Past Lives

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And somehow I know
That you and I
Would've found each other
In another life you would've still
Turned my head.

——

1914

É la donna piu bella che abbia mai visto, é un peccato non poterglielo dire. I boccoli corvini baciano le spalle di porcellana, il suo vestito scende morbido ed ampio fino alle caviglie ma il seno é messo in evidenza dallo scollo. Suo marito non se la merita proprio una donna del genere. Beh... nemmeno il mio.

«...Camila? Camila, mi stai ascoltando?»

«Mh? Scusa.» Un sorriso placa la sua animosità. Con gli uomini basta essere gentili, soprattutto se li hai spostati.

«Ricordati della cena di stasera, dai miei. Scappo.» La mano sulla cravatta mentre si china per baciarmi é la cosa più famigliare che abbia di lui. Mentre tutti lo osservano uscire dal bar, io guardo in una direzione diversa.

Lei é ancora lì, chiacchiera sorridendo con un'altra donna. Sono gelosa di una sconosciuta o invidiosa di un'estranea? Mi piace, però, questa sensazione insolita della quale potrei ridere anche se mi brucia nella stomaco, questa sensazione con la quale devo fare i conti ma posso anche giocarci. Mi mancava sentirmi così per qualcuno, anche se quel qualcuno non volterà mai lo sguardo nella mia direzione.

Invece, prima del fato c'è sempre una donna è in questo caso é la bionda dagli occhi azzurri seduta di fronte a lei. Con la mano si copre la bocca, ma i suoi occhi si indirizzano verso di me e qualche secondo dopo anche la corvina volta completamente lo sguardo nella mia direzione. Non mi ero sbagliata. É la donna più bella che abbia mai visto. Forse questo é il momento in cui dovrei abbassare il capo, pagare il conto e andarmene, ma invece mi dirigo al bancone del bar e ordino un altro tè. Lei mi viene accanto prima che possa tornare a sedere.

Sbadatamente urta il mio gomito, ma oggi niente é per caso. «Oh, scusi.» Dice sorridendo e adesso é la sua amica a guardare noi.

«Niente, colpa mia.» Mantengo la voce salda anche se so di sembrare ugualmente piccola. «Credo di averle macchiato il vestito.» Indico la zona da lontano e mi schiarisco la voce per aver osato guardare tanto spudoratamente.

«Non importa, comunque dovevo lavarlo.» Si stringe nelle spalle. I suoi movimenti cadenzati donano fascino alla sua persona. Non so se vorrei assomigliarle o baciarla. «Posso offrirle un altro tè, piuttosto?» Ridacchia per la tazza ammezzata.

Mi unisco a lei scuotendo la testa: «No, la ringrazio. Comunque non avrei avuto tempo di finirlo, perciò mi ha fatto un piacere.» Detesto questa formalità fra noi, come se solo il tempo potesse conferire confidenza, come se a volte non capiti a due persone di conoscersi prima di sapere il nome dell'altro.

«Sono molto brava in questo genere di piaceri.» Si sporge in avanti sorridendo e stavolta si che distolgo lo sguardo. Non si é sempre pronti a guardare negli occhi un desiderio, soprattutto uno che non ci appartiene.

«Non ne dubito.» Mi sento dire sottovoce, ed é in quel momento che il suo sguardo cambia. Improvvisamente so che anche lei sta combattendo un desiderio e stanotte lo porterà sotto al cuscino, ma il cielo non la perdonerà lo stesso.

«Senta, perché non...» Non termina la frase perché il boato assordante proveniente dalla strada é l'ultima cosa che sappiamo di noi. Non ho neppure il tempo di immaginare il suo nome, ma viene portato via assieme al mio nello stesso istante.

1970

«Lauren.» Mi tende la mano nel patio di casa mia. Prima d'oggi so che non mi conoscevo, dopo d'oggi so che dovrò reinventarmi.

One shot CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora