Last letter

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Cara Lauren

L'ultima volta che ti ho visto non pensavo sarebbe stata l'ultima. L'ultima cosa che ti ho detto è stata probabilmente patetica o banale, solo perché non pensavo fosse l'ultima. Non ci si pensa mai quando tutto va bene. Ma in fondo... anche quando tutto va male è l'ultimo pensiero che si ha. E diciamocelo: fra noi andava molto male.
Non so perché ci siamo ostinate ad aggrapparci alle notte insonni a litigare, ai mal di testa prima di entrare a lavoro, agli sbuffi e alle occhiatacce. Credo solo che non eravamo pronte a dichiarare conclusa la partita, volevamo giocare fino in fondo anche se le carte erano pessime, davvero pessime.
Questo non significa che fossi pronta o che abbia fatto meno male il contraccolpo. Come non fa meno male non sapere dove tu sia adesso, o ieri, o dove sarai domani. Spero solo che starai bene. Ed è assurdo, non trovi? È assurdo e paradossale che ci auguriamo (ci?) il meglio soltanto adesso.
Lo sai, non credo di aver ancora il rimorso di voler tentare più di una volta, ma vorrei dare un senso. È così sbagliato voler dare un senso a cosa si è perso? Vorrei solo vivere con la consapevolezza che non abbiamo fatto tutto per niente. Che non è stato solo l'ennesima storia che non faremo (faremo?) fatica a dimenticare. Un senso. Posso pretenderlo? Posso reclamarlo?
Tutti si affrettano per dimenticare. Trovano, scovano e addirittura inventano modi per non essere presenti al loro dolore. Forse fanno bene. Ma io posso sopportarlo se solo ci fosse un senso. Possono coesistere il mio presente di possibilità e il dolore se solo tutto ciò avesse un senso che non sia lontano o addirittura diverso dalla verità.
Lauren. Mi fa strano dire il tuo nome. Sentirlo formarsi dolcemente sulle labbra dopo averlo urlato a squarciagola quella sera, quella maledetta sera che ho rinnegato all'appello della memoria senza possibilità, però, di cancellarla dalla realtà dei fatti. Lauren. Lo dico ancora una volta. Lauren. Lo ripeto per chiederti scusa, anche se non sono io quella che ha mollato una volta per tutte. Ti chiedo scusa perché forse l'ho fatto ogni volta che ti rinfacciavo le promesse che non hai mantenuto. Siamo state felici, ma ormai non eravamo più quelle persone. Che fine avevano fatto? Dove le avevamo lasciate? Chi le aveva dimenticare per prima? Avevamo rinunciato a loro una volta per tutte o a poco a poco? Non lo so. So solo che il ricordo non basta mai a soddisfare le aspettative del futuro. Ed è giusto così. È solo sbagliato non poter essere di nuovo quelle persone. Se mi chiedessero cosa davvero desiderio dalla vita, direi essere quelle persone. Non per amore o devozione, ma per la felicità. Eppure. Eppure adesso, adesso che devo concludere questa lettera senza la minima coscienziosità sul finale, mi rendo conto che non si cambia mai senza ragione. Mi rendo conto che, che non importa quanto sei importante per qualcuno. Le tue aspettative saranno sempre indulgenti con le loro mancanze. Le loro promesse vincenti saranno piegate come biglietti di una scommessa nella tasca della giacca e dimenticati domani. Non importa se credi che i passi faranno sempre abbastanza rumore per essere riconosciuti, perché lo saranno solo dopo che la porta si sarà chiusa per l'ennesima volta. Possiamo continuare a sfidare la speranza. Vuoi la rivincita? La pretendi? Siediti e gioca. Solo non sbagliarti: non importa quante volte siamo state qui, ma quante mani vincenti avevamo davvero ottenuto. Guardiamo in faccia la realtà. Guardiamola insieme. Le illusioni vincono sempre quando il giocatore non sa più nemmeno bluffare.

E io ho smesso di bluffare, Lauren. Sono contenta che anche tu abbia calato tutti i tuoi assi. Ora possiamo lasciare il tavolo senza riscuotere nulla.

Non è così che si vince davvero?

One shot CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora