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"Ti va di andare a fare qualche scivolo?" Domandò Federico entusiasto.
"Mm... v-va bene" annuii un pò insicura.
"Cos'hai paura?" Cominciò a ridere.
"Un pochino" risposi imbarazzata.
"Dai, tanto ci sono io. Ti fidi?"
"Sì che mi fido" sorrisi.
"Andiamo?" Mi porse la sua mano.
"Andiamo" ripetei sforzando un altro sorriso.

Iniziammo a salire le scale di ferro tutte bagnate, gelide e scivolse che portavano agli scivoli.
Per sbaglio ad un certo punto persi l'equilibrio e rischiai di cadere, ma mi sorressi ad un braccio di Fede.

"Attenta piccola" sussurrò al mio orecchio.

Brividi.

Mise una sua mano dietro la mia schiena in modo tale che non scivolassi più e rabbrividii ancora a quel contatto.

Ci fermammo quando arrivammo davanti ad uno scivolo dove c'erano circa cinquanta persone in fila.

"Facciamo questo?" Chiese Fede.

Mi affacciai un momento dalla scalette per vedere l'altezza dello scivolo.

"Ma è altissimo!" Esclamai impaurita.
"Dai, ma tanto lo facciamo insieme" fece il broncio per cercare di convincermi.

Ero impossessata dal suo sguardo, non potevo certo dirgli di no.

"V-va bene... però non mi lasciare" lo guardai negli occhi.
"Non lo farei mai" mi sorrise tenero.

D'impulso lo abbracciai gettando le mie braccia attorno al suo collo e lui mi strinse a sé.

---

Stavamo aspettando da circa 15 minuti, quando Fede mise le braccia intorno ai miei fianchi e appoggiò il mento sulla mia spalla.
Non ce la facevo più nemmeno io a stare in piedi, così lasciai cadere la mia testa all'indietro sul collo di Federico.
Ma quando sentii stuzzicarmi con dei baci umidi la mia clavicola mi irrigidii subito.

"Non capisco se hai paura di fare lo scivolo o dei miei baci" sussurrò.
"Piantala" dissi ridendo cercando di far staccare le sue braccia dai miei fianchi.

I ragazzi che erano davanti a noi si misero a sedere sulla cima dello scivolo e con una piccola spinta, scivolarono giù.

Adesso era il nostro turno.

Aspettammo 30 secondi, il tempo necessario per fare in modo che quelli avanti a noi fossero già arrivati in fondo nella piscina e che fossero già usciti dall'acqua.
Federico si mise seduto sulla cima dello scivolo, poi aprì leggermente le gambe in modo tale che mi potessi mettere a sedere con la schiena appoggiata al suo petto, fece intrecciare le sue mani con le mie e le appoggió sulla mia pancia. Lasciammo che la corrente d'acqua ci facesse scivolare giù e mano a mano che acquistavamo sempre piú
velocitá, chiusi gli occhi dalla paura stringendo le mani di Federico.

"Stai tranquilla" sussurrò cercando di farmi calmare un pò.

Ad un tratto entrammo dentro ad un tunnel e rimasi meravigliata dalle bellissime luci.
Era un tunnel abbastanza lungo con un sacco di colori e un sacco di curve.
La mia paura svaní lentamente ed iniziai a ridere come una matta dal divertimento.

"Allora?! Hai sempre paura?" Urlò Fede per farsi sentire.
"È divertentissimooo!!!" Gridai ancora più forte con tantissima adrenalina in corpo.
"E non ti fidati eh?" Mi sollevò con le sue possenti braccia, chiuse le gambe e mi fece sdraiare completamente su di lui.
"Ma cosa stai facendo?" Chiesi ridendo.
"Stavolta non mi scappi"
"Perch--..."

Non feci in tempo a finire la frase che finimmo nella piscina alla fine dello scivolo.

Prima di poter tornare in superficie per riprendere fiato, però, le mani di Federico si impossessarono dei miei fianchi e mi costrinsero ad avvicinarmi al suo petto. Le sue labbra si avvicinarono violentemente alle mie e senza aprire gli occhi, cominciarono a morderle, fino a che le nostre lingue iniziarono ad accarezzarsi l'un l'altra.
Mi fece mettere le gambe attorno al suo bacino e mi palpó il sedere.
Ritornammo per fortuna in superficie e le nostre labbra erano sempre unite fra di loro.
Ci staccammo lentamente a causa del respiro che ci mancava. Poi, tolsi le sue mani dai miei fianchi ed uscii dall'acqua.
Senza dire una parola.

Ma perché l'aveva fatto?
Gli avevo chiesto una pausa, cazzo.
Andava tutto bene prima.
Perché non mi dava mai retta?
Mi veniva da piangere.

Vidi Federico seguirmi e mi afferró per un braccio, mi costrinse a fermarmi e a guardarlo negli occhi.

"Giselle ti prego, perdonami. Mi manchi un sacco e il mio istinto non ha resistito"

Non risposi.

Mi liberai dalla sua stretta presa e andai a sdraiarmi sul mio lettino, distesa su un fianco.

"Dai Giselle... ti prego" si mise accanto a me mettendo un braccio attorno al mio bacino.

"Ti prego piccola..."

Cominciò a baciarmi dolcemente il collo e a farmi dei grattini sulla mia schiena nuda e bagnata.

Mi girai sull'altro fianco per vederlo meglio e mi sorrise.

"M-mi perdoni?" Sussurrò lentamente dispiaciuto.

Mi limitai ad annuire.

"Sì?" Continuò.
"Ad una condizione..." risposi abbassando lo sguardo imbarazzata.
"Quale?"
"Mi prometti che non lo farai più senza il mio permesso?"
"Te lo posso anche promettere, ma tanto so già che non ci riuscirò"

Lo guardai male.

"Okay, va bene" dissi incazzata alzando gli occhi al cielo e cercando di ignorarlo il più possibile voltandomi ancora una volta dall'altro lato.

Tutta Colpa Di Quegli Occhi||FEDERICO ROSSI||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora