"Non c'è più tempo! Non c'è più tempo!" erano state le uniche parole che il Moro era stato in grado di dire davanti ai figli Ercole Massimiliano e Francesco, rispettivamente di sei e quattro anni, quando li aveva affidati a suo fratello Ascanio: "Non c'è più tempo e se non vi ammazzeranno i francesi, lo faranno quelli di Milano!"
Il Cardinale Sforza aveva capito fin dalle prime luci dell'alba di quel 31 agosto che qualcosa non andava. Era solo una sensazione, ma di rado si sbagliava, quando si trattava di istinto. Mentre si faceva radere il viso, sentiva il piccolo naso – tutt'altro che sforzesco – prudere, e quello gli aveva dato la conferma che qualche catastrofe stava per abbattersi sul palazzo di Porta Giovia.
Quando era arrivata la notizia, un fulmine a ciel sereno, suo fratello Ludovico aveva subito perso la testa.
Da quando era tornato da Pavia, aveva messo fretta ad Ascanio per far sì che si assicurasse una volta per tutte un corridoio sicuro per portare i due eredi del Ducato sotto la protezione dell'Imperatore.
Tuttavia, non si trattava certo di una cosa da farsi nell'immediato. Finché Pavia non era perduta, c'era tempo.
E invece, quella mattina, sotto un cielo quasi plumbeo e una cappa di calore che rendeva l'aria irrespirabile, era arrivata la saetta che aveva infranto il precario equilibrio mentale del Duca.
Simone Arrigoni, dicevano quelli che arrivavano dal centro cittadino, aveva preso di peso da casa sua il tesoriere ducale, Antonio Landriani, e, dopo averlo pubblicamente accusato di essere la longa manus del Moro e di essere quindi uno dei maggiori responsabili della povertà che si stava spandendo a Milano, l'aveva ucciso.
Quella morte, avvenuta davanti a centinaia e centinaia di occhi voraci, aveva scatenato l'inferno, un'insurrezione ai danni di Ludovico e della sua cerchia di collaboratori, e, nel giro di poche ore, si era già riunita un'assemblea popolare che avrebbe nominato un governo provvisorio.
Per lo Sforza era equivalso a sentirsi pugnalare da mille lame. Fosse stato al posto dei cittadini, infatti, per prima cosa lui avrebbe fatto uccidere il tiranno e i suoi eredi ed era dunque quello, che si aspettava dai milanesi.
"Non vi uccideranno." aveva cercato di rassicurarlo Ermes: "Hanno troppa paura dei francesi, per rischiare di perdere il Duca e insorgere in una guerra civile per il potere..."
Ma lo zio aveva scosso il capo e aveva costretto Ascanio a prepararsi in fretta e furia e partire alla chetichella da Milano all'istante, portando i suoi figli verso l'Impero.
"Rischiano di più per strada, che in questo palazzo!" aveva provato a redarguirlo il cancelliere, ma lo Sforza era stato sordo a ogni consiglio e così, tra una preghiera detta a mezza bocca e un'esternazione di panico, aveva detto addio ai figli, immaginandosi di non rivederli mai più.
"Voglio incontrare Isabella d'Aragona." disse poi, a Calco, quando fu certo che i suoi eredi erano oltre i confini cittadini: "Ma domani. Prima devo capire se mi taglieranno la testa a tondo o meno."
"Allora vi organizzerò un incontro per domani." annuì l'altro e, con un sospiro, si chiese che male aveva fatto, per dover assistere al tracollo non solo di Milano, ma anche di un uomo come Ludovico Sforza.
Il Duca annuì, una mano che correva al collo, quasi a volersi assicurare che la testa vi fosse ancora attaccata, e, guardando fuori dalla finestra, sussurrò: "Domani, domani la incontrerò..."
"L'ultimo giorno di agosto..." soppesò Caterina, appoggiata al davanzale che dava sul cortile d'addestramento: "Mi aspettavo che il caldo cominciasse un po' a diminuire..."
"Il vero problema è la pioggia..." fece eco Bianca, che le stava accanto: "Sapete, madre, anche oggi, quando sono uscita in città, ho visto non meno di quindici ratti correre per strada. Hanno sete e se non pioverà, l'acqua continueranno a cercarla nelle case e nelle locande."
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Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (Parte IV)
Historical Fiction(Troverete le prime tre parti sul mio profilo!) Caterina Sforza nacque nel 1463, figlia illegittima del Duca di Milano e di una delle sue amanti, Lucrezia Landriani. Dopo un'infanzia abbastanza serena trascorsa quasi per intero tra le mura del...