Sai Lauren...C'è chi preferisce sapere e chi non sapere. Io rinterro decisamente nella seconda categoria. Non è una scelta. Perché dovrei scegliere di essere codarda? No. È una necessità. Non sapere rischia di logorarti, ma sapere può ucciderti e morire non fa per me. Non mi riesce morire. É proprio una qualità fuori dalle mie corde, non so se mi spiego. Logorarmi, invece, non sortisce alcun effetto collaterale in me. So come sfilacciarmi. Ho come l'impressione di non aver fatto altro in vita mia. Sfilacciarmi, sdrucirmi, ma poi ricamare bei fiori sugli strappi. Questo so farlo bene. Non sapere è il mio filo da cucito e da sutura.
Sono precipitata. Ci impegniamo tanto per volare che precipitare, in un certo momento, è stato quasi un sollievo. Precipitata a picco. Sembra terribile. Lo é. Ma non fa così rumore quanto si crede. E nemmeno altrettanta paura. A che serve temere lo schianto quando é stato un bel volo? Sbam! È stato disastrosamente fantastico. Quando lo rifacciamo? Fammi spiccare il volo un'ultima volta, più in alto però. Perdere quota deve incutermi almeno un po' timore, siamo d'accordo? Slanciami con più forza che puoi e non azzardarti a riprendermi mentre cado. Lasciami tentare di nuovo, solo per tirare un sospiro di sollievo più lungo della caduta.
Lo so che ultimamente va tutto male e preferisci dormirci su, ma che noia i sogni quando puoi ancora immaginare la caduta. E gli incubi a che servono? A ricordarci perché non siamo vive? Per quello c'è già mia madre. O tua madre. O qualsiasi madre. Vorrei dirle che non deve origliare i miei singhiozzi, ma starmi vicino le viene naturale. Vorrei anche dirle, ma davvero non so come spiegarglielo, che non deve temere per me solo perché sono precipitata, anzi. Schiantarmi mi ha fatto un gran bene. Ora so che posso volare e devo solo re-imparare a farlo. Molte persone sostengono che non valga la pena di precipitare, ma qualche livido è il minimo quando ti innalzi così in alto. E anzi, sai che c'è? Credo che solo chi ha volato così in alto sappia che la caduta non è nemmeno così male. Non puoi lamentarti se hai toccato il cielo con un dito, con tutta la mano! È il rischio, anzi! È proprio la legge. C'è chi cade solo dopo un salto e allora, forse, posso capire perché tanta amarezza. Ma chi si schianta dal cielo, come può rinnegarlo?
Non so dirti quando ho capito che la vita poteva andare comunque, che doveva farlo e che dovevo farlo. So che in me c'è sempre stata la volontà di farlo, il che è diverso perché conduce allo stesso risultato ma con traiettorie diverse e, come dicevano prima, è importante come spicchi il volo. Voler star bene, ricominciare, essere di nuovo felici a qualcuno sembra un delitto, quando in realtà l'unica a morire è la tristezza. Perché qualcuno vorrebbe essere triste? Perché volevo esserlo io? O perché dovevo esserlo? Solo perché ho ripreso in mano la mia vita pensi che la ferita sia stata meno profonda? Ho riorganizzato tutte le mie giornate sulla tua assenza. Ho diviso gli impegni e sperato che fossero sempre abbastanza da arrivare in fondo alla settimana. Quando coprivano solo fino al giovedì, ne inventano o me ne procuravo altri. A volte, anche se sembrava solo casualità, penso che fosse un bisogno superiore ed inconscio a creare danni da risolvere per me, cosicché non potessi pensare a te. Tu sì che eri un bel danno, ma purtroppo di quelli che non si possono risolvere. Mi piacciono i danni solo quando c'è modo per rimediare, altrimenti sono solo cicatrici. A te piacevano. Cioè le mie almeno, ti piacevano. Baciavi anche quelle che io non guardavo allo specchio. Ora mi guardo tutta e mi guardo da sola. Le ho sempre nascoste le mie ferite. Non agli altri, di loro non mi è mai importato granché. A me stessa. Lei non mi ha mai risparmiato. E stavolta nascondo anche questa, solo perché non so vedermi fragile, non so accettare i frantumi: se li raccolgo mi taglio e basta. Ma non fa meno male. O forse si, ma farà male altrove. Nelle nuove vite che declinerò per ripensare a quella mai vissuta. I nuovi sbagli che sceglierò da rimediare mi ricorderanno quello che non ho potuto riparare.
Che poi io vivo con la presunzione che il tempo basti sempre, che i mesi siano giorni e che prima o poi mi dirai che sei troppa stanca per continuare questa farsa, che, sì, vale la pena precipitare, ma non ha senso farlo quando possiamo volare. Che si, io sono brava a schiantarmi e che tu in qualche modo te la cavi sempre, ma non ha senso curare cicatrici se possiamo ridisegnarle. Quindi vivo la vita nella consapevolezza di esserne capace, almeno fino ad ora lo sono stata e non posso lamentarmi; ma la vivo anche origliando speranze che forse sono illusioni, ma non posso farci niente, a me è sempre piaciuto volare e schiantarmi non mi ha mai fatto così paura come non spiccare mai il volo. Quindi decidi tu: o cadiamo ancora o fai quel salto.
Io, che di me non parlo mai, a te e di te ho sempre raccontato tutto con naturalezza. Perciò credimi ora se ti dico che, oltre questo, non so dirti più niente di me.
Camila.
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One shot Camren
FanfictionOne shot Camren Comprenderanno anche alcuni capitoli "interattivi" e capitoli riguardanti storie presenti sul mio profilo (come fight back, she loves her etc...)