A Miami faceva sempre caldo, ma quando il vento soffiava, soffiava per davvero. Quella sera era troppo ventilata affinché la giacca coprisse le spalle di Lauren, poteva stringersi quanto desiderava, ma le mani non accennavano a colorarsi. Aprii la porta e la feci entrare. Ci fu un attimo di impaccio, in cui nessuna delle due seppe come giustificare l'insonnia.«Sto facendo il tè.» Le offrii di sedersi e posi una tazza sotto al suo naso.
«Grazie.» Batteva ancora i denti, però le mani avevano smesso di tremare.
Evitavo il suo sguardo come un ladro aggirava il cane da guardia. Anche lei, però, era impegnata a guardarsi attorno senza meta precisa. I suoi occhi caddero su di me, arrancarono un po', fra borbottii e sibili. Fu allora che mi resi conto di avere la vestaglia discinta. Mi affrettai ad allacciarla, ringraziando il fischio del bollitore che mi permise di sottrarmi alla vampata di rossore.
Riempii la tazza di Lauren, che non si disturbò nemmeno a chiedermi quale gusto fosse, infine mi sedetti vicino a lei con la mia tazza fra le mani. Il tempo di qualche sorso e poi il silenzio si disciolse.
«Scusa se sono venuta così tardi.» Esordì cauta.
«Non che stessi dormendo.» Scrollai le spalle, tranquillizzandola.
Non sapeva cos'altro dire, e sperava che il ticchettio dei polpastrelli sul tavolo l'aiutasse con le parole. «Sono venuta per.. me. Principalmente sono venuta per me.» Ammise in un sospiro greve.
«Okay...»
«Lo so che fra me e te è finita molto tempo fa, ma non credo che abbiamo mai avuto modo di parlarne davvero.» La fatica che faceva era pari a quella che avrebbe fatto qualcuno costretto a masticare sassi.
«È così, è vero.» Mi sentivo un po' alle perse, camminavo in un labirinto alla cieca.
«A me farebbe bene farlo, non so a te..» Usava le pinze e faceva bene. Dopo tre anni -quasi quattro- ci ritrovavamo davanti ad un tè, nella cucina di casa mia, come se niente fosse successo, come se nessuno delle due avesse mai sperato di non essersi incontrata vicendevolmente.
«Lauren, io non ho dimenticato di esserti stata anche amica. Quindi certo, voglio farlo.» Un po' sviai la domanda sottintesa, ma fu l'unico modo reperibile dalla mia coscienza per farsi coraggio.
Lei annuì veemente, bevve un sorso di tè -che non credo nemmeno le piacesse- e mi fissò dritta negli occhi. «Voglio sapere da quanto tempo andava avanti fra te e...» L'espressione fu la stessa di chi pestava una conchiglia in mezzo alla sabbia. «Shawn.»
«Come da quanto..? Da mai. Ci siamo frequentati solo dopo che noi... Insomma. Non ho mai avuto una relazione con lui mentre stavo con te.» Smentii subito, incredula un dubbio del genere potesse anche solo sfiorarla.
«Una relazione, no, d'accordo.. Ma non avevi un interesse per lui mentre eravamo in tour e..»
«Santo Cielo, No!» Sbrigliai troppo rapidamente la presa, ricomponendomi in un colpo di spalle. «No, Lauren. Io non avevo occhi che per te. Non pensare questo, per favore.» La scongiurai, scuotendo energicamente la testa.
«Ok, ok.» Sembrò convincersene, ma non del tutto forse. «Non hai mai pensato a lui, mentre stavi con me?»
«Lauren, Dio, no!» Mi sporsi verso di lei, afferrando la sua mano nella mia e ancorando i miei occhi ai suoi. «Non pensavo a nessuno, non mi passava nemmeno per l'anticamera del cervello. Nemmeno mi accorgevo di chi mi passava accanto quando stavo con te. Con Shawn ci siamo rivisti dopo un po', e abbiamo capito che poteva nascere qualcosa oltre l'amicizia, ma è stato molto tempo dopo. Molto.» Puntualizzai fermamente, notandola prendere un respiro talmente profondo da essere confuso fra sollievo e amarezza.
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One shot Camren
FanfictionOne shot Camren Comprenderanno anche alcuni capitoli "interattivi" e capitoli riguardanti storie presenti sul mio profilo (come fight back, she loves her etc...)