Se dovessi trovare una ragione, direi solo bugie. Se dovessi raccontare i perché, scuoterei la testa. Se dovessi dare una risposta, sarebbe il silenzio. Non posso parlare di qualcosa che nemmeno io conosco, ma posso provare a raccontarne le gesta.Se i ricordi fossero fatti di carne e ossa, ora li ucciderei. Anzi, sarebbero stati assassinati tempo fa. Invece i ricordi sono ciò che carne e ossa rendono noi. Quindi, oggi, non so cosa rimarrà di me stessa, perché sto per togliermi ogni centimetro di epidermide e rompermi ogni arto per ricordare.
Ricordare di lei.
Di Lauren.
Ricordo ancora il suono della sua voce la prima volta che ci siamo conosciute. Era diverso da quello che usava in pubblico, diverso da quello che aveva di solito sul bus e con le altre. Era squillante. Canzone che si ricorda per il testo e non per la musica. Così. Era una serata smorta, una di quelle in cui tutti avremo preferito restare a casa, ma per qualche motivo eravamo in un bar. Mi chiese se avessi una sigaretta e rispose che non ci credeva che non fumassi. Le disse che non mentivo. Mi chiese se almeno bevessi. Solo se me lo offrano, risposi. Pagò per me quattro drink. Mi avrebbe offerto anche il quinto, ma si era fatto tardi. Quanto tardi? Domandò. Parecchio tardi. Non mi chiese come mi chiamassi. Non avevamo niente per rintracciarci, eppure ci ritrovammo.
Una settimana dopo, in un bar. Stava bevendo un caffè e mi riconobbe per prima. Mi sedetti con lei e stavolta offrii io a lei. Parlare da sobrie era piacevole, il che non era così scontato, ma mi spaventava molto. Avevo conosciute tante e persone, ma nessuna che volessi rivedere. Invece con lei, dopo quel giorno, speravo di incontrarla quando visitavo un nuovo posto, mi chiedevo se fosse tornata dove ci eravamo conosciute e se avesse stretto altre mani. L'idea mi turbava. Facevo per tutto per non pensarci, per non pensarla, ma c'era sempre un momento in cui quel magone tornava a insistere e non potevo ingannare me stessa. Sapevo di non sapere niente di lei, eppure era come se la conoscessi da sempre tanto ci assomigliavamo. Da una parte, pregavo per non rivederla più. Nel profondo qualcosa mi diceva che mi avrebbe cambiata, in un modo o nell'altro, dopo di lei le giornate non sarebbero state più le stesse e tantomeno io. Speravo che in quei giorni in cui non stavamo insieme, fosse con qualcun altro.
Quando ci rivedemmo, però, mi resi conto di quanto in realtà avrei voluto fosse con me e con nessun altro. Parlammo tanto quella sera, passeggiamo sulla spiaggia e tornammo quando i piedi ci dolevano talmente tanto da non sopportare un solo altro passo. Ci sincerammo di quante familiarità ritrovavamo l'una nell'altra malgrado il poco tempo che avevamo passato insieme. Non ci ponemmo più domande. Lei mi baciò e io la tenni stretta. Avevamo sentito tanto la mancanza di quel tocco senza nemmeno averlo mai sperimentato e questo era impensabile, ma bellissimo.
Le settimane a seguire le trascorremmo sempre insieme. Non ci fu nemmeno bisogno di domandarsi il perché. Volevamo e basta. Eravamo felici e basta. Non credo di aver mai donato me stessa a quel modo a nessuno. E in così poco tempo. Sentivo che anche lei faceva lo stesso me, anche quando la paura superava la vulnerabilità. Ciò che sapeva di me non lo avevo raccontato nemmeno a me stessa. Come la vedevo io non si era mai vista. Non so quello che accadde in quei mesi. Non so come sia possibile che accadde, sapendo ad oggi quanto diverse siamo, ma so che non me ne sono mai pentita. La volevo da subito e l'ho tenuta vicino fin quando ho potuto.
Poi non so cosa sia andato storto. O meglio, lo so, ma non lo comprendo. Si trasferì per lavoro. Era un momento difficile, economicamente parlando, e lei colse al volo un'occasione fruttuosa. Non ne parlammo nemmeno. Volevo che andasse e seguisse i suoi sogni, ma ciò che non avrei mai voluto era perderla. Se quel giorno avessi saputo che sarebbe stato l'ultimo, non so se l'avrei lasciata partire. Invece l'accompagnai all'aeroporto e l'ultima frase che le dissi fu qualcosa di ordinario, qualcosa che si dice quando si è sicuri di rivedersi presto. Non so bene cosa, ma una frase che entrambe dimenticammo in fretta. Mentre osservavo i suoi capelli ondeggiarle sulle spalle, pensavo a quanto fossi fortunata ed ero orgogliosa di lei, non credevo di doverle urlare "girati e guardami un'ultima volta, così ricorderai i miei occhi, li porterai con te". E invece avrei dovuto.
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One shot Camren
FanfictionOne shot Camren Comprenderanno anche alcuni capitoli "interattivi" e capitoli riguardanti storie presenti sul mio profilo (come fight back, she loves her etc...)