una riunione straordinaria a cui erano stati chiamati a partecipare quasi tutti gli uomini della cerchia di collaboratori e Consiglieri più vicini alla Contessa, e dopo quell'incontro pareva che fossero cambiati alcuni equilibri.

Però, e il Novacula di questo non si dava pace, lui sapeva davvero pochissimi dettagli e anche del viaggio a Milano di Cesare Riario sapeva solo lo stretto indispensabile.

"Certo che ci andrà." a parlare era stato il Capitano Golfarelli entrando nella barberia: "E non potrebbe non andarci, non dopo ieri, almeno."

Bernardi ribolliva dalla voglia di sapere, ma soffriva troppo nel vedere gli sguardi divertiti dei forlivesi, quando faceva domande in merito alla condotta della Sforza. Si era ammantato per troppi anni dell'orgoglio che derivava dal suo potersi definire 'amico della Tigre', e ora, quando la gente si accorgeva che il barbiere-storico non era più così al corrente della vita alla rocca, ognuno pareva sentirsi nel diritto di dileggiarlo.

Leone Cobelli, che aveva anche rischiato la vita, sparlando della Leonessa, ormai pareva l'unico a essere sempre al passo coi pettegolezzi. Era odioso. Stava tornando a vantarsi quasi quanto aveva fatto qualche decennio addietro, quando, ancora giovane, era finito per puro caso sotto l'ala di papa Paolo II, che si era messo in testa di fare di lui un grande artista. Se non altro, si consolava Bernardi, quel papa aveva tirato le cuoia molto prima che quel testone di Cobelli riuscisse a combinare qualcosa di buono, altrimenti avrebbe finito per riempirsi di vanagloria fino a scoppiare.

"Il Capitano ha ragione." convenne quindi Andrea, con un sorriso abbastanza credibile, mentre passava lo straccio sul mento ormai liscio del suo cliente.

Sbarbato anche il secondo, sommerso da chiacchiere inutili sul tempo – si prevedeva un inverno ancora lungo e un'estate dal caldo infernale – e ancora impaziente di sapere di più, quando rimase da solo con Golfarelli, il Novacula non riuscì più a trattenersi.

Mentre cominciava a rifare il filo al rasoio, nell'attesa che il suo cliente si sedesse al posto giusto, Bernardi chiese, a voce molto bassa, come se fosse in imbarazzo a mostrarsi tanto disinformato: "Io in realtà non so cosa sia successo di preciso, ieri, alla rocca. Se poteste dirmelo voi, vi sbarberei per tutto il mese senza volere in cambio una moneta."

Il Capitano parve pensarci su a lungo, mentre gli occhi un po' incavati scrutavano la figura del barbiere. In tutta onestà, era sempre stato convinto che quell'uomo, più di chiunque altro a Forlì, conoscesse i veri segreti della Contessa. Evidentemente le voci che giravano erano un tantino esagerate.

"Ci ha radunati tutti a Ravaldino." spiegò Golfarelli, con un soffio, nel ricordare la tensione che anche lui aveva provato il giorno prima: "E poi, dopo aver chiesto come mai nessuno la stesse mettendo a parte degli spostamenti di Dionigi Naldi, si è lasciata andare ad almeno mezz'ora di bestemmie e improperi di ogni tipo."

Il Novacula, soprappensiero, continuava a rifare il filo al rasoio, mentre il suo cliente stringeva un po' gli occhi, come se ripensare a quella fila di imprecazioni gli desse ancora una brutta sensazione.

"Vi giuro che la metà delle cose che ha detto non so nemmeno che significhino." proseguì, dopo un istante, schiarendosi la voce: "Fatto sta che subito dopo ha dato ordine a tutti di riferirle immediatamente qualsiasi novità dal fronte e non solo. Ha annunciato che si costruirà una cittadella fortificata attorno al Paradiso. Vuole che i lavori siano finiti entro l'anno, anzi, in realtà ha detto entro metà anno, anche se ritengo questa tempistica un'utopia. E poi ha elencato gli uomini che dovranno scortare suo figlio Cesare a Milano."

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (Parte IV)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora