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FEDERICO'S POV
"SALI IN MACCHINA!" Gridai per la decima volta mentre sistemavo la valigia in bauliera.

Giselle aprì la portiera e fece come le avevo detto.

"F-fede..." sussurró ancora con le lacrime agli occhi.
"CHE CAZZO VUOI?" Sbottai io prima di accendere il motore dell'auto.
"I-io ti amo e ho sempre amato solo te" mi accarezzó delicatamente una guancia.

Con la faccia schifata presi la sua mano e la costrinsi a fargliela togliere dal mio viso.

"NON MI DEVI TOCCARE, HAI CAPITO?" Infilai la chiave nel quadro della macchina.

Poi, misi il piede sull'acceleratore e partii ad alta velocità.

"F-fede... rallenta ti prego..." balbettó impaurita non appena uscii dal suo cancello di casa mia.

Ma io ero troppo arrabbiato per darle ascolto.
Avevo gli occhi puntati sulla strada e le mani entrambi sul volante con le nocche che si coloravamo di bianco latte e rosso sangue.

"F-fede..." parló ancora con la voce tremante.

Giselle si slacció la cintura di sicurezza e si avvicinó a me.

"Federico ti prego rallenta... vai troppo veloce..."
"NON MI DIRE QUELLO CHE DEVO O NON DEVO FARE PUTTANA!" Gridai.

Notai solo adesso che stavo piangendo pure io. Avevo tutte le guance rigate di lacrime... ed era stata solo colpa sua se adesso mi comportavo così.

"... una volta mi difendevi quando mi chiamano così..." sussurró piano rimettendosi la cintura e tornando al suo posto.
"NON AVREI DOVUTO MAI FARLO, AVEVANO RAGIONE!" Dissi aumentando la velocità.
"F-fede non andare così veloce, ti prego..." mi imploró.
"E PERCHÉ NON DOVREI?"

Arrivammo ad un incrocio con il semaforo rosso ed io non mi fermai.
Andai avanti.
Dritto.
Dritto sulla strada.

Inizialmente voleva dirmi qualcosa, ma poi ci rimpensó e fece un respiro profondo.

E poi parló:

"Ho sempre amato solo te Federico e continuerò a farlo, credimi... i-io t-ti
a-amo..." le si spezzó la voce.
"Cos--..." non feci in tempo a finire di parlare che notai due grandi luci venirci addosso e un suono di un grandissimo e rumoroso clacson provenire dalla parte dov'era seduta Giselle.

A questo punto della storia la mia memoria ha come un vuoto.
Un grande buco nero che non mi fa provare a ricordare niente.
In mente ho solo l'immagine della mia principessa mentre mi sussurra quelle parole.

Poi un camion...
... quelle luci...
... quel suono orribile...
... la nostra auto mi sembró girare su se stessa per una... due ...tre volte...

Poi vidi una luce.
Ancora una volta.
E riuscii ad aprire gli occhi.
Si, ci riuscii.

"È vivo! È vivo!" Urlò una voce.

... ma non riuscivo a capire chi...
Non riuscivo a mettere a fuoco quella persona.
Vedevo solo delle ombre muoversi intorno a me...

"Forza ragazzo! Non mollare!" Sentii ancora.

Qualcuno mi afferró da dietro le spalle e mi tiró fuori da sotto un auto.
Era la mia auto...
Si, era la mia.
La mia Audi bianca.

"Federico!" Sentii gridare da una voce che singhiozzava.

Ma non riuscivo a capire perché tutte queste voci urlavano... cosa c'era da gridare così forte?
Mi girava così tanto la testa...

Pochi secondi dopo cominciai a mettere a fuoco un po di immagini intorno a me.
Un uomo vestito con dei colori dei catarifrangenti si stava avvicinando con una barella bianca e vuota.
Poi, colui che mi stava tenendo in braccio mi ci fece stendere delicatamente sopra e una donna mi mise come un collare al collo in modo tale che non lo potessi muovere.

Una signora si avvicinó a me piangendo.

"F-federico..." mi afferró la mano e riuscii subito a capire di chi fosse quel dolce tocco.

Mamma.

"La prego, si allontani..." un uomo tolse violentemente la mano di mia madre sulla mia ed iniziò a spingere la barella verso un mezzo lampeggiante con una grande sirena accesa.
Provai a voltare lentamente lo sguardo guardandomi intorno anche se di poco perché a causa del collare rischiavo di farmi ancora più male e vidi molte persone dietro ad un filo bianco e rosso.
Uno di quelli della polizia.
Un carabiniere stava cercando di non far oltrepassare da nessuno quel nastro fino a quando sentii un altro suono insopportabile.
Ma quella volta non era un camion o una macchina, era un'ambulanza.
Ma come?
Un'altra?
Non capivo...

Andò diretta verso la mia auto e si fermò: due uomini scesero con un barella in mano simile alla mia e si accucciarono appena dietro la mia macchina.
Pochi secondi dopo vidi una ragazza sdraiata sopra. Ai piedi aveva solo una scarpa e rotta. Aveva il collo pieno di sangue, i capelli scompigliati, la maglia con una manica strappata e i pantaloni rigati di rosso.

Giselle...

Una fitta mi colpí con violenza al cuore.
Il mio istinto impulsivo mi fece alzare dalla barella e nonostante tutti gli uomini che mi tenevano per le braccia per farmi restare sdraiato, io riuscii a correre zoppicando un po verso l'altra barella, anche se appena misi il primo piede a terra cascai sull'asfalto... non riuscivo nemmeno a reggermi in piedi. Però mi alzai in fretta e gemendo sempre da dolore andai da lei.

"Giselle!" Gridai con le lacrime su tutto il mio viso che nel frattempo mi trascinavano via il sangue che avevo sulle guance.
"No ragazzo! Venga qua!" Urlò un uomo cercando di venire da me.

Ma io ero più veloce di lui e riuscii ad arrivare da Giselle prima che lui mi potesse prendere.

"Giselle! Giselle! Giselle! Giselle sono Federico! Ti prego!" Le afferrai la mano e la strinsi forte.

Aveva gli occhi chiusi e le labbra socchiuse.... respirava a malapena.

"Sì allontani, la prego" mi disse una donna che stava spingendo la barella.
"Cos'ha? Perché non si sveglia?" Gli gridai contro piangendo.
"La prego ragazzo, non peggiori la situazione, si allontani" disse di nuovo.

Spostai il mio sguardo sul viso della mia principessa e notai solo allora un taglio profondo sul suo labbro superiore con un piccola perdita di sangue.
Sangue... sangue ovunque.
Sui suoi capelli lunghi biondi...
Su tutto il suo collo...
Le sue braccia...
Le sua gambe...

A quella visione le mie ginocchia non mi reggerono più in piedi e caddi a terra rabbrividendo con entrambi le mie mani nei miei capelli.
Poi feci un urlo.
Forte.
Pieno di rabbia che avevo dentro.
Urlai ancora.
Piangendo quella volta.

Ero arrivato a tal punto che pure le lacrime cominciavano a mescolarsi con le gocce di sangue che uscivano sempre dal mio viso.

Ma che cazzo avevo fatto?

Tutta Colpa Di Quegli Occhi||FEDERICO ROSSI||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora