26

1.5K 55 1
                                    

La porta si aprì e vidi Federico con tutto il suo splendore.

Ma notai subito che aveva gli occhi lucidi... aveva pianto?
Aveva pianto... per me?

Indossava dei jeans leggermente strappati ed una camicetta bianca appena sbottonata sul collo.

Appena mi vide il suo sguardo cambiò subito umore ed io lo abbracciai come non avessi mai fatto prima.

Era bellissimo stare fra le sue braccia. Finalmente mi sentivo a casa e soprattutto protetta.
Le mie lacrime ancora non volevano smettere di fermarsi.
Riuscivo a sentire solo il suo cuore battere fortissimo per la preoccupazione che aveva e tutti i miei singhiozzii che rimbombavano dentro di me.

FEDERICO'S POV
Non potevo credere ai miei occhi.

Avevo la mia principessa fra le mie braccia, cazzo quanto mi era mancata. Nonostante mi stesse già abbracciando la presi per i fianchi e l'attirai ancora più vicina a me.

Volevo non staccarmi più da quella posizione.
Si stava lasciando cullare da me.

Era incredibile di come le mie braccia la potessero rendere una piccola bambina indifesa.
Ma era bello proteggerla da tutti. Perché lei era solo mia.
Nessuno la doveva toccare.

Ad un certo punto, sentii i suoi singhiozzii farsi sempre più pesanti.
Stava tremando.
Aveva paura.
Le accarezzai delicatamente la schiena con le mie mani e a quel contatto sentii pure io una scossa elettrica rimbombare dentro il mio corpo.

Appoggiò la testa sulla mia spalla.
Era bellissima.
Mi faceva male vederla così, perché sapevo che se io non fossi andato con una puttana, lei sarebbe sempre stata al mio fianco, sempre.

La mia camicia bianca si stava iniziando a macchiare di mascara, ma non me ne fregava un cazzo.


Quella si poteva lavare.
Il dolore invece, no.



Dopo alcuni minuti si staccò da me...

"S-scusami..." mi sussurrò guardando la mia camicia sporca del suo trucco, accennando un piccolo sorriso.

Cazzo quanto mi era mancato!

"Ahah t-tranquilla!" Le risposi io balbettando sorridendo insieme a lei.

Nessuno sapeva cosa dire: eravamo li fermi sulla porta di casa mia a guardarci negli occhi.

Mia mamma vedendo un po il disagio che si era creato ci venne incontro dicendo:

"Ciao cara! Sono la mamma di Federico, piacere, vieni accomodati..." le porse la mano.
"Vai nel mio letto, ti preparo una bella cioccolata calda. Sei tutta bagnata... va a farti una doccia, ti presto qualcosa io per i vestiti. Federico l'accompagni tu?" Parlò poi tutto d'un fiato.

Mimai un 'grazie' a mia madre ed accompagnai Giselle in camera.

La presi per mano e aiutandola un po a camminare per le scale, sorreggendola per i fianchi, arrivammo nella stanza di mia madre.

Lentamente, la feci stendere sul letto e le rimboccai il piumone.
Le diedi un dolce bacio sulla fronte e mi sedetti accanto a lei.

"V-vuoi parlarne?" Domandai quasi preoccupato di come avrebbe potuto rispondere.

Lei annuì.

"A-a-avevo paura Fede..." disse ricominciando un po a piangere e avvicinandosi a me per abbracciarmi.
"Tranquilla piccola, ci sono io qui con te adesso" le sussurrai teneramente all'orecchio.

Lei fece un respiro ed iniziò a raccontarmi.

"E-ero uscita con dei miei amici in discoteca e quando sono andata in bagno un uomo ha iniziato a toccarmi..."disse abbassando lo sguardo e senza trattenere nessuna lacrima.

Mi sentii una merda per non essere stato lì con lei in quel momento per proteggerla.

"V-voleva v-violentarmi..." continuò con un filo di voce.
"Lo ha fatto?" Chiesi impaurito.

Lei scosse la testa in segno di negazione ed io tirai un sospiro di sollievo.
Non sapevo cosa avrei fatto se quell'uomo le avesse fatto veramente del male.

Solo io la potevo toccare.
Solo io potevo baciarla.
Lei era mia.

"Ecco tesoro, tieni" entrò mia mamma con un bicchiere di cioccolata calda.
"Grazie mille signora" rispose.
"Eh no eh. Signora no, mi fai sentire ancora più vecchia. Chiamami pure Morena" sorrise mia mamma.
"D'accordo Morena. Comunque non è affatto vecchia" affermó Giselle.

In quel momento intervenni io con un colpo di voce finto, ovviamente.

"Ecco vedi! È lui che mi da sempre della vecchia" insinuó mia madre.
"Io?" Risposi cercando di fare la vittima.

Ma ero una frana a recitare.

Però almeno...

Avevo sentito la risata di Giselle.
Io l'avevo fatta sorridere.
Io.
Lei prese il bicchiere e se lo portò piano piano alle labbra.

Finalmente si stava iniziando a tranquillizzare.

Tutta Colpa Di Quegli Occhi||FEDERICO ROSSI||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora