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Erano circa le 23 quando tornammo a casa.

Federico parcheggió l'auto, scese dalla macchina e venne ad aprirmi la portiera.

"Vieni, ti porto io in camera" sussurrò dolce al mio orecchio.

Io mi limitai ad annuire ancora con le lacrime agli occhi e gettai le mie braccia attorno al suo collo. Mettendo le sue mani dietro alla mia schiena e sotto le mie ginocchia, riuscì a prendermi in braccio. Con un piede chiuse lo sportello dell'auto e si avvió verso l'ingresso di casa. Aprì la porta e facendo attenzione a non fare rumore perché Morena era in camera sua che dormiva, salì le scale e quando arrivò nella sua stanza mi appoggiò delicatamente sul suo letto.
Mi tolse le scarpe col tacco che avevo in piedi lasciandole cadere a terra. Poi, abbassando la cerniera del mio vestito, me lo sfiló. Vedendomi in quelle condizioni, cioè soltanto con le mutandine addosso, lo vidi modersi il labbro ed iniziò a respirare a fatica.
Andò ad aprire il suo armadio e prese una felpa abbastanza grande...
Ritornó da me, si mise a sedere in ginocchio sul letto e facendomi alzare le braccia me la mise. Al contatto delle sua dita gelide con il mio corpo caldo rabbrividii ancora di più, infatti pochi secondi dopo avevo già la pelle d'oca.

"Ti sei calmata almeno un pochino?" Mi chiese dolcemente accarezzandomi i capelli.
"I-insomma..." affermai continuando a tremare.
"Vieni qui..." aprì le sue braccia facendomi segno di abbracciarlo.

Si stese sul letto e mi costrinse a sdraiarmi completamente sopra di lui.

Appoggiai la testa sul suo petto e finalmente cominciai un po a tranquillizzarmi.

"Scusami se ho usato la violenza e non ti ho dato retta... sono stato un coglione..." disse abbassando lo sguardo.

Era davvero pentito.
Glielo potevo leggere sia dal suo tono di voce che dai suoi occhi.

"N-non ti preoccupare Fede... lo avrei fatto pure io se fossi stata al tuo posto..." gli accarezzai teneramente le guance.
"Giselle! Cazzo! Mi ero completamente dimenticato della tua caviglia! Ti fa male? Vuoi che ti porti all'osped--" sussultó improvvisamente.
"No tranquillo, adesso non mi fa più così tanto male..."
"Sicura? Guarda che sennò ti port--"
"Ma che ospedale! Preferirei restare senza un piede per tutta la vita invece che andare all'ospedale!" Esclamai.
"Esagerata! E perché?" Rise.
"Perché io so cosa si prova ad aspettare che esca l'amore della tua vita da una stupida stanza. Ti inizi a sentire sempre più in colpa, perché ti convinci che in fondo è anche colpa tua se sei lì con lei. Poi, sei seduto su delle cazzo di sedie di plastica fermo perché non puoi fare un cazzo, mentre l'altro sta soffrendo in un'altra sala. Vorresti fare di tutto per portarla via di lì, ma non ti è permesso" dissi tutto d'un fiato.
"Giselle..." mi strinse più a sé.
"Non mi portare all'ospedale, ti prego... ho sofferto troppo quando c'eri tu... non voglio che tu ti senta come mi sono sentita io..." lo supplicai.
"... va bene... comunque non ci credo che sia per questo che tu non ci vuoi andare..." mi guardò negli occhi.

Sbuffai.

"È solo che... non voglio farti passare un brutto compleanno..." abbassai lo sguardo.
"Ma finiscila! Devi smettere di sentirti sempre in colpa..."
"Io smetterò di sentirmi in colpa quando tu smetterai di eccitarti ogni volta che mi vedi anche soltanto con l'intimo addosso" lo provocai.
"Cioè, mai?"
"Esatto" risi insieme a lui.
"Sei più bella quando ridi" mi stampó un bacio sulla fronte.
"... domani diventi vecchio..." sussurrai sorridendo.
"Sarò il tuo vecchietto insopportabile" capovolse la situazione.

Adesso era lui sopra di me.

Cominciò a lasciarmi una scia di piccoli umidi baci su tutto il collo.

"F-fede..." ansimai quasi sussurrando.

Facendo entrare le sue mani all'interno della sua felpa che avevo adesso, cominciò a disegnarmi dei cerchi immaginari, fino a quando si fermò:

"Il meglio lo lascio a domani sera... adesso facciamo la nanna"

Risi ancora una volta a quelle parole.

"Nanna?" Lo guardai in modo interrogativo.
"Le bambine fanno la nanna e tu sei la mia bambina"

Sorrisi di nuovo.

"Dai vieni qui piccinaccola..." mi abbracciò forte sdraiandosi di fianco a me.

Misi le mie braccia attorno al suo collo e appoggiando la testa sul suo petto, mi accorsi che c'era qualcosa che non andava.

"Fede..." iniziai io.
"Mm?"

Lo guardai negli occhi.

"Oh, si ho capito" si mise a sedere sul letto e si tolse la sua maglietta lasciandola a terra.

Dopodiché, si stese di nuovo vicino a me ed io mi rimisi nella solita posizione.

"Meglio?" Domandò quasi ridendo.
"Molto" sorrisi pure io.
"Buonanotte piccola" mi diede un tenero bacio sulla guancia.
"Buonanotte Fede, grazie di esistere, ti amo" lo strinsi più forte a me.

@giselleofficial ha pubblicato una foto.

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Giselleofficial:
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Tutta Colpa Di Quegli Occhi||FEDERICO ROSSI||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora