Angels Like You

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It's not your fault I ruin everything
And it's not your fault I can't be what you need
Angels like you can't fly down earth with me.

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É il tempo in cui tutto tace. É questo il momento in cui sono più sola. Amavo il cielo livido, il rumore del niente era cosa mia. Adesso é tutto diverso però.

Conto lo stillicidio delle gocce sul tetto. I trucchi della mente per restare a galla sono infiniti. Ad occhi aperti nella notte ogni minuto assomiglia ad un'ora. Ci vuole tanta forza per mantenere integra un'ombra.

«Camz..»

Mi volto verso l'angusto corridoio. La sagoma di Lauren inghiottita dal buio mette in risalto i suoi occhi svelati dal fascio azzurro.

Le sorrido pacatamente. Non voglio svegliare le altre. Vivere in un bus richiede molto silenzio. Scuote la testa aggrottando le sopracciglia. Vuole sapere perché dopo otto ore di prove, due di debriefing e una di allenamento non stia ancora dormendo. Le faccio cenno di star tranquilla. Con le mani mi chiede se voglio compagnia. La ringrazio ma rifiuto. Lentamente annuisce e mi saluta dalla penombra. Riprendo a contare le gocce esasperatamente.

La mattina dopo, ci riuniamo tutte in cucina e facciamo colazione assieme. Fatico ad ascoltare le continue chiacchiere. É già difficile seguire un discorso, figuriamoci tre o quattro. Mi limito ad annuire e a ridacchiare quando lo fanno lo altre. É indicibile quanto semplice sia ingannare un dolore con l'apparenza. Nessuno si accorge chi sta morendo nella stessa stanza.

«Camz?» La voce di Lauren mi restituisce nitidezza.

«Si?» Il sorriso affiora automaticamente, senza alcuna genuinità.

«Tu che ne pensi?» Si scambiano delle occhiate disorientate fra di loro. Non si rendono conto di dove sia quando sembro essere qui.

«Per me va bene tutto.» Convengo e pare essere la risposta giusta perché riprendono a parlarne con la medesima intensità.

Lauren si isola dal baccano. La sua mano sfiora la mia e si sporge leggermente: «Stai bene?» Tutto appare lontano e inafferrabile, questa sua vicinanza é una lama in un denso nero, una voce in mezzo alla sordità.

«Si, grazie.» Sorrido, ma la sua espressione rimane scettica. Lentamente si discosta. La sua immagine si allontana come un volto in mezzo al mare e io rimango sul fondo.

Trascorriamo il pomeriggio in sala registrazioni. Imparo la mia parte a memoria e la canto. É quanto basta per sembrare viva oggi. Alla sera, le ragazze escono per andare a fare festa. Con la scusa di un mal di testa rimango sul bus. Perché ogni piccola cosa sembra avere un peso enorme? Il mondo ha preso la forma del piombo. Resto seduta sul divano senza fare niente, senza pensare a niente. Sono qui ed é già abbastanza per oggi. Le chiavi girano nella toppa ed é allora che scopro di essere rimasta inerte per ore. Il corpo si dissocia dal pensiero quando entrambi sentono in maniera uguale.

«Mila.» Si sorprende Dinah, arrestando la marcia di tutte le altre. «Che fai sveglia? Sono le tre del mattino.» Un sorriso tiepido occulta un pensiero intrusivo.

«Dovevo bere un po' d'acqua.» Pongo un enorme sforzo nel muovere i muscoli, ma mi metto in piedi. «Buonanotte.» Sorrido a tutte loro come un mendicante deciso a non perdere la propria dignità. Mentre mi trascino verso il letto, le loro risate spensierate sono la mia accusa.

Durante la notte mi sveglio di soprassalto. Ho fatto un sogno. Ho perso il fiato. Succede ogni tanto... Non ci sono gocce stanotte, quindi conto i rossetti sparpagliati sul tavolo. Il mio respiro si sgonfia lentamente. A volte non sono così fortunata. Quando Lauren passa dal corridoio, faccio finta di dormire. Noto la sua ombra addensarsi per qualche istante vicino alle mie palpebre, poi passa oltre.

One shot CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora