C528:...e mordevano le persone e facevano male e enfiava dove mordevano.

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"Che cos'ha fatto?" chiese il Moro, guardando il suo cancelliere quasi fosse stato il responsabile di tutta quella confusione.

"Ha fatto demolire un borgo e dei castelli che riteneva inutili e ha cominciato i lavori di costruzione di alcuni bastioni..." spiegò Calco, che teneva ancora tra le mani il resoconto dei febbrili impegni di Galeazzo Sanseverino: "Sembra che... Insomma, sembra che voglia investire del denaro e dopo la rassegna fatta alle sue truppe a Novara, ha cominciato a..."

"Mandate un ordine a Sanseverino dicendogli chiaramente che deve piantarla lì subito." disse Ludovico, scuotendo il capo e picchiando un pugno contro la scrivania: "La Francia sta per invaderci e lui si mette a giocare con i suoi castelli? Riorganizzi l'esercito! I soldi glieli ho dati per quello!"

Il cancelliere annuì, e prese nota, anche se non sapeva quanto il condottiero sarebbe stato remissivo alle indicazioni del Duca.

"Ecco, mio signore, forse sarebbe opportuno cercare di riportare dalla nostra parte anche Fracassa..." provò a dire: "I Sanseverino tendono a essere più mansueti, se si riesce a condurli almeno due per volta."

"Ma Fracassa non è stato ferito mentre era a fare un torneo a Ferrara?" domandò lo Sforza, accigliandosi, come se la cosa lo interessasse solo relativamente.

"No, era tra il pubblico..." lo corresse Calco: "Ma comunque sembra si sia già rimesso e si stia mettendo in viaggio."

"Ecco, se è in viaggio, io come lo trovo?" allargò le braccia il Moro, quasi quella domanda retorica giustificasse appieno la sua indolenza.

"Pare stia andando a Forlì, per alcuni suoi affari." rivelò il cancelliere, osservando insinuante il suo signore.

Ludovico, però, non riusciva a collegare quell'informazione a tutto il resto e così, perdendo la pazienza, si alzò dalla sedia e sbottò: "E allora? Perché dovrebbe interessarmi?"

Bartolomeo chiuse un momento gli occhi. Non voleva far notare al Duca la sua ottusità, tanto meno in un momento così delicato. Lo conosceva troppo bene, per non sapere che se l'avesse preso di petto, Ludovico avrebbe detto di no a tutto, a prescindere, senza nemmeno ragionarci un istante.

Così fece appello a tutta la sua pazienza e spiegò: "Stiamo cercando una scusa per mandare Giovanni da Casale a Forlì, giusto? Ebbene, per riavvicinare Fracassa a Milano, dovreste cominciare a riavvicinare Fracassa a vostra nipote Caterina. Usando Giovanni da Casale come intermediario."

"Pirovano capirà che è una scusa." tagliò corto lo Sforza, anche se l'idea non gli pareva affatto malvagia: "Capirà che lo sto solo mandando da mia nipote perché me l'ha chiesto lei e non perché l'ho deciso io."

"Giampaolo Manfrone è andato a Venezia a smentire le voci che lo volevano al vostro servizio per la guerra che verrà." fece a voce bassa Calco: "Ha avuto paura della reazione del Doge, nel crederlo un traditore. Potete permettervi davvero di perdere anche i Sanseverino? E Giovanni da Casale? E vostra nipote? Pensateci bene, mio signore. È la Francia di cui stiamo parlando, non un branco di contadini che protesta per il prezzo del grano. La Francia. La Francia e il figlio del papa. Vedete voi che volete fare."

Ludovico lo fissò per qualche istante in cagnesco e poi, rendendosi conto che il suo cancelliere sapeva essere molto più lucido di lui, concesse: "Ne parlerò anche con Ermes. Comunque... Scrivete a Orfeo. Mi deve tenere al corrente... Voglio sapere quando Fracassa arriverà a Forlì, così da potere, eventualmente, spiccare l'ordine per Pirovano."

"Come desiderate, mio signore." sorrise Calco, sicuro di aver convinto il Duca a fare la cosa migliore per tutti.

Il corteo che avrebbe scortato fino a Roma Cesare Riario era già quasi pronto, ma il giovane ancora non era uscito da Ravaldino.

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (Parte IV)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora