Be My Mistake

219 18 3
                                    



I shouldn't have called
'Cause we shouldn't speak.
You do make me hard,
But she makes me weak.

————

Ora vorrei solamente stare in silenzio, da sola, invece il rumore sovrasta le grida. Mi odio per essere venuta qui, ma mi odierei di più se non ci fossi. Odio, soprattutto, dover scegliere fra moralità e desiderio, come se fosse giusto scindere l'essere umano fra dovere e volere. Annacquo i pensieri con l'ennesimo sorso di whiskey. Non mi piace nemmeno il whisky...

«Camila!» Dinah Cade a peso morto sulle mie spalle e capisco che sarà una lunga serata. «Devi assolutamente venire con noi.» Dice senza fiato per la risata sconclusionata che governa i suoi pensieri.

«Dinah, ho lavorato tutto il giorno, non riuscirei a ballare nemmeno volendo.» E non lo voglio, per essere precisi.

«Uffa.» Afferra il mio viso indelicatamente fra le sue mani. «Sei diventata vecchia. Ti conservi bene, ma se vecchia. Avrai sicuramente il colesterolo sopra la norma.» Mi deride imbronciandosi, ma non è la prima volta che tenta di persuadermi sfidandomi, anzi, sa essere questo l'unico modo per sfatare ogni mio mito.

«Tu avrai Sicuramente il tasso alcolemico sopra la norma.» Mi stampo un sorriso plastico e mi sbarazzo della sua mano penzolante.

«Hai ragione, ma tanto guidi tu.» La linea sghimbescia sul suo volto le assottiglia gli occhi più dell'ultimo drink.

«Si, ma vorrei riportarti a casa viva, che ne dici?» Sollevo le sopracciglia in un'espressione di puro sarcasmo per niente apprezzato dall'ebrietà.

«Dico che ho bisogno di vomitare.» Dichiara, sparendo nella ridda prima che possa seguirla.

Sospiro portandomi una mano sulla fronte. Lo so, é il suo compleanno. Lo so, é la mia migliore amica. Ma non posso fare a meno di desiderare d'essere altrove. Dopotutto, i desideri sono le forze più potenti di un uomo, superano persino i sogni perché la volontà persuade ad essere realizzata più di un'ambizione. E poi casa mia mi sembra più vicina di un milione di dollari, e sicuramente più concreta.  

Osservo la goccia bruna sul del fondo del bicchiere scivolare fra le increspature, poi la ingollo assaggiandola solo con la punta della lingua.

«Posso?»

Il baccano ha falsato la percezione: se sento una voce é a causa della vicinanza, ma questo non lo immagino quando mi volto verso di lei. Il suo viso é più vicino di quanto credessi e i suoi occhi azzurri mi promettano un guaio. Annuisco lentamente prendendomi il tempo di ammirare i suoi movimenti. Tutto il suo corpo sa quello che fa nel momento in cui lo fa. Non saprei spiegarmi in altro modo la traiettoria perfettamente diagonale del suo sguardo, la parabola raffinata della sua mano, il ritmo cadenzato con cui passa dal bicchiere a me. Mi sbagliavo. Non é un guaio, é uno sbaglio. Uno di quelli che commetterai prima ancora di sapere perché. E se non lo farai, ci penserai tutta la vita, ma forse non basterà; ti sveglierai nella prossima nascendo con questo desiderio conficcato nel petto prima ancora di avere un nome. D'altronde, anche Platone ci insegna che le idee esistono già in un mondo trascendentale: lei potrebbe essere la mia, se...

«Un solo bicchiere per due ore mi sembrano pensieri da smaltire.» Sentenzia indicando il mio whiskey con un cenno consapevole.

«In realtà, non mi piace il whiskey.» Mi stringo nelle spalle abbozzando un sorriso: «Ho solo chiesto la bottiglia con la gradazione più alta.»

One shot CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora