Ottaviano Manfredi non riusciva a prendere sonno. Avrebbe tanto voluto farlo, perché quella era l'ultima notte che passava a Forlì: sarebbe partito a giorno fatto e non sapeva quando sarebbe riuscito a tornare.
Caterina dormiva accanto a lui, stretta al suo petto, come se si stesse aggrappando a uno scoglio per non farsi portare via dalla corrente. Stava facendo qualcuno dei suoi incubi, era facile da capirlo per come borbottava di quando in quando e per come le sue mani e le sue braccia a tratti si muovevano, mimando, forse, una lotta.
Il faentino non era infastidito da quell'agitazione. Era solo felice che la sua donna l'avesse accettato, in quelle ultime notte, senza scacciarlo, dimostrando, finalmente, di fidarsi di lui.
Però, più cercava di assopirsi – anche in vista del viaggio che l'attendeva – più si sentiva mancare la terra sotto ai piedi. Sapeva che era necessario, per lui, andare a Firenze, ma all'improvviso era come se la paura sommersa di qualcosa lo stesse cercando di convincere a non partire.
Con un sospiro pesante, mentre la Sforza soffiava qualcosa che assomigliava a 'Giacomo', seguito a breve distanza da un chiaro 'Ludovico Marcobelli', Ottaviano si mise a fissare il soffitto che, con quel buio, pareva un abisso. Si fece venire addirittura le vertigini, mettendosi a ragionare su concetti astratti, che l'avevano sempre affascinato e spaventato in egual misura, quali la vita, la morte, l'eternità e la compiutezza del tempo. In una sorta di soliloquio antitetico, la sua mente lo stava portando in ambiti che lo atterrivano e così, appena si rese conto che il suo cuore batteva troppo in fretta, cercò di pensare ad altro.
Sistemandosi un po' meglio sul cuscino, la pelle rovente della sua amante che lo scaldava, fece un ripasso silenzioso di ciò che era già stato preparato per il viaggio e di ciò che ancora andava messo a punto.
Sarebbe partito con un totale di sei cavalli al seguito e Fortunati. Non aveva molti bagagli, di per sé, ma aveva dovuto pensare anche al trasporto di quelli del piovano. Anche se Francesco era stato vago, quando Manfredi aveva visto la mole di roba che aveva deciso di portarsi appresso, trattandosi soprattutto di carte e documenti, aveva capito che il religioso andava a Firenze non solo per accompagnare lui, ma anche per altri affari. Probabilmente era stata la stessa Caterina a dargli degli incarichi da portare a termine, quasi per certo riguardanti la travagliata eredità del defunto Giovanni Medici.
I sessanta ducati d'oro che Luffo Numai gli aveva consegnato quel giorno erano già andati quasi tutti tra il pagare i cavalli e i rispettivi conducenti e saldare qualche piccolo debito lasciato in giro.
Dovevano ancora decidere di preciso che via seguire, perché Manfredi non ci teneva, a passare da Castrocaro, anche se sia Fortunati sia il loro piccolo seguito, sembravano decisi a preferire quella strada, perché più diretta e, almeno in teoria, più sicura dei boschi.
Il faentino chiuse gli occhi per qualche istante, sperando così di riuscire ad addormentarsi, ma gli si ripropose la scena di quel pomeriggio, quando Ottaviano Riario aveva cercato di convincerlo ad accettare la sua scorta.
"Se non vuoi gli uomini di mia madre – gli aveva detto, guardando altrove, quasi vergognandosi per quella proposta così accorata – accetta quelli che pagherò di mia tasca. È tutto un pericolo, là fuori, dai retta a me. Non ti chiedo nulla in cambio, voglio solo che non ti capiti niente di male."
Manfredi aveva rifiutato e lo sguardo che l'amico gli aveva dedicato era stato terribile: un misto tra l'indignato e il deluso.
Senza provare più a convincerlo, il forlivese gli aveva voltato le spalle, e, andandosene, l'aveva messo in guardia: "Fai come vuoi, ma sappi che se ti succederà qualcosa, lei non te lo perdonerà mai."
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Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (Parte IV)
Historical Fiction(Troverete le prime tre parti sul mio profilo!) Caterina Sforza nacque nel 1463, figlia illegittima del Duca di Milano e di una delle sue amanti, Lucrezia Landriani. Dopo un'infanzia abbastanza serena trascorsa quasi per intero tra le mura del...