If you like someone, you should tell them.

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Ciao!

È un racconto un po' forte, me ne rendo conto. Ma ho visto un video per caso in giro su internet e mi ha ispirato molto. Mi raccomando, buona lettura.

Sara.

Dovrei scriverle che he dei begli occhi? No.. No elimina. Mhh... Oh, si! Che mi piace come parla di sé. La sto paragonando ad un'autobiografia? No, no. Daccapo. Ok, che mi manca passare del tempo insieme... Ah, maledizione!

Si alzò in piedi e prese a camminare avanti e indietro nella stanza, abbandonando il telefono per asciugarsi i palmi madidi.

Ok, no! Sai che c'è? No. Perché non mi scrive lei? Se non mi scrive non le piaccio, quindi perché dovrei contattarla? Ci conosciamo da tempo, quindi perché dovrei scriverle io se è lei che è andata via? Il suo tour sta andando alla grande e probabilmente nemmeno mi pensa. No, non le scrivo, non le scrivo e basta.

Si avvicinò allo smartphone solo per spegnerlo e poi si incamminò verso la cucina, sperando che riempire la pancia svuotasse la testa. Il succo all'arancia rossa adesso era sempre dove lo aveva lasciato. Camila glielo rubava sempre prima che potesse berlo e lei pretendeva di innervosirsi solo per avere un espediente per parlarle.

Potrei scriverle "ehi, nessuno mi ruba più il succo. Per cosa posso arrabbiarmi adesso?" Soppesò il bicchiere nella sua mano, storcendo il naso. Era più consistente il liquido della sua idea. Lo ingollò di un sorso e scosse la testa. No, nemmeno quello andava bene. Non poteva farle sapere che la stava pensando, avrebbe fatto la figura dell'idiota. E lei non era idiota, diamine! Ecco cosa poteva scriverle: "Tu mi fai saltare i nervi per farmi sentire idiota". Già, ma la rabbia non era certo lo strumento più adeguato per rivelarle che le piaceva. Adesso non era il momento giusto, non le veniva in mente niente!

«Ehi!» Invidiava Dinah. Era sempre allegra e gioviale, qualunque cosa succedesse. Anche se la sua migliore amica si trasferiva dall'altra parte del globo.

Lauren ricambiò con un cenno del capo. Aveva troppi pensieri per formulare anche solo una frase corretta.

«Oh-oh.» Inarcò le sopracciglia Dinah, che già aveva dimenticato perché si trovasse nella stanza per concentrarsi sull'altra. «Che succede?»

«Niente, tutto bene.» Non ci aveva nemmeno riflettuto. Le parole erano uscite da sole.

«Stai bevendo il tuo succo preferito e hai l'aria triste. Non credo vada tutto bene.» Perché Dinah aveva sempre la battuta perfetta, la strategia migliore per approcciare le persone? Per capirle!

Un sospiro frustrato più sonoro di quanto credesse riempì la stanza. «Non lo so, cioè...» Si che lo sapeva. «Vorrei scrivere a Camila, ma... Insomma, magari è impegnata. Non ci sentiamo da mesi, poi. L'ultima volta è stato tragico. Abbiamo litigato. Come sempre. Lei non mi ha più scritto e io nemmeno.» Si passò una mano sugli occhi per camuffare le lacrime in stanchezza.

«Voi litigate sempre e risolvete sempre.» Minimizzò Dinah, come a sottintendere che non era certo quello il problema.

«Si, ok, ma solo perché io la cerco sempre, altrimenti lei non mi chiederebbe scusa.» La loro amicizia era fondata su un tacito accordo: lei tollerava l'orgoglio di Camila e quest'ultima tollerava le sue sfuriate.

«Lei sbaglia meno di te.» Incassò le spalle.

«Fottiti.» Però almeno accennò un sorriso, anche se... Sbaglio più di lei perché mi interessa di più. Ho più motivi per arrabbiarmi perché a me lei piace! Allora forse lei a non piaccio.

One shot CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora