Le risate ruzzolavano lungo il fianco della collina. La villetta era stata costruita sul promontorio non solo per la posizione strategica -si poteva ammirare tutta la città-, ma anche per l'assenza di vicinato e quindi l'assenza di rogne. Normani era una a cui piaceva non avere mai sia la casa sia la cantina vuote, ecco perché dormivo più spesso a casa sua e che a casa mia, ed ecco perché bevevo più vino che acqua in quel periodo, ma sempre con moderazione. Anche quel sabato sera aveva invitato tutti i contatti della rubrica con un pretestuoso espediente, ed io, per la prima volta probabilmente, non potevo essere più contenta di trascorrere la serata in compagnia di musica e vino.«Stai rimuginando sui regali natalizi?» Dinah mi strappò dal mondo astratto dei miei pensieri, e per fortuna avevo ancora il calice abbastanza pieno per sorridere.
«No, nessun regalo dell'ultimo momento quest'anno. Mi sono organizzata prima.» Ammiccai, lasciando però che il mio sguardo non scivolasse più su della sua spalla.
«Che ne hai fatto di Lauren? Chi sei tu?» Ridacchiò per il mio scimmiottare, e mi consolò con una gomitata amicale.
«Seriamente, perché non vieni dentro? Ally è un po' brilla, non puoi perderti uno spettacolo che avviene una volta ogni cento anni.» Si aspettò rispondessi al suo riso con altrettanta ilarità, ma il rosso del calice scarseggiava e io ero ancora troppo lucida.
Lo sguardo di Dinah mi lambì con lo stesso calore con cui il sole di Los Angeles sfiorava il cielo un'ultima volta per quella sera. E anche con la medesima onnipresenza: non si sfuggiva alla lente di Dinah.
«Mh,» si accovacciò al limitare del mio gomito, sulla ringhiera. «E se non è la carta regalo o le coccarde a turbarti, che cosa altro?» Non era il tipo che si mordeva la lingua o andava a dormire serenamente col dubbio in testa. Tollerava maggiormente un rifiuto di un pensiero fisso.
«Niente.. Stavo pensando alla canzone. Dovrebbe uscire fra poco, ed è la prima volta che scrivo una cosa interamente mia...» Lasciai in sospeso la frase, completandola con un'alzata di spalle e un sorso di vino.
Chiunque mi avrebbe battuto due pacche sulle spalle e intortato con qualche aneddoto incoraggiante estratto da un biscotto portafortuna o memorizzato in qualche confraternita al college, ma non Dinah. Riusciva a vedere due chilometri più in là di ogni cazzata. Le spogliava e le svergognava abilmente, anche con gli estranei aveva un fiuto sopraffino, ma se ti conosceva poi... eri spacciato.
«La tua canzone è molto meglio di tante altre sul mercato, e lo sai anche tu. Le persone l'adoreranno tanto quanto tutte noi. Se non vuoi dirmi perché va bene, ma non...»
«È il 18 dicembre, oggi.» Lasciai fosse il mio istinto a condurmi, sapendo bene di poterlo assecondare subito o ricacciarlo immediatamente dopo.
Dinah corrugò la fronte e balbettò qualche parola disordinata, non carpendo il punto del discorso.
«18 dicembre... tre anni fa...?» La imbeccai.
Il suo sguardo ci mise un po' a schiarirsi dietro la foschia della perplessità. Poi, come uno zampillo, si illuminò. «Oh. Siamo lì, dunque.» E a più bassa voce: «Ancora.»
Le rivolsi un'occhiata cagnesca, non aspettandomi compassione o conforto, però un po' di comprensione forse si. «Era anche la tua migliore amica.» Puntualizzai risentita, lasciando che il vino mi carezzasse il palato.
Dinah sospirò gravemente. Intanto all'interno avevano cambiato musica e le casse ora risuonavano sopra gli schiamazzi. «Lauren, certo che lo era, ma siamo andate tutti avanti. Voglio dire, la vita continua. Purtroppo è così.» Non era rinomata per il tatto o la sensibilità, ma in alcuni momenti è meglio togliere subito il dente, fa quasi più male attendere a lungo che intervenire all'istante.
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One shot Camren
FanfictionOne shot Camren Comprenderanno anche alcuni capitoli "interattivi" e capitoli riguardanti storie presenti sul mio profilo (come fight back, she loves her etc...)