Helper

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Le medicine non curano un sentimento finito, però l'armadietto del bagno ne è pieno. I vestiti non colmano il vuoto, eppure l'armadio straripa. L'unica cosa che rimane vuota è il frigorifero. E la conversazione quando siamo in due. Ho l'impressione mi rimproveri anche quando si addormenta. A volte la sento alzarsi dal letto nel mezzo della notte, e mi viene da chiedermi se abbia avuto un incubo o se semplicemente vuole allontanarsi da me per un po'. D'altronde nemmeno io apro gli occhi in quei momenti, non glielo chiedo mai. Non so come siamo finite dal parlare di figli al mangiare dall'altro capo del tavolo. Dal discutere di tutto fino a far finta di niente. Non so neanche perché ci ostiniamo a volerci, tireremmo entrambe un sospiro di sollievo se una delle due domani mattina chiudesse una volta per tutte quelle porta. Invece continuiamo a tornare, continuiamo a mangiare nella stessa stanza e ad addormentarci nello stesso letto. Forse continuiamo addirittura a credere di non poter essere più felici di così, quando in realtà vorremmo soltanto urlarci addosso quanta felicità ci siamo portate via.

Lucy sorseggia il vino con lo sguardo di chi preferisce riempirsi la bocca di Chardonnay che di parole. Io consumo la scatoletta di tonno come se fosse una prelibatezza, quando invece è talmente stantio da risultare gommoso ad ogni boccone di più.

«Ho trovato questo su internet.» Mi ero quasi dimenticata come suonasse la sua voce quando non è alterata.

La forchetta si arresta a mezz'aria per la sorpresa, poi allungo la mano verso il foglietto stropicciato disteso sul tavolo, che ha tutta l'aria di essere il prossimo MacGuffin in questo film bianco e nero -sempre meglio che ingoiare un altro boccone di tonno.

«Prima di dire di no, vorrei che davvero ascoltassi e leggessi le informazioni, senza escludere a priori l'opzione.» Mette le mani avanti, squadrandomi con occhi ammonitori, come se avessi già prevedesse già qualche passo falso.

Mi stringo nelle spalle innocentemente ed annuisco appena, mentre cerco di raccapezzarmi perché "terza persona" e "soluzione" completino la stessa frase.

Riempie il calice di vino prima di proseguire. «Ti ricordi di Hannah e Jenny? Erano la coppia più felice mondo, finché non sono andate a vivere insieme. Jenny stava quasi per lasciarla, quando Hannah le ha proposto l'ultima alternativa. È un progetto nuovo, una start-up, per così dire...»

Appena termino di leggere il depliant mi rendo conto perché il suo calice non si è mai svuotato del tutto, continuando a riempiersi fino all'orlo.

«Una start-up di escort?» Inarco le sopracciglia. Quasi quasi preferivo il tonno.

«Non sono escort, Lauren.» Mi rimprovera severamente, accigliata. Deve fare un respiro profondo per non perdere pazienza e speranza assieme. «Sono donne specializzate in rapporti di coppia che sanno come movimentare l'atmosfera, che in qualche modo ti ricordano cosa sia importante e aiutano il rapporto a non avvizzirsi.» Forse mi perdo a causa della gestualità frenetica, ma ciò che mi sta offrendo è una follia.

«Vuoi che ci mettiamo in casa una di queste donne?» Sono sempre più sconcertata, faccio la spola fra il depliant e i suoi occhi, chiedendomi dove abbia sbagliato. C'è per forza un errore se la mia fidanzata crede di poter risanare il nostro rapporto ampliandolo a terze parti.

«Si, voglio proprio questo.» La dichiarazione è talmente franca e ineludibile che non ho nemmeno il tempo di calibrarne la traiettoria del tiro. La sensazione è la medesima che venire colpita in pieno da una macchina in corsa e ritrovarsi gambe all'aria per strada.

One shot CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora