Capitolo 1388

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Mi guarda con un ghigno divertito,sapendo di essere riuscito a prendermi in giro fino alla fine. A me poco importa di questo,perché lascio che per una volta il mio cervello non si metta contro il mio cuore e faccio quello che mi spinge a fare l'istinto. Mi alzo di scatto dalla sedia e lo abbraccio,stringendogli le braccia intorno al collo. In un primo momento rimane bloccato dal mio gesto,ma poi anche le sue braccia mi avvolgono.

Em: dove cavolo sei stato? Pensavo non tornassi più.

C: é successo tutto all'ultimo minuto.

Mi accorgo solo ora di essere ancora abbracciata a lui,così per evitare di metterlo ulteriormente in difficoltà,mi allontano cercando di risultare il più naturale possibile.

C: comunque...vedo che mi hai sostituito in fretta qui eh.

Em: certo come no,hai visto con che entusiasmo sono entrata.

C: beh mi auguro tu abbia seguito comunque le sue lezioni attentamente.

Em: quello sempre.

Continua a guardarmi con un leggero sorriso,ma si riesce ancora a percepire un po' di tensione: sapevo che avrei creato un clima di imbarazzo,ma questa settimana mi era mancato troppo.

Em: allora dove sei stato?

C: sono dovuto tornare in Irlanda.

Em: come mai?

C: vedo che mi ritrovo la stessa curiosona di sempre.

Em: allora? Se é troppo personale fa niente,insomma non succede niente se non vuoi...

C: Emily calmati. Facciamo così,vediamo se ti sei impegnata questa settimana e se finiamo prima,ti racconto tutto.

Em: va bene,come vuoi.

Accetto subito la sua condizione: non che volessi per forza sapere cosa avesse fatto in Irlanda,ma per quale motivo avesse dovuto andarsene senza preavviso.

C: quindi - indica la mia roba sul banco - il mio collega ti ha relegato alla prima fila eh?

Em: non gli sa fatica stare in piedi due ore.

C: beh a me sì,quindi torna di fianco a me.

Em: finalmente.

Il professore di tedesco era il più apatico di tutti: non pretendevo un professore con cui avere il rapporto che avevo con Colin,ma nemmeno l'esatto opposto. Prendo la mia roba e vado a sedermi vicino a lui,aspettando che si sieda anche lui. Riguardiamo velocemente gli argomenti che avevo fatto nelle due lezioni precedenti e poi andiamo avanti secondo quanto c'é nel suo programma. Mentre studiamo,non gli faccio alcuna domanda per concentrarmi al meglio: volevo finire in fretta per potergli finalmente parlare perché dopo due settimane ne avevo bisogno.

Em: e questo era l'ultimo esercizio.

C: sei migliorata molto,complimenti.

Em: ho un ottimo insegnante.

C: tecnicamente hai fatto due lezioni con me e due con il professore di tedesco,quindi non si sa di chi sia il merito.

Em: non si sa per niente infatti.

Anche queste piccole,ma bellissime battute mi erano mancate in questa settimana. Guardo l'orologio e sono a mala pena le cinque: ora è arrivato il tempo di parlare,quindi mi volto completamente verso di lui.

Em: ti va di dirmi come mai sei andato via?

C: pensavo ti saresti dimenticata.

Em: per niente.

Mi raccontava sempre di cosa faceva quando tornava in Irlanda e l'ultima volta era stata quasi due mesi fa,per le feste di Natale. Inoltre ormai era abituato a sentirmi fare domande.

C: ti ricordi quando quella sera in macchina mi stava chiamando mia madre?

Em: certo.

C: beh quando sono arrivato a casa,l'ho richiamata.

Em: e? E' successo qualcosa?

C: no,nulla del genere. Solo,che...ero stato preso dai mille impegni che non mi ero ricordato di un impegno importante.

Mentre mi dice queste parole,lo vedo abbassare lo sguardo e diventare leggermente serio con quel atteggiamento che adottava solo in una particolare situazione.

Em: Colin non sei obbligato a parlarmene. A me dispiace tu te ne sia andato via una settimana,ma ora che sei tornato sono contenta: i motivi sono tuoi.

C: é che,in questa settimana ho avuto molto tempo per stare con la mia famiglia e pensare. Ho pensato così tanto che ho capito che non posso continuare ad ignorare la cosa: devo iniziare a sfogarmi,altrimenti non potrò mai fare pace con la cosa.

Biondo ed Emma - Ricordati di... 8Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora