And the skeletons in both our closets
Plotted hard to fuck this up.And the ladies lunching have their stories about
When you passed through town
But that was all before I locked it down.————
Era una piccola città, bastava poco per dare scandalo, ancora meno per diffonderlo. Non succedeva mai niente a Capetown, per questo tutti aspettavano l'estate. Durante i mesi assolati c'era sempre una storia da bisbigliare, un segreto con cui divertirsi, una ragazza a rimetterci.
Ascoltavo gli anziani del posto scambiarsi opinioni e dicerie assieme al giornale o al caffè. Anche il vecchio e scorbutico George, il proprietario dell'unico negozio di canne da pesca in città, si faceva trascinare dalle chiacchiere. Nessuno era esente dal fascino del meschino. Io ridevo di quelli come loro e ridevo di quello di cui parlavano e ridevo del poco con cui arricchivano l'estate. Continuai a riderne finché non toccò a me.
L'estate più calda di sempre portava in città più turisti di sempre. Capetown era rinomata per essere una ridente cittadina dispersa nel verde, frescheggiante ed ariosa Tutto l'anno. I ricchi portavano le loro barche sulle nostre coste e le loro famiglie nelle nostre ville. Il sindaco non poteva che esserne compiaciuto.
Quell'anno si preannunciava vuoto e noioso dopo la fine dell'ultimo anno scolastico. Cercai immediatamente un lavoro per riempire le giornate. L'unico impiego lasciato scoperto era quello di Rodes, la villa sopra la collina. La famiglia che aveva affittato l'alloggio era arrivata tardi e non avevano ancora una guida turistica per scortarli negli angoli più remoti dell'isola o anche solo per illustrarli i luoghi tipici di Capetown. Mi offrii volontaria per una cifra irrisoria. Lo sguardo stupito dell'assistente fu una garanzia. La mattina dopo, partii con la bicicletta verso il sentiero che conduceva al punto più alto della costa.
Mentre il fiato annaspava nella calura, le gocce di sudore mi rigavano la schiena mentre la brezza le asciugava e il sapore di salmastro mi scivolava in bocca, percepivo nell'aria qualcosa di insolito, come se improvvisamente il cielo fosse divenuto memorabile. Era azzurro, terso, ma più lo guardavo più l'orizzonte diveniva una parentesi. Mi fermai a metà strada, su una panchina ombreggiata a riprendere fiato e a cercare di capire cosa ci fosse di mio nella vastità candida. Uno sguardo rapido alla villa sopra di me mi affrettò. Pedalai con più forza per giungere nel viale alberato del torreggiante edificio, ma comunque i raggi ustionanti del sole mi dicevano di essere in ritardo.
Lasciai la bicicletta vicino ad un melo e tentai di rassettarmi prima di bussare alla porta. Stavo ancora riprendendo fiato quando la donna venne ad aprire.
Un'immagine ha la potenza di un missile se cade nel punto giusto del petto. I suoi capelli corvini al vento, i suoi occhi verdi quasi resi trasparenti dal sole, l'abito bianco molle sulle spalle brunite. Era una donna bellissima Lauren Jauregui. Era una donna che non ti saresti dimenticata mai, nemmeno fra cent'anni.
«Salve.» Articolai.
«Sei Camila?» Domandò con tono fermo ma neutro.
Annuii una sola volta incerta di poter dare adito alle parole davanti a tale stupore.
«Ti aspettavamo.» Mi aprii la porta permettendomi di entrare in casa. Educatamente sgusciai all'interno e questo é quanto ricordo di come é iniziata.
Credo una cosa sia viva molto prima di quando la si chiama col proprio nome e credo che in questa storia sia nata semplicemente sfiorandola quella mattina.
Ero già stata alla villa alcune estati precedenti, ma non era mai stata così colorata. I fiori, i quadri, i vasi, le riviste... Tutto ispirava allegria. Mi lasciai guidare dalla mano della corvina verso il giardino sul retro. Una bambina giocava nella piscina mentre un uomo in infradito picchiettava sul computer.
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One shot Camren
FanfictionOne shot Camren Comprenderanno anche alcuni capitoli "interattivi" e capitoli riguardanti storie presenti sul mio profilo (come fight back, she loves her etc...)