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Eravamo in discoteca da circa un'ora e mi girava già la testa.
C'era una puzza terribile di alcool con persone che si strusciavano addosso ad altre.
Volevo andarmene immediatamente.

"Corina vado un attimo in bagno" dissi urlando a Corina in modo tale che mi sentisse nonostante il casino totale.

Avevo bisogno di un po di pace. Mentre mi stavo avviando verso il bagno femminile sentii delle frasi che provenivano da un gruppo di ragazzi vicino a me.

Madonna che topa!

Dove vai bellissima?

Principessa, hai perso il tuo principe?

Quella frase.
Quella parola.
Principessa.
Mi venne da piangere.
Avevo voglia di sfogarmi, dovevo sfogarmi.
In quel modo mi poteva solo chiamare Federico.
Nessun altro.

Arrivai finalmente in bagno ed anche qui potevo vedere delle coppie che cercavano di staccarsi la lingua a vicenda.
Che schifo.
Appoggiai le mani sul lavandino, mi guardai allo specchio ed iniziai a piangere.

Avevo bisogno di lui.
Avevo bisogno di Federico.

Ad un tratto sentii due braccia forti e possenti afferrarmi per i fianchi.

Non era Federico, vero?
No... lui non mi faceva male.

Chiusi gli occhi dalla paura.
Non ci potevo credere.
Un uomo stava iniziando a togliermi la maglietta... baciandomi il collo...
Iniziò a toccarmi...
Il suo tocco non era dolce come quello di Federico. Le sue labbra non erano belle come quelle di Federico.
Cercai di allontanarlo da me, ma era troppo forte.

Avrà avuto si e no 30 anni.

Iniziò a sbottonarmi i jeans e a toccare la mia intimità.

"Lo so che ti piace piccola.." sussurrò al mio orecchio.
"No che non mi piace! E nemmeno tu! Mi fai schifo pezzo di merda! Mi fate tutti schifo!" Detto questo riuscii a tirargli un calcio nelle palle e scappai.

Lo sentii gemette dal dolore e cadde a terra.

Correndo velocemente e pregando che quell'uomo non mi raggiungesse, uscii dal bagno e andai a verso l'uscita.
Volevo andare a casa.

Vidi Corina che si stava strusciando contro un ragazzo e decisi di lasciarla qui a divertirsi. Mi sentivo troppo male per rimanere con lei.

Appena fuori dal locale c'erano almeno dieci telecamere lì pronte per riprendermi.
Tutti giornalisti del cazzo.

Provai a scappare anche da loro, tutte quelle domande, quegli scatti di macchine fotografiche, quei microfoni puntati in faccia...
Era troppo.

Corsi più veloce che potei riuscendo ad allontanarmi e poi a seminarli.
Ormai avevo tutto il mio volto rigato di lacrime e mascara.

Volevo andarmene da tutta questa merda.
Ero da sola e avevo paura.
Erano circa le 2 di notte e decisi di fare una pazzia.

Prendere il primo aereo per Bologna e andare da Federico.
Non me ne fregava un cazzo se era sempre incazzato con me perché non gli avevo risposto ai messaggi, ma avevo bisogno di lui.

Avevo bisogno di stare fra le sue braccia.

Avevo bisogno che mi sussurrasse alle mie orecchie che tutto sarebbe andato bene.
Perché se me lo diceva lui, io ci credevo.

Ci credevo veramente.




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Tutta Colpa Di Quegli Occhi||FEDERICO ROSSI||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora