You were The best
But you were the worst.————
«Vostro onore, questo é totalmente incorretto.» Protesto vigorosamente.
«I documenti non possono essere inesatti.» Ribatte la corvina dall'altra parte dell'aula.
«Ma falsificati si.» La Mia insinuazione mi fa incassare uno sguardo torvo. Mi stringo nelle spalle con un sorriso compiaciuto.
«Farò finta di non aver sentito, avvocato.» Mi redarguisce il giudice con aria quasi paterna; sono tutti rassegnati alla mia arroganza.
Un sospiro solenne si solleva dall'alto del suo scranno: «Noto che ancora siete entrambe ad un punto morto. Raccogliete ulteriori prove e ci aggiorniamo fra qualche settimana. L'udienza é colta.» Il suo martelletto ammutolisce le mie lamentale.
Cazzo, lancio un'occhiata nella direzione di Lauren. Non mi sfugge la sua espressione soddisfatta, tantomeno a lei sfugge la mia disapprovazione. Alza il mento sopra il mio ghigno e con andatura elegante lascia l'aula sotto gli sguardi ammaliati del pubblico. É sempre così in ogni stanza. É padrona del suo potere, é questo il suo più grande talento.
Sospiro abbattuta e mi allineo alla scia dei suoi passi. In macchina, cerco di riordinare le idee per permettere ad una buona inventiva di emergere. Gli spazi vuoti, però, lasciano spazio solo alla rabbia. Stringo con più veemenza il volante mentre entro nel parcheggio di casa. Mi obbligo a serrare la mascella e a drizzare le spalle mentre giro le chiavi nella serratura.
Taglio il salone a passo deciso, poggiando la valigetta su una sedia poco lontana. Percepisco la sagoma con la coda dell'occhio. É seduta sul divano, con le gambe accavallate, un bicchiere di vino in mano. Mi stava aspettando. Ovviamente.
«Sei arrabbiata con me.» Ecco un'altra sentenza nell'arco di un'ora.
Scuoto flebilmente il capo ma non rispondo. Ho il timore di cosa potrei dire adesso. Sono ancora la donna del tribunale e non quella di casa. E lei è ancora la mia avversaria e non la mia ragazza.
«Lo sai che mi hai chiamato bugiarda davanti ad una corte oggi?» Incalza la corvina, ma con una pacatezza che sfiora i miei nervi.
«Fino a ventiquattro ore fa non avevi quei documenti.» Reclamo, portando i miei occhi nei suoi, la sfida nella sfida.
Adesso che metto a fuoco l'immagine, mi accorgo del secondo calice di vino rosso davanti a lei. Alzo gli occhi al cielo, ma solo per scena.
«Le avevo, solo che tu non lo sapevi.» Confessa risoluta e placida, come se questo dovesse scagionarla piuttosto che incriminarla.
«Quindi sei una bugiarda davvero.» Sottolineo capricciosa, ma lo sappiamo entrambe che la nostra é una recita, un modo per ricordare all'altra che fare il suo meglio non é abbastanza per due come noi.
La corvina si alza dal divano, ghermisce anche il secondo calice nella sua mano e con pericolosa sinuosità mi cattura nella sua malia: «Camila, non posso tradire il segreto professionale solo per farti contenta.» Si ferma ad un passo da me, mi porge il calice e si protende verso il mio orecchio: «Faccio già altre cose per farti contenta.»
Amo il suo profumo mischiato all'odore del vino. Amo sentire la sua pelle lambire la mia. Amo il contatto ravvicinato ma discreto fra di noi, questo limbo in cui esiste solo ciò che immaginiamo accadrà é più intenso anche di quello che accadrà veramente.
Però, ora come ora, devo dimenticare cosa amo e ricordare chi sono. Gonfio il petto e raddrizzo la schiena: «Non stasera.» Dichiaro intransigente.
Non é una punizione, é un pareggio di conti. Noi stiamo bene se il punteggio é stabile, se i numeri tendono a svantaggiare una delle due, qualcosa fra noi si rompe, si guasta e le cose si fanno estremamente taglienti, minacciose. Due come noi nella stessa stanza farebbero paura a chiunque se non fossimo una cosa sola.
STAI LEGGENDO
One shot Camren
FanfictionOne shot Camren Comprenderanno anche alcuni capitoli "interattivi" e capitoli riguardanti storie presenti sul mio profilo (come fight back, she loves her etc...)