Caught In The Middle

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I can't' think of getting old
It only make me wants to die.

I'm just a little a bit caught in the middle.

A dream is good
If you don't wear it out.

————

Questo é il periodo peggiore dell'anno, eppure lo aspettano tutti. C'è qualcosa di sadicamente incomprensibile nell'attendere il peggio. Io odio il caldo, l'estate, le zanzare, l'odore dello zampirone, il fiato corto, le magliette incollate alla pelle. E odio, soprattutto, essere l'unica a non avere esperienze da raccontare quando i fatidici mesi estivi terminano. Tutti se ne vanno e quando tornano sanno di essere felici. Io sono sempre la stessa e sto sempre qui ad osservare il tempo trascorrere su una piazza vuota.

«Ehi, non dovresti essere a casa.» Mi volto verso Ally solo per un istante prima di tornare a rimirare fuori dalla finestra. A lei non interessa cosa si perde del mondo, perché le hanno fatto credere che questa parte sia l'unica importante.

«Normani é malata.» Sospiro cogliendo il fruscio degli alberi.

«Normani é sempre malata.» Commenta la bionda ridacchiando. É già vestita e pronta ad affrontare il turno di otto ore senza lamentale. A volte vorrei assomigliarle, altre volte vorrei urlare contro.

«Oggi sei strana.» Mi squadra assottigliando gli occhi. Possibile non si accorga di quanto la vita ci abbia fregato in partenza? Meglio così, immagino.

«Sono solo stanca.» Abbozzo un sorriso e Poggio una mano sulla sua spalla. Vorrei abbracciarla e sussurrarle di scappare di qui, ma non lo farebbe mai, nemmeno se le si aprissero le porte del paradiso se ne andrebbe da qui.

«Beh, sei libera di andare.» Drizza il petto con eroismo e la ringrazio con una risata.

Abbandono il grembiule sul bancone e mi avvio verso il piano inferiore. Sciolgo i capelli nella tromba delle scale e sospiro alla mia ombra quasi ce l'avessi con lei. Oggi non ho litigato con nessun cliente, quindi, in fin dei conti, é stata una buona giornata. Lo spogliatoio ribolle anche al buio. Mi ricorda della palestra di scuola, dell'imbrunire a fine giornata, del caldo sulla schiena dopo aver bevuto troppo in fretta. Erano tutte sensazioni piacevoli quando il dovere non le condizionava. Recupero le mie cose e mi chiedo se la mia vita sia tutta qui, dentro quest'armadietto. É il pensiero che mi rende più miserabile.

«Non dovresti essere qui.» Una voce alle mie spalle mi distrae dalla mia angoscia.

Mi volto gradualmente per cogliere la sagoma della corvina. Riprendo a pigiare le cose dentro lo zaino: «Nessuno mi vuole qui oggi o cosa?» Abbozzo un sorriso che non viene ricambiato. Non che me lo aspettassi, Lauren é distaccata con tutti.

«Sono solo sorpresa di vederti qui.» I suoi passi alle mie spalle alimentano il calore della stanza. Prima di adesso non mi ero mai resa conto di quanto fosse difficile starle vicino. É un pensiero stupido, mi fa quasi ridere.

«Lavoro qui solo da quanto? Cinque anni?» Accenno un sorriso nella sua direzione. Di profilo la vedo annuire nella penombra.

Il suo armadietto é proprio accanto al mio. Due vite non più grandi di cinquanta centimetri. Il mio é quasi vuoto. Il suo é molto più disordinato del mio, ma d'altronde lei si é rassegnata tanto tempo fa a restare nei dintorni.

«Cinque anni e ancora non hai una combinazione.» Indica con il capo il mio lucchetto perennemente slacciato.

«Non ho date da ricordare e nemmeno oggetti da proteggere.» Mi stringo nelle spalle. In qualche modo mi importa quello che pensa di me. Forse é solo un riflesso condizionato dalla sua maturità, dalla differenza d'età che la eleva.

One shot CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora