Once more

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La musica soffusa mi infonde tristezza anche sui pezzi più vivaci; generalmente, tutte le cose lontane hanno il suono della malinconia. Queste note non sono diverse. Questa notte nemmeno.

La convinzione collettiva di sentirsi meglio in una grande città non sarà mai vera. Si basa su un principio errato: più strade ci sono, più si va lontano.
Ma più lontani siamo, più non so dove cercarti. E se il senso comune insidia la notorietà fra le sillabe del "lontano", allora già l'ho fatto, già avuto. Si può desiderare la stessa cosa due volte col medesimo ardore? No, mai. Quel che invece so é che, se l'ardore non svanisce, allora non si é mai smesso di cercarla, neppure quando la ricerca sembrava finita; al contrario, se l'anelito si consuma un'ultima volta, é tempo di lasciar andare il sogno. Ho vissuto sulla mia pelle entrambe le opzioni e no, non ne esista una migliore. Se ciò che volevi adesso é niente, tu cosa sei? Ma se ciò che volevi é ancora tutto, di te cosa rimane? Meglio perdersi o consumarsi? Qualcuno direbbe che smarrirsi é il primo passo per ritrovarsi, ma molto spesso quell'unico passo é più distante di altri cento. Qualcun altro smaltirebbe gli anni di patire col medesimo ritornello: "passerà", ma d'altronde, cosa ne sa il fuoco di cosa significhi bruciare?

Un'onda di musica si gonfia attorno al mio orecchio, prima di accasciarsi nuovamente quando la portafinestra viene richiusa. Non devo voltarmi per sapere chi é, ho trascorso abbastanza tempo con Normani per riconoscere il suo incedere. Ecco un'altra cosa che ho imparato: se distingui il passo di qualcuno, probabilmente avete trascorso troppo tempo insieme per divenire del tutto sconosciuti. Lei é la mia migliore amica. Lo era prima e lo resterà anche adesso, seppur le nostre strade siano diverse e, addirittura, non solo lontane bensì anche opposte.

Quando il gruppo si é sciolto, ognuna ha seguito la propria passione, ma tutte su sentiti diversi. Normani, per esempio, produce musica, ma non canta più; sostiene che dare voce agli altri sia il suo vero scopo adesso. Temo stia per fare lo stesso con me.

«La festa é dalla parte opposta.» Ridacchia mentre si affloscia sulla balaustra accanto a me.

«Non l'avevo notato.» L'angolo della bocca si inarca stancamente, con la nitida fatica di un anziano in procinto di alzarsi. Ma, con la medesima educazione, Normani lo nota senza dirlo ad alta voce.

«Ti stai perdendo lo sproloquio di Dinah.» Dalla sua espressione sconcertata posso dedurre il numero delle birre a cui é arrivata.

Stiro un sorriso: «É solo il quarto, mancano ancora il quinto, il sesto, il settimo...» Disegno nel vuoto la sequenza infinita, sapendo però di non assistere a nessuno di essi.

Anche Normani lo sa, ma, di nuovo, mi asseconda: «Dà sempre il meglio di sé al nono, perciò... abbiamo tempo.» Non mi sfugge il verbo. Abbiamo. Quindi non é uscita solo a fumarsi una sigaretta o a rilassarsi i timpani, é qui per me.

Non mi volto verso di lei, piuttosto fisso imperterrita le migliaia di luci davanti a me, disegnando con i battiti di ciglia un quadro di Seurat, ma tutto ciò che partorisce la mia fantasia é sempre la stessa immagine.

Normani segue la traiettoria del mio sguardo, forse sperando di evincere qualcosa dallo sfondo che non é intuibile dal mio viso.

«Stai pensando a domani?» Dice d'un tratto, spezzando l'incantesimo nostalgico della musica sommessa.

Sospiro sonoramente. Non c'era altro modo per chiederlo, lo so, ma vorrei che alcune domande non fossero cosi brutalmente dirette. Non é la risposta a spaventarmi, ma il colpo secco della domanda, quel gomitolo improvvisamente divenuto filo a cui pende tutta una vita.

«Sto pensando a dopo domani.» Specifico, mascherando l'angoscia dietro un sorriso che non so mantenere più del dovuto, ma che annacquo facilmente nella bottiglia di birra.

One shot CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora