Capitolo 583: Chi serve, non erra.

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Francesco Alidosi si rivoltò tra le lenzuola, trattenendo uno sbadiglio. Doveva essere ancora notte fonda, a giudicare dal buio che lo circondava.

Allungò una mano alla sua destra, ma nel letto accanto a lui non c'era nessuno. Assonnato, si stropicciò gli occhi e cercò di scrutare le ombre della stanza, in cerca di Giuliano.

Il Della Rovere, la vestaglia da notte addosso, era in piedi immobile vicino alla finestra e gli dava le spalle. Non era la prima volta che il suo amante lo trovava in quello stato. Era da qualche tempo che Giuliano sembrava non trovare pace, come se qualcosa gli rimordesse il fondo dell'anima e gli impedisse di riposare e ragionare con lucidità.

"Non riesci a dormire?" chiese Francesco, mettendosi a sedere e stiracchiandosi un po'.

La Francia, a quanto pareva, lo rendeva tanto sonnolento così come invece aveva trasformato il Della Rovere in uno spettro insonne.

Il Cardinale lanciò uno sguardo al suo segretario che, volutamente languido, aveva lasciato scivolare il lenzuolo quel tanto che bastava per mostrargli il suo petto ancora tonico e un accenno di fianchi magri e stretti.

Alidosi aveva quarantaquattro anni, dodici in meno di lui, ma quando stavano insieme, Giuliano aveva l'impressione di aver trovato quello che si poteva definire uno spirito affine. La differenza d'età e il rischio di essere scoperti e puniti per la loro relazione – ormai stabile e duratura – parevano sparire nel nulla, quando poteva ritagliarsi qualche momento di intimità con lui.

Da quando erano in Francia, poi, lontano dagli occhi e dalle orecchie dei pettegoli del Vaticano, erano riusciti a crearsi una loro realtà, una sorta di normalità che stava dando tanto a entrambi, ma che al Della Rovere cominciava a stare stretta. Non per colpa dell'amante, ma perché finché restava bloccato Oltralpe, non poteva lavorare al suo progetto di prendere un giorno il posto dell'odiato Rodrigo Borja.

Che boccone amaro aveva dovuto inghiottire quando, in cambio del suo favore, il papa gli aveva promesso – giusto per quel settembre – la carica a Vescovo di Savona... Si sentiva come un gatto costretto a scendere a patti con un topo.

"Continuo a pensare alle notizie che abbiamo sentito oggi..." borbottò l'uomo, tornando verso il letto e sedendosi sul materasso, gli occhi spersi e una mano che correva alla fronte, per cercare di spianare le rughe di preoccupazione che andavano via via facendosi più profonde.

Francesco sospirò. Sapeva quanto il suo amante avesse preso male la notizia ufficiosa secondo cui Charlotte d'Albret fosse forse incinta. Quel fatto, una volta che fosse stato confermato, avrebbe dato il via libera al papa di rendere effettivo il secondo punto del suo progetto. Milano era ormai data per spacciata, anzi, probabilmente era già stata occupata. Ora che il Duca di Valentinois era riuscito a mettere incinta la moglie, nulla impediva al Borja di farlo scendere in Italia, alla conquista del suo nuovo impero.

"Il papa non vivrà per sempre." fece notare Alidosi, più per consolare l'altro, che non perché si aspettasse che il Santo Padre sarebbe morto a breve: "E quando morirà lui, suo figlio lo seguirà a breve."

Giuliano lo guardò da sopra la spalla, sentendo la mano dell'amante massaggiargli lentamente la schiena, e così sospirò di rimando: "Lo spero."

"Il re di Francia, quando Rodrigo Borja sarà morto – riprese Francesco, con un sospiro, avvicinandosi un po' di più al Cardinale, e baciandogli appena il collo – dovrà pur scegliere un nuovo favorito da mettere sul trono di Pietro..."

Il Della Rovere lasciò che l'altro continuasse a sfiorargli la pelle con le labbra, e poi, dicendosi che rompersi la testa tutte le notti con tutti quei se e quei ma aveva ben poco senso, preferì seguire il suo silenzioso invito e dedicarsi a lui.

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (Parte IV)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora