Capitolo 573:Sia il sonno, sia l'insonnia, oltre la giusta misura son malattie.

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Dopo aver sfogato la parte più selvaggia di sé, Caterina era rimasta sveglia. Aveva fatto finta di essere assopita, un po' infastidita dai corpi caldi e sudati dei due soldati che aveva scelto per quella notte.

Non aveva voglia di svegliarsi al mattino in mezzo a loro. Le era già successo altre volte, e preferiva evitare di ripetere l'esperienza. Forse perché quella volta aveva bevuto di meno ed era più lucida, forse perché la sua mente, per quanto forzata a distrarsi con tutto quell'intreccio di braccia, mani, gambe, lingue e respiri spezzati, la stava già riportando alla cruda realtà della sua vita, non dandole tregua.

Aveva troppe cose a cui pensare, troppi scenari da immaginare e ancora troppe amicizie in forse, troppi punti interrogativi, troppi dettagli che la mettevano in ansia. Per quanto riguardava le difese del suo Stato, poteva ritenersi moderatamente tranquilla, anche se era abbastanza propensa a contattare ancora qualche condottiero, nella speranza che qualcuno volesse unirsi a lei in quel folle piano di resistenza ai francesi.

Era il destino dei suoi figli ad agitarla. Le Murate, Marulli, perfino Numai... Sembravano tutti appoggi sicuri, ma come poteva saggiarli, prima di affidare loro le sorti del suo sangue?

Uno dei due ragazzi che stava con lei aveva cominciato a russare sommessamente. Era quello più ingombrante, alto e mastodontico. Malgrado il suo aspetto, per lei era stato facile domarlo. Mentre l'altro, che stava lentamente scivolando a sua volta nel mondo dei sogni, le aveva dato molto più filo da torcere, rendendo la loro schermaglia decisamente più interessante.

Tenere testa a tutti e due contemporaneamente, senza lasciare mai che prendessero davvero il sopravvento su di lei, era stata una sfida difficile da vincere, ma anche quella volta la Contessa sentiva di averla avuta vinta su tutti i fronti.

La Tigre attese di essere certa che entrambi fossero preda del sonno. Li aveva stancati, parecchio, quindi confidava nel fatto che non si svegliassero facilmente. Doversi salutare, dopo incontri del genere, la metteva sempre un po' a disagio. Per lei era molto più facile scaricare un amante occasionale nella sicurezza della sua tana, che non in una stanza di una locanda.

Era un ambiente tutto sommato ordinato. Un po' squallido, senza arredamento, fatto salvo il letto e un patetico inginocchiatoio mezzo rotto, lasciato in un angolo, contro il muro, e probabilmente mai usato, se non per fini tutt'altro che sacri. Era la classica camera usata per il genere di incontri che aveva tenuto anche lei, non certo per un soggiorno più lungo.

C'era un vago odore dolciastro, che si mescolava al sentore forte dei due uomini che le dormivano vicini. Il lenzuolo era ruvido e l'unica finestra era piccola e scentrata. Lasciava però trasparire bene la luce tersa della luna.

L'unica candela – spenta – era di sego, di fattura molto scadente, e quasi finita. La Sforza non si sarebbe sorpresa nel sentire un ratto o due sgattaiolare sotto al letto da un momento all'altro.

Con un sospiro silenzioso, si mosse un po', saggiando la profondità del sonno dei suoi due amanti.

Mentre riusciva a scivolare via dalle loro strette, ancora abbastanza salde e possessive, avvertì uno strano brivido lungo la schiena. Quando si trovava in situazioni come quella, quasi non si riconosceva.

Sapeva di essere giunta alla conclusione di seguire i bisogni del proprio corpo, quando poteva, per non impazzire, ma si rendeva conto di non essere sempre stata così. Mentre, con una studiata lentezza, volta unicamente a non far rumore, cercava in terra il suo abito – che nel buio si confondeva con i vestiti dei soldati – e iniziava a infilarselo, si ricordò di come, fino ai suoi venticinque anni, dividere il letto con un uomo le fosse sembrato solo un obbligo, un tormento, una condanna. Anche all'epoca era cosciente che il suo sentimento fosse dovuto unicamente al fatto che nel suo letto l'unico a infilarsi era sempre e solo Girolamo. Però era anche vero che non aveva mai cercato un amante.

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (Parte IV)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora