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"Si mi fido di te"

Lo sentii sorridere sul mio collo.

Fece intrecciare le sue dita con le mie e mi fece aprire le braccia.

Avevo paura, ma con lui mi sentivo protetta.
Anche a 700 metri dal suolo.
Se avevo lui, avevo tutto.

Dopo un po inizió ad allontanarsi da me.
Lasciando prima una mia mano e poi anche l'altra.

Avevo capito dove voleva arrivare.

                                  ♡


Mi fece capire che più si allontanava da me e più io avevo paura di cadere. Invece, se avevo lui al mio fianco mi sentivo al sicuro.
Protetta.

A causa della grande altezza, però, cominció a girarmi la testa nonostante avessi Federico accanto.

"P-puoi farmi scendere a-adesso?" Chiesi balbettando.

Lui annuì.

Mi prese ancora in braccio afferrandomi per i  fianchi e per sbaglio, nel farmi scendere, mi fece sbattere contro il suo petto.

Cazzo.
Lo sbaglio più bello della tua vita ahahah.

Le nostre facce erano vicine.
Le nostre fronti erano appoggiate l'una sull'altra.
Se i nostri occhi si scontravano era la fine.

Anche se adesso avevo recuperato la sua fiducia, non voleva dire che mi ero dimenticata di tutto quello che mi aveva fatto.

Lui si stava sempre più avvicinando alle mie labbra.
Iniziò a schiuderle lentamente, come un fiore che sboccia a primavera, ma io lo fermai:

"P-possiamo a-andare a casa? H-ho un po d-di freddo"

Mi sentii un sacco imbarazzata.

Lui ci rimase male.

In fondo anche io volevo baciarlo, ma se lo avessi fatto lo avrei perdonato sicuramente.
Ormai mi conoscevo.

"Certo andiamo" mi sorrise.

Il sorrise più falso che io avessi mai visto.

Lui lo voleva veramente quel bacio.
Odiavo vederlo stare male.
Ma se lo era meritato.

Iniziò ad incamminarsi per le scale senza di me.
Rimasi lì per due o tre secondi, il tempo di ripensare a quello che era appena successo.

Poi con una camminata veloce, lo raggiunsi, afferrai un suo braccio e lo presi per mano.

Lui non se lo aspettava quel gesto.
Infatti, mi sorrise.

Questo era un sorriso.
Un sorriso di quelli veri, uno di quelli che provenivano dal cuore.

Ricambiai il suo sorriso e ci dirigemmo in macchina.

Appena chiusi lo sportello dell'auto, calò ancora quel silenzio imbarazzante.
Lo odiavo.

Pensavo che almeno qui in auto cercasse un contatto o mi parlasse, ma niente.
Non lo fece.
C'era rimasto troppo male per quello che era successo.
Aveva esaurito tutti i modi possibili per farsi perdonare.
Era tristissimo.
Si capiva dai suoi occhi ludici.

Durante tutto il viaggio non mi guardò nemmeno, aveva gli occhi fissi sulla strada.

Gli scese una lacrima per sbaglio che gli rigó una guancia, ma la scacció velocemente con una mano.

Non voleva farsi vedere debole davanti a me.
Non lo aveva mai voluto.

Ma non sempre ci riusciva.

Mi sentii una merda di ragazza in quel momento.

Tutta Colpa Di Quegli Occhi||FEDERICO ROSSI||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora