Capitolo 474: In questo modo rendono le vipere ubriache.

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L'ingresso nella sala dei banchetti fu trionfale. La Tigre venne applaudita e acclamata dai presenti con grida di approvazione e motti guerreschi e sorte simile toccò a Bianca, dopo che la madre ebbe specificato che il merito di quella festa andava a lei, unica organizzatrice dell'evento.

La ragazza aveva dimostrato una grande attenzione ai dettagli e, in particolare, pensando alle danze che sarebbero seguite alla cena, aveva fatto sì che gli invitati uomini fossero circa il doppio delle donne, evitando, a quel modo, che ci fossero dame scompagnate in vana attesa di un cavaliere che chiedesse loro di ballare.

Tra i presenti c'erano soprattutto soldati – molti veterani, alcune reclute e parecchi uomini di stanza a Ravaldino – ma anche alcuni esponenti delle famiglie più importanti della 'nuova' nobiltà forlivese, come veniva considerata la classe dominante che la Sforza aveva scelto per sostituire quella sterminata alla morte del Barone Feo.

Tra le dame, poi, oltre a figlie e mogli di possidenti e uomini importanti, c'era anche qualche amica di Bianca, scelta tra la servitù, e qualche donna del popolo, soprattutto conoscenti della Riario, che per quella sera avevano abbandonato le vesti di bottegaie o massaie e si erano trasformate in autentiche nobildonne.

Caterina, ben impressionata dalle scelte fatte dalla figlia, si sedette a tavola e ordinò che si cominciasse il banchetto. Le portate non erano molte e pressoché tutte a base di selvaggina. Il piatto principale, per il tavolo d'onore e per quello dei Capitani, risultò essere il cinghiale cacciato da Galeazzo.

Ottaviano Manfredi, la Tigre se ne accorse dopo almeno mezz'ora dall'inizio del banchetto, era seduto accanto a un paio di soldati molto giovani. Stava mangiando con gusto e ridendo come un pazzo, quasi non gli importasse nulla della litigata che avevano appena avuto. Tracannava un calice di vino dopo l'altro e, se non fosse stato grande e grosso, probabilmente il suo stomaco si sarebbe ribellato presto a tutto quel bere.

La Sforza, invece, masticava quasi con fatica quello che aveva davanti a sé. Per quanto la carne fosse ottima e magnificamente stufata, la rabbia – e la paura – che aveva provato poco prima, quando Manfredi aveva cercato di forzarla, le si erano stratificate in pancia e le rendevano difficile godersi la cena.

Per distrarsi, cominciò a scrutare i figli. Giovannino, ovviamente, non c'era perché appena dopo la Messa era stato portato in camera dalle balie e probabilmente si era anche già addormentato.

Cesare non si era presentato al banchetto. L'aveva annunciato e l'aveva fatto. Aveva detto alla madre che si sarebbe fermato in Duomo per delle orazioni.

"Immagino che questo sarà l'ultimo Santo Natale che passerò qui – le aveva detto, quella mattina, prima di uscire dalla rocca – e dunque non intendo angustiarvi fino all'ultimo momento con la mia presenza."

Caterina non aveva saputo controbattere, anzi, aveva fatto un cenno d'assenso e così, da quel momento, non l'aveva più rivisto per tutto il giorno.

Mentre pensava a Cesare e al modo catastrofico in cui negli anni il loro rapporto si era incrinato e poi disfatto del tutto, la Tigre posò lo sguardo su Sforzino, che mangiava senza tregua, divorando un pezzo di carne dopo l'altro, intingendo spesso e volentieri un po' di pane nel sughetto dello stufato.

Gli altri erano bene o male tranquilli, perfino Ottaviano che, zitto e solitario, mangiava e beveva senza tregua, occhieggiando solo, di quando in quando, verso Manfredi, che iniziava a farsi davvero chiassoso. Solo Bernardino non era del tutto tranquillo. Era seduto in fondo a uno dei due lati del tavolo e aveva mangiato pochissimo e teneva il viso imbronciato, come se stesse rimuginando su qualcosa di molto brutto e doloroso.

La Leonessa, a quel punto, immaginando che suo figlio stesse pensando al padre, tornò a concentrarsi sul cinghiale che aveva davanti e, per stemperare un po' il suo stesso stato di irrequietezza, disse: "Bianca, devo farti i complimenti per questo stufato. Sono pronta a giurare che l'hai cucinato tu stessa."

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (Parte IV)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora