Capitolo 627: ...nemmeno riusciremmo a vivere da Signori privati.

146 14 1
                                    

Dionigi Naldi teneva i gomiti sulla scrivania e la testa tra le mani. Non riusciva a decidersi a firmare l'ordine, ma sapeva che era una cosa necessaria.

Aveva il respiro veloce e sentiva lo stomaco stringersi ogni volta che provava anche solo a pensare di prendere in mano la penna.

Sapeva che nella sua posizione non doveva lasciare che i legami di sangue intralciassero il suo lavoro, specie pensando che sua moglie e le sue figlie erano ancora a Ravaldino, alla mercé della Tigre. Però decretare l'incarcerazione – e quindi probabilmente a breve la morte – di un suo parente lo metteva davanti a una scelta pesantissima.

Non conosceva bene il Naldi che era diventata qualche anno addietro castellano di Tossignano, tanto meno aveva presente il di lui figlio. In questo senso accusarlo di tradimento e mandarlo a prendere avrebbe dovuto essere più facile. Eppure...

"Che c'è?!" sbraitò Dionigi, quando sentì qualcuno bussare alla porta.

"Sono io, ho cose importanti da dirvi." la voce di Gian Piero Landriani non avrebbe potuto arrivare più gradita alle orecchie del castellano.

Lo fece subito entrare e cominciò a spiegargli il suo dissidio, senonché il milanese lo fermò subito, facendogli capire che ciò che aveva da dire lui era molto più importante.

"Il Bargello..." cominciò, mentre riprendeva fiato per la mezza corsa che aveva fatto fino a lì.

"Ludovico da Lugo?" chiese, pleonastico, Naldi.

"Sì, lui... Ha saputo degli ordini dati dalla Contessa ai forlivesi e ha in animo di bruciare alcuni magazzini di fieno, per togliere al nemico quell'eventuale sostentamento..." Landriani prese una boccata e poi concluse: "Pare che se lo farà, però, gli imolesi lo faranno a pezzi e altrettanto faranno con tutta la sua famiglia."

"Ne siete certo?" il sudore freddo che scendeva lungo la schiena del castellano gli stava facendo incollare gli abiti alla pelle.

"Sì, anzi, si dice che lo faranno anche se le sue resteranno solo idee." confermò Gian Piero.

Dionigi si passò una mano sul mento non ancora sbarbato – in quei giorni aveva avuto ben altro in mente, che non andare dal barbiere – e poi, tornando in fretta alla scrivania, disse: "Il Bargello va fatto scappare. Vada a Forlì, con la sua famiglia, e pensi la Tigre che farne di lui."

"A chi scrivete?" domandò l'altro, vedendo il castellano già a capo chino sulla pagina.

"Sto spiccando un ordine di cattura per il figlio del castellano di Tossignano. È accusato di tradimento." spiegò Naldi.

"Cosa intenderebbe fare?" si informò il Landriani, a cui sembrava di ricordare come il suddetto non fosse che un ragazzino o poco più.

"Va in giro dicendo che la Sforza li lascerà morire di fame e che tutti dovrebbero arrendersi al figlio del papa – rispose freddo Dionigi – va messo subito a tacere."

Gian Piero, che si ricordò solo in quel momento del fatto che l'imputato era anche un parente di Naldi, preferì non rigirare il dito nella piaga e se ne andò dicendo: "Vado dal Bargello, intanto, e poi scriverò alla nostra signora per avvisarla di quanto accaduto."

Caterina si passava nervosamente il nodo nuziale da una mano all'altra, mentre osservava in silenzio i soldati che si addestravano nel cortile sotto la finestra alla quale si era affacciata. L'aria era fredda, il cielo grigio, ma non pioveva. Gli unici rumori che si sentivano, a parte il cozzare delle armi, erano quelli fatti dai costruttori che stavano mettendo a punto i lavori di liberazione del mastio.

Mentre vedeva Baccino da Cremona aver ragione di un paio di avversari e vantarsene tanto da perdere la concentrazione e farsi gettare a terra da un terzo, la donna si mise a fare mentalmente il calcolo degli ingredienti che mancavano nel suo laboratorio. Aveva fatto distruggere anche il suo orticello privato, vicino alla rocca, per sottolineare una volta di più la propria decisione a rispettare in prima persona le sue disposizioni, ma l'aveva fatto senza ragionare sugli ammanchi che avrebbe avuto nell'immediato.

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (Parte IV)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora