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"Va un po meglio?" Mi chiese Fede appena finí di disinfettarmi la coscia mettendo un cerotto sopra la ferita.
"Si" annuii ringraziandolo con un sorriso.
"Ti va di andare a mangiare qualcosa?" Domandò dopo.
"Hai fame alle 2 di notte?" Risi.
"Guarda che io ho fatto un concerto e ho cantato per circa due ore e mezza" si difese lui.
"E dove andresti a mangiare a quest'ora?" Chiesi curiosa io.
"McDonald's" rispose lui quasi ovvio.
"E con l'auto come la mettiamo? Il più vicino è a circa cinque chilometri da qui"
"Ho le chiavi del van" rise.
"Allora? Vieni?" Continuò iniziando a mettersi un'altra maglia visto che quella precedente l'avevo sempre indosso io.
"Va bene" sbuffai.


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"Posso guidare io?" Domandai saltellando nel parcheggio dell'hotel mentre Federico mi teneva per mano.
"Questo?" Premette il pulsante delle chiavi e aprì il van.
"No, non credo" rise.
"Dai... fammi guidare" misi il broncio.
"No, guido io" ripose serio.
"Stronzo" sussurrai per non farmi sentire.
"Cosa?"
"Niente"
"Stronza"
"Cosa hai detto?" Controbatté io.
"Niente" alzò le spalle.

Me lo faceva apposta.

"Vaffanculo" dissi.
"Come?"
"Vaffanculo"
"Puoi ripetere? Penso di non aver capito bene"
"Ho detto VAF-FAN-CU-LO" scandii bene le parole.
"Questa me la paghi" mi afferrò per i fianchi e mi prese a sacco di patate.
"Dai Fede! Mettimi giù!"
"No!" Esclamò ridendo.

Era bellissimo scherzare con lui. Anche perché tutte le nostre risate facevano l'eco nel parcheggio sotterraneo e si sentivano solo le nostre urla scherzose.

Appena arrivammo al van, aprimmo le portiere e salimmo a bordo.
Federico accese il motore e mettendo il piede sull'acceleratore partimmo alla ricerca del McDonald's.

Durante tutto quel viaggio, stranamente, lo stereo della musica era spento e cominciammo un po a parlare.

"Io comunque mi sono divertito più a Nel York" rise all'improvviso.

La sua risata mi contagió.

"No scherzo, io mi diverto sempre quando sto con te. Non importa dove o quando, ma con te riesco davvero a toccare il cielo" mi sorrise.
"È bello, vero?" Sospirai.
"Cosa?" Domandò lui.
"Essere solo con la persona che ami in un posto dove nessuno sa chi sei e ci sei solo tu e lei, insieme"
"Già... dovremo scappare dal mondo un po più spesso..."

Sorrisi.

Ad un certo punto una mano di Fede venne ad infilarsi tra le mie cosce e me ne palpó una, per poi accarezzarla delicatamente.

Mi morsi il labbro inferiore cercando di non farlo vedere e misi le mie mani sulle sue appoggiando a sua volta la testa sul suo braccio.

"Ti amo così tanto..." sussrrai lasciando la frase un po in sospeso.

Federico non mi rispose, voltò lo sguardo a destra della strada e poi a sinistra, dopodiché accostó con il van al lato di una strada.
Spense il motore e sfiló le chiavi mettendole nelle tasche dei suoi pantaloni.

"Vieni con me..." aprì lo sportello e scese dal van.

Curiosa di cosa volesse fare gli diedi ascolto, cosí scesi pure io andando da lui e lo presi per mano.

Fede aprì  lo portiera posteriore ed entrò facendo segno di salire pure a me. Poi, si mise a sedere in un posto al centro e mi costrinse a sedermi sulle sue ginocchia.

FEDERICO'S POV
Con il buio della notte.
Giselle e le sue cosce calde.
Quel freddo della sera con il suo corpo che emanava calore.
Non potevo non eccitarmi, e che cazzo.
Ero un umano anche io.

Tutta Colpa Di Quegli Occhi||FEDERICO ROSSI||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora