Capitolo 534: La rassegna

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"Me la ricordo molto bene, vostra madre..." rise Alessandro VI, deglutendo un altro pezzo di arrosto e sollevando lo sguardo con fare ilare verso altri commensali: "Mi ricordo anche bene di quando aspettava voi. E, ancor di più, di quando aspettava non so che figlio, quando s'è presa la briga di occupare Castel Sant'Angelo..."

Quando Cesare Riario si sentì addosso gli occhi del papa, smise di fissare il proprio piatto per ricambiare l'attenzione, e si accorse con un brivido di quanto il sorriso apparentemente divertito che sollevava le labbra del Santo Padre non lambisse nemmeno per sbaglio le sue iridi luccicanti.

Quella cena era del tutto informale, anche se erano presenti molti pezzi grossi del Vaticano, compreso Ascanio Sforza e Raffaele Sansoni Riario – che non lasciava un momento il cugino, quasi avesse paura che potesse capitargli qualcosa di brutto, se fosse stato solo – e il figlio della Tigre si trovava sempre meno a suo agio, man mano che le portate si avvicendavano.

Il parente gli aveva praticamente promesso che quella sarebbe stata l'ultima incombenza importante prima della sua partenza per Pisa e aveva sottolineato molto come il papa stesso avesse voluto quella cena, al fine ultimo, diceva, di conoscerlo meglio.

Vista la carica che, presto, Cesare avrebbe dovuto ricoprire in modo attivo, il Borja aveva reso noto al Cardinale Sansoni Riario di voler colloquiare in 'amicizia e cordialità' con il ragazzo, in modo da capire quanto fosse veramente adatto al compito che gli era stato affidato.

"Ditemi una cosa..." fece Rodrigo, passandosi la lingua sulle labbra sottili e facendosi un po' più serio: "Con il passare degli anni vostra madre ha mantenuto le brutte abitudini di quando era giovane?"

Il Riario non capì a cosa si riferisse il papa, così domandò, a costo di suonare un ingenuo: "A che vi riferite?"

Alessandro VI, allora, esclamò, con una risata colossale: "A prendersi le cose degli altri senza ricordarsi che indossa una sottana e non le brache!"

Mentre la tavolata rideva di rimando, forse più per abitudine che non perché avessero trovato quelle parole esilaranti, Cesare si sentì arrossire e poi, come un cane bastonato, si rimise a mangiare in silenzio, lasciando che i porporati che lo circondavano ricominciassero a vociare e scambiarsi battute di dubbio gusto.

Solo Ascanio e Raffaele si astenevano dal prendere parte a quel pubblico dileggiare la Sforza, e di questo il Riario era loro grato. Tuttavia quella sceneggiata disgustosa gli riportò alla mente le parole della madre che, prima di lasciarlo partire, l'aveva messo in guardia su Roma e sui personaggi che vivevano nei palazzi dorati del Vaticano. Finalmente capiva che aveva sempre avuto ragione su di loro e, mai come in quel momento, desiderava partire per Pisa e lasciarsi l'Urbe alle spalle.

A cena terminata, mentre molti si appartavano con una cortigiana o si mettevano in un angolo della sala a discutere dei loro affari sottovoce, il papa si avvicinò a Cesare e gli posò una mano sulla spalla.

Il giovane sentiva tutto il peso di quel gesto ed ebbe quasi paura, quando vide il pontefice chiedere con un cenno del capo al Cardinale Sansoni Riario di lasciarli un attimo soli.

Raffaele si tenne a debita distanza, senza perderli in realtà di vista, ma il giovane forlivese ebbe la sensazione spiacevolissima di essere una preda indifesa tra le grinfie del Borja.

"Vostra madre non accenna a lasciare le sue terre." disse piano Rodrigo, gli occhi rapaci che scavavano in quelli del Riario come a cercarvi nel fondo una traccia da seguire: "Voi potete dirmi perché si ostina a quel modo?"

Cesare avrebbe voluto ricordargli che nemmeno gli altri signori di Romagna accennavano ad andarsene e che comunque sua madre si stava armando, pronta alla battaglia, ma si ricordò della promessa fatta: di non tradire la sua famiglia. Era cosciente del fatto che il Borja stesse tastando il terreno per cogliere la Tigre impreparata e all'improvviso seppe esattamente come comportarsi.

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (Parte IV)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora