I wish I didn't, but I do
Remember every moment on the nights with you.————
Camila's pov
Quando ero giovane, pensavo la vita mi dovesse tutto. Soprattutto quello che sceglievo di perdere, doveva restituirmelo in qualche modo. Un debito é un debito. Poi ho scoperto che non ti deve proprio un bel niente. Quello che hai é ciò che scegli. Quello che perdi ti renderà un uomo, ma non ti renderà giustizia.
Ho tutto quello per cui ho lottato, ma nel silenzio della sera quello che ho lasciato andare torna a soffiarmi sul collo come un fantasma, perché quello che uccidi ti tiene compagnia.
«Mila?»
«Mh?»
Mi volto parzialmente all'indietro. I passi alle mie spalle accorciano la distanza fra l'ombra e lo sguardo. Avverto il materasso incavarsi e trattengo il fiato perché so esattamente dove le sue mani cadranno sulle mie spalle. L'amore che conosco é fatto di luoghi comuni sulla stessa pelle. A volte basta, a volte é solo pelle.
«A che pensi?» La sua voce si soffonde sul mio collo. Guardo dritto davanti a me, fuori dalla finestra, sul quadro di luci e strade spioventi sull'oceano.
«Al concerto.» Sospiro sonoramente, intrecciando le mie dita alle sue, proprio sopra il petto.
«É andata bene, sei stata brava.» Un'altra voce, un altro tempo, un altro ricordo porta le stesse parole: É andata bene, sei stata brava... Il suono di una voce che dopo tanti anni mi permette ancora di tornare a me stessa. Frammenti di luoghi che la memoria ha deteriorato, la fatica di tenerli assieme, la nostalgia di una distanza incolmabile.
«Tu dici?» Abbozzo un sorriso incrociando i suoi occhi orgogliosi. Se l'amore fosse ammirazione, stanotte sarei felice.
«La migliore.» Mi bacia delicatamente la guancia con le sue labbra pudiche. Il suo abbraccio mi tiene a galla stasera. Tutto stava sprofondando, persino New York cadeva sotto il mare per i miei occhi. Adesso respiro.
«Andiamo a dormire.» Sfioro la sua mano con un colpetto e Anya annuisce lasciva. Sono grata della nostra vita assieme, ma questa notte dovrà fare a meno di me, devo chiudere gli occhi e tornare in un posto.
Lauren's pov
Le voci alle mie spalle riecheggiano di gioia. La neve in giardino evoca la nostalgia di una vita tanto bella quanto fragile. Non sono più giovane, ma dentro di me esiste ancora una ragazza che sta aspettando l'estate. E poi giugno arriverà, io sarò più vecchia e non sarà ancora l'estate che aspettavo. Il tempo mi ha reso onore, ma non mi ha dato una spiegazione. Mi ha risarcito, ma non mi ha curato. Sento ancora i punti di quella vecchia cicatrice allentarsi sotto il peso di questi giorni migliori.
«Laur.»
«Mh?»
Mi volto parzialmente verso la donna alle mie spalle.
«Finiamo dopo, vieni a tavola con noi.» Mi sprona gentilmente mia madre che forse più di tutti conosce cosa si nasconda nel mio silenzio, quale forma esatta la mia assenza, quale distanza esista fra il mio sorriso e il suo sforzo.
«Si, due minuti.» Fisso i fiocchi candidi riversarsi sul mondo e per un secondo vorrei che tutto scomparisse, vorrei sapere come ci si sente quando il silenzio vince.
«D'accordo. Ti aspettiamo.» Sento il suo sospiro esitare su una parola che non dice; il confine fra me e la realtà é una soglia invalicabile per chiunque. Qui non entra nessuno, solo io e il ricordo di una ragazza ormai non più giovane, proprio come me, strette in un tempo in cui l'attesa valeva davvero qualcosa.
Dall'altra stanza udisco il mio nome attraversare lo spazio, spezzare il tempo e ricongiungersi ad una voce nitida ma smarrita. Lauren! Lauren, vieni! Vieni, Lauren! Una risata, una mano che mi sfiora le dita mentre il sole cala troppo veloce oltre l'orizzonte e i nostri corpi gettati in una corsa rischiosa lungo gli scogli. La luce del giorno mi acceca e il ricordo non c'è più, riposa sotto la neve assieme a tante altre cose.
Mi unisco ai miei parenti, gli amici e mia moglie. Stringo la sua mano sotto al tavolo, la tengo con me più per ricordarmi chi sono che per un desiderio istintivo. I regali sotto all'albero di Natale sono ancora incartati, il camino crepita e ogni conversazione si interseca ad una risata spensierata nell'aria. Quanto vorrei pronunciare il suo nome almeno oggi.
Camila's pov
Mentre Anya parla con i collaboratori della televisione, un operatore si incarica di microfonarmi. Prendo un bel respiro. Sono abituata a cantare cosa provo, ma non a passarlo sotto indagine. Le interviste mi mettono ansia. Ho sempre il timore che una domanda venga a cercarmi dopo tutto questo tempo, che venga messa di fronte alla verità senza possibilità di scansarla.
Anya mi rassicura. Ha parlato con la giornalista e ha capito che l'intervista sarà semplicemente un modo carino per mettermi in risalto. Nessuno vuole minacciare la mia carriera proprio ora che sta andando bene, vogliono solo approfittarne al massimo.
Quando tocca a me, calco il palcoscenico allargando un sorriso tirato. Sento parti di me lamentarsi per il dolore quando stiro le labbra all'insù. Eppure tutti applaudono. Saluto Jean e mi accomodo sulla poltrona. Rimiro le telecamere attorno a me con l'aria di una criminale di fronte al suo tribunale. Tutti mi amano, sono solo io che mi odio in questa stanza. Asciugo le mani contro la poltrona.
«Camila, siamo onorati di averti qui. Grazie davvero d'aver accettato.» Mi domando se non le vengano i crampi a forza di sorridere così tanto.
«Grazie a voi.» E un boato si solleva dallo studio. Un tempo, quello che dicevo, veniva ascoltato da poche persone, oggi non é nemmeno importante cosa dico, piacerà comunque a qualcuno.
«Il tuo ultimo tour é andato sold-out. Complimenti.» Un sorriso cordiale accoglie le sue parole. «Le tue ultime canzoni scavano una profondità emotiva inaspettata. Ci puoi dire a cosa ti sei ispirata?»
Tutte le luci si spengono, gli spalti sono vuoti, sento solo il mio respiro. Camila, lo sento il mio nome, lo sento con la sua voce più che con la mia. Le sue mani sul mio viso, i suoi occhi nei miei. Non so come perdere questo momento, dice sottovoce. Il giorno migliore della mia vita e la paura che sia troppo corto e allo stesso tempo eterno. Vedo la mia penna scrivere laddove le mani non hanno potuto altro. Vedo un nome allungarsi in tante frasi per sopravvivere. Camila, non andare. E infine sento quell'ultima supplica, quel momento in cui avrei potuto essere nessuno ma avere tutto però ho scelto il talento. Se oggi lo avessi lasciato andare, starei comunque piangendo? C'è un modo per non avere lo stesso rimpianto?
«Mi ispiro alle storie che sento, ai libri che leggo...» Mi stringo nelle spalle sperando anche stavolta basti così poco per essere credibile.
«Quindi é tutta fantasia, niente di personale.» La giornalista appare davanti ai miei occhi come una coscienza universale a cui rendere finalmente conto. Si, ho sbagliato. Si, hai vinto.
«Non c'è cosa più personale della fantasia.» Dichiaro, aggrappandomi alla poltrona come un salvagente. Tutto é in mareggiata attorno a me. Vorrei un'onda venisse a sommergermi e a scaraventare il mio corpo su una costa di casa.
Invece le luci tornano a ferirmi, le mani ad applaudire e io sono ancora in piedi sulla parte errata del mondo.
Lauren's pov
La verità é che é troppo tardi. Anche se ora volessi cambiare le cose, lo so che é tardi. La vita é andata avanti in due direzioni diverse, in due lunghezze diverse. Per un po' ci é anche sembrato di essere felici, poi é venuta quell'acuta consapevolezza a smascherarci: io ricordo tutto.
Camila's pov
Ma davvero esiste un momento in cui la ferita decide che sia troppo tardi? Forse, invece, é proprio quando si fa tardi che é arrivato il momento giusto.
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One shot Camren
FanfictionOne shot Camren Comprenderanno anche alcuni capitoli "interattivi" e capitoli riguardanti storie presenti sul mio profilo (come fight back, she loves her etc...)