Simone controllò ancora una volta le cinghie dell'ultimo baule e poi diede un colpetto al carro, a indicare al conduttore che poteva chiudere il tendone.
Per il momento non nevicava, ma siccome il cielo era bianco, Ridolfi aveva preferito cautelarsi e coprire accuratamente tutti i suoi bagagli, prima di arrivare a Forlì con i propri effetti personali trasformati in blocchi di neve ghiacciata.
Da quando si era svegliato, non aveva ancora avuto il coraggio di cercare sua moglie. Anche la sera prima, non aveva trovato le parole per chiederle se alla fine sarebbe andato con lui o no. Temeva troppo di sentire la risposta sbagliata, per azzardarsi a domandarlo esplicitamente.
Anzi, fin dalle prime luci dell'alba, aveva lasciato che fossero i suoi servi a occuparsi di tutto e aveva fatto un ultimo giro di perlustrazione di Imola. Quella città, pensava, non gli sarebbe mancata molto. Doveva essere il suo trampolino di lancio, ma poi, dopo la morte di Giovanni, con la guerra che lambiva le terre della Sforza, la carica di Governatore gli era stata sempre più stretta, come un cappio che ogni giorno veniva tirato un po', senza strozzarlo, ma accorciandogli il fiato fin quasi a rendergli doloroso ogni respiro.
Così, quando era tornato a casa, aveva trovato i carretti già pronti e il suo cavallo già sellato. Non avrebbe saputo dire se tra i bauli e i pacchi ci fossero anche cose della Feo, ma di certo di sua moglie ancora non c'era traccia.
Capendo di non poter ritardare ulteriormente, fece un respiro profondo, si passò una mano sull'ampio petto, sfiorando distrattamente la fibbia d'oro del mantello, e si schiarì la voce, come se bastasse per dargli il coraggio necessario. Disse alla sua scorta di aspettarlo e poi tornò ai piani alti, da Lucrezia.
Già facendo le scale sentì delle voci di donna molto concitate che chiacchieravano serratamente, e, poi, arrivato al piano, vide nel corridoio un paio di bauletti e qualche altro bagaglio di vario genere, compreso il piccolo scrigno dei gioielli di sua moglie. Improvvisamente si permise di sperare per il meglio.
"Avete sistemato con cura il mio abito di seta blu, quello che ha le perle nelle maniche?" chiese la Feo, uscendo dalla sua stanza per andare a controllare di persona.
Una delle serve annuì subito, spiegandole di averlo impacchettato tra i primi da portare con loro, e solo mentre annuiva soddisfatta, Lucrezia vide il marito.
Ridolfi stava a qualche metro di distanza, immobile, con un vago sorriso sulle labbra.
Quell'espressione quasi commossa non venne nemmeno scalfita dall'accorgersi della cupezza che invece albergava sul viso della moglie.
Mentre la Feo gli si avvicinava, Simone sussurrò: "Allora hai deciso di seguirmi..."
La donna, senza dirgli niente, ma ordinando alle serve di continuare a fare il loro lavoro, lo prese per una mano e lo portò fino a una delle camere più vicine. Chiuse la porta alle loro spalle e poi lo fronteggiò.
"Non posso seguirti a Forlì. Non subito, almeno." gli disse, piatta.
Ridolfi sentì la gola seccarsi e deglutì a fatica, prima di balbettare: "Ma... Ma stavi facendo i bagagli, io credevo che..."
"Domani arriverà il nuovo Governatore. Non ho intenzione di stare in una casa che è destinata a qualcun altro." fece Lucrezia, stupendosi dell'apparente ingenuità di suo marito: "Pensavi che sarei rimasta in questo palazzo, se tu te ne fossi andato? A che titolo, secondo te?"
L'uomo, ancora troppo scosso dalle prime parole della moglie, aveva cercato qualcosa su cui sedersi, finendo per accasciarsi su uno sgabellino imbottito.
"Devo andare in campagna, Simone, a curare i nostri affari." tagliò corto la Feo, passandosi una mano sotto al naso e guardando in alto, come se stesse per cedere alle lacrime per qualche motivo che a Ridolfi, che la vedeva tanto fredda e crudele, sfuggiva: "Quando avrò sistemato tutto, forse, allora verrò con te."
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Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (Parte IV)
Ficción histórica(Troverete le prime tre parti sul mio profilo!) Caterina Sforza nacque nel 1463, figlia illegittima del Duca di Milano e di una delle sue amanti, Lucrezia Landriani. Dopo un'infanzia abbastanza serena trascorsa quasi per intero tra le mura del...