Capitolo 458: Com'è piacevole l'uomo, quando è uomo...

163 23 0
                                    

"Stai lontana da quella camera – aveva intimato Caterina alle figlia, quando l'aveva vista andare verso la stanza di Giovan Francesco Sanseverino per portargli una brocca di vino, come da lui richiesto – quell'uomo non è una persona affidabile."

"Madre..." aveva provato a ribattere Bianca: "Messer Sanseverino si regge a mala pena in piedi, non credo che possa essere un pericolo, per me."

"Tu fai quello che ti dico e basta." aveva decretato la Tigre, senza ammettere repliche: "Già si chiacchiera sul tuo conto per colpa mia, se ti sapessero chiusa in una stanza da sola con un uomo che ha persino espresso il desiderio di sposarti..."

Quella rivelazione aveva torto lo stomaco della Riario a tal punto che lei per prima aveva ceduto la brocca alla prima serva di passaggio e aveva assicurato che non avrebbe mai più cercato di avvicinare Giovan Francesco, se non per obbligo.

Da quel momento in poi la ragazza si era ben guardata anche solo di avvicinarsi a quell'ala della rocca e aveva preferito restare il più possibile nelle cucine o nella sala delle letture.

Il clima rigido le rendeva penoso l'uscire, anche solo in cortile, e così si stava dedicando a passatempi prettamente casalinghi, come il badare al fratello Giovannino, il cucinare e il cucire.

Vedeva attorno a sé tutti quanti pensare solo alla guerra – sua madre per prima – ma lei riusciva a estraniarsene abbastanza bene. Sapeva che crescere in una rocca abitata quasi solo da soldati e da servitù non era l'ideale, per una giovane della sua estrazione sociale, ma doveva confessare che le piaceva la libertà che quella vita le stava dando.

C'erano dei pericoli, quello era vero, e dei momenti difficili, ma di contro poteva godere di un'ampiezza di movimento che la maggior parte delle sue coetanee di uguale nobiltà non si sognavano nemmeno.

Quel pomeriggio, per esempio, era sfuggita alle sue lezioni di cucito e, assieme a un'amica che faceva la sguattera in cucina, era andata a nascondersi in un punto da cui si poteva vedere nei baraccamenti dei soldati della rocca.

Come sua madre aveva sancito da tempo, i soldati dovevano provvedere alla propria igiene in modo più rigoroso rispetto alla milizia straniera e quello era un giorno dedicato ai bagni. Invece di costringerli a recarsi ai bagni pubblici, come facevano gli altri, gli uomini di Ravaldino potevano usufruire dei vasconi di legno messi a disposizione proprio dalla Contessa.

Bianca e la sua amica, che aveva un paio d'anni meno di lei, conoscevano bene i calendari di quel tipo e si erano messe in un punto che permetteva loro di guardare indisturbate i soldati spogliarsi e mettersi nelle vasche. Non parlavano, mentre li spiavano, terrorizzate all'idea di essere scoperte, ma di solito, appena lasciavano la loro postazione, non facevano che commentare quanto visto fino a sera.

Quella volta, mentre erano appollaiate con il fiato sospeso nella loro alcova segreta, videro arrivare nel baraccamento anche Galeazzo.

La Riario si fece seria e lasciò intendere all'altra che volesse andarsene. Non sapeva che suo fratello aveva cominciato a seguire anche quelle usanze dei suoi soldati, e non ci teneva a vederlo mentre si faceva il bagno.

La sguattera, però, non si mosse, e così Bianca poté solo guardare altrove finché Galeazzo non si fu asciugato e rivestito.

"Niente male, tuo fratello..." commentò l'amica, quando ebbero lasciato il loro punto di osservazione.

"Ma è solo un ragazzino..." aveva sviato il discorso Bianca: "Farà tredici anni a dicembre..."

"A parte che certi a tredici anni si sposano..." aveva detto l'altra, con un sorrisetto che la diceva lunga sui suoi pensieri: "Se vuoi vederlo come un ragazzino... Allora ti dico solo che promette bene."

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (Parte IV)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora