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Iniziai a ballare e a saltare con tutto il mio corpo che si muoveva a ritmo di musica con Federico di fronte.
Sembrava ubriaco fradicio, ma aveva bevuto poco o niente.
Stava saltando pure lui, per questo era tutto sudato. Così tanto che la sua maglietta lasciava trasparire tranquillamente tutti i suoi magnifici addominali.

D'un tratto sentii delle mani sfiorarmi i fianchi... ma non erano quelle di Fede...
Mi voltai di scatto e vidi un ragazzo ballarmi intorno che si stava strusciando tranquillamente su di me.
Provai ad allontanarlo, ma era troppo forte rispetto a me... non ce la facevo.
Non sapendo cosa fare, spostai lo sguardo verso Fede e con i miei occhi preoccupati lo implorai di aiutarmi.

Federico mi afferrò per i fianchi e mi fece indietreggiare verso di lui, venendo poi davanti a me; come se avesse voluto essere il mio scudo.

Perché lui dopotutto era il mio eroe e tutti gli eroi hanno la loro arma segreta per difendersi.

"Ei amico, lasciata stare okay? Te lo dico con le buone, non voglio arrivare alle brutte maniere. Quindi cerca di girare il culo e andartene da qui. Questa è la prima volta che te lo dico, cerca di non arrivare alla terza" disse a denti stretti cercando di mantenere la calma.

Evidentemente ciò che gli avevo detto poco prima era servito a qualcosa.

Il ragazzo girò i tacchi e senza dire una parola si allontanò da me.

"Tutto apposto?" Domandò Fede voltandosi verso di me.

Annuii.

"Sicura? Se vuoi andare a casa dimmelo" mi accarezzó delicatamente la schiena.
"N-no, tranquillo... sto bene" gli sorrisi.

In realtà avrei preferito tornare a casa, ma non volevo rovinare questa serata. Lui amava andare in discoteca e a causa del lavoro ci andava pochissime volte.

Così, riprendemmo a ballare come se non fosse successo niente, ma nemmeno cinque minuti più tardi mi ripiombó di nuovo addosso quel tipo.
E che cazzo.

Le sue dita sudate e appiccicose cercarono di attirarmi sempre di più a lui.

"Cazzo, la vuoi smettere?" Gridai in modo che mi potesse sentire bene a causa del volume della musica troppo alta.
"Bello mio, forse non hai afferrato il concetto prima, lasciala stare o ti spacco la faccia. Siamo già alla seconda, cerca di risparmiare la terza. Non voglio farti del male" disse Federico intromettendosi nel mio discorso.

Sembrò finalmente che avesse capito, perché se ne andò offeso.

Menomale.

"Dai, vieni..." mi prese per mano Fede.
"Perché? Dove mi porti?" Chiesi un po infastidita.
"A casa"
"Come? E perché?" Con una grande mossa riuscii a mollare la sua presa del mio braccio.
"Perché prima stavi tremando di paura.."

Provai a parlare, ma mi fermó.

"È vero Giselle, non dire cazzate, lo vedevo benissimo"
"Dai adesso andiamo a casa" continuò afferrando in malo modo la mia mano.
"No Fede! Voglio restare qui" controbatté io.
"Sei sicura Giselle? Guardami negli occhi... non lo devi fare per me"
"Federico sono sicura cazzo. Perché mi tratti sempre come una bambina piccola? Non ho più otto anni" alzai la voce un po arrabbiata.
"Non ti ho mai trattato come una bambina di otto anni Giselle. Io ti proteggo, il concetto è ben diverso. Non voglio che ti venga fatto del male..." abbassò lo sguardo.

"Ma davvero stai con questo qua, bellezza?" Domandò una voce alle nostre spalle.

Mi voltai di scatto e vidi ancora l'immagine di quel ragazzo che poco prima si strusciava sopra di me.

"Dai vieni, ora ti faccio divertire un po io..."

Ma non ebbi neanche il tempo di realizzare che cosa stesse succedendo perché d'un tratto mi prese per una braccio e mi costrinse a seguirlo.
Sfortunatamente si accorse che Federico stava correndo per raggiungerci facendosi spazio tra la grande folla di ragazzi ubriachi che ballavano, così iniziò ad andare sempre più veloce verso i bagni della discoteca, ma siccome avevo i tacchi quella sera, per sbaglio la mia caviglia si storse e caddi a terra urlando  dal dolore.
Mi faceva malissimo, cazzo.

Fede riuscì a raggiungerci facendosi spazio fra le gente ubriaca che ballava.
Mi sorpassó e andò a passo diretto verso quel ragazzo. Lo prese per la maglia e gli sferró un pugno nello stomaco così forte che pure io rabbrividii a quell'immagine.

"TI AVEVO AVVERTITO DI NON ARRIVARE ALLA TERZA VOLTA FIGLIO DI PUTTANA! NON DOVEVI TOCCARLA FIN DALL'INIZIO LA MIA RAGAZZA, HAI CAPITO?" Gli gridò in faccia con il collo rosso dalla rabbia e con le vene che rischiavano di esplodere.
"ALLORA? HAI CAPITO? DEVI LASCIARLA STARE BRUTTO FIGLIO DI PUTTANA!" Federico lo prese ancora per il colletto della sua maglietta e lo fece cadere a terra spingendolo molto  violentemente.

Dopodiché tornò verso di me, che nel frattempo ero sempre a terra e mi stringevo la caviglia fra le mie mani dal dolore. Mettendo le mie braccia attorno al suo collo, riuscì a prendermi in braccio mettendo una mano sotto le mie ginocchia e l'altra dietro la mia schiena. Cominciai a tremare non sapendo nemmeno il motivo... forse per la paura.
O... semplicemente per il freddo.

Così, mettendo la testa nell'incavo del collo di Fede, cercai di calmarmi.

Ma, al contrario... iniziai a piangere.

"No piccola... shhh..." sussurrò Federico al mio orecchio sopra il volume alto della musica.

Più lui cercava di tranquillizzarmi con la sua voce e le sue tenere carezze e più i miei singhiozii si facevano sempre più profondi.
Per fortuna, però, in poco tempo Federico riuscì ad uscire dalla discoteca e si diresse verso la sua auto che poche ore prima avevamo lasciato nel parcheggio mentre mi continuava a tenere in braccio.

Spostando tutto il mio peso su una mano soltanto, con l'altra prese le chiavi dell'auto dalla tasca dei suoi pantaloni e l'aprí.

Aprì la portiera e facendo attenzione a non farmi male, riuscì a mettermi a sedere. Lui tolse il suo braccio che aveva messo dietro la mia schiena e si mise accucciato sull'asfalto accanto a me a guardarmi. Mi fissava con uno sguardo un po in colpa mentre mi spostava delle ciocche di capelli che mi erano ricadute sul viso.

"A-amore... calmati... ti prego... è tutto passato..." passò un dito sulla mia guancia per asciugarmi alcune lacrime.
"M-mi p-porti a-a c-casa?" Balbettai tremando.
"Ma certo!"
"Mettiti questa, hai freddo" continuò dopo togliendosi la sua felpa e appoggiandola sulle mie spalle.

Si alzò in piedi, chiuse delicatamente la mia portiera dell'auto, fece il giro intorno alla macchina per poi mettersi seduto al volante, accanto a me. Accese il motore e mise una sua mano calda sulla mia coscia nuda.

Questo gesto fortunatamente mi fece sentire un po più protetta...

Premendo il piede sull'acceleratore, tornammo a casa.

@federicofederossi ha pubblicato una foto.

Federicofederossi:A volte ti ucciderei, ma ucciderei chiunque ti toccasse

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Federicofederossi:
A volte ti ucciderei, ma ucciderei chiunque ti toccasse.

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