Ladra

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Tutte le volte si rimprometteva che sarebbe Stata l'ultima, ma è difficile tenere fede ad una promessa quando subentra l'adrenlina. Era più potente di una droga, per lei. La cocaina può farti sentire invicibile, ma è con l'adrenalina che lo sei per davvero. Però aveva deciso. Era stanca di dover scappare persino da se stessa, stanca di doversi addormentare sempre in un letto diverso. Era stanca delle corse a perdifiato e di svegliarsi di soprassalto per il suono di una sirena che il più delle volte proveniva da un'ambulanza. Voleva una vita normale, ma sapeva che il vero problema non iniziarla quanto finire quella che aveva scelto. E, dopo così tanto tempo, non era neanche l'adrenalina a tenerla legata ai malvezzi, bensì due occhi verdi che non riusciva a deludere.

«Colpo grosso, ragazzi.» Esultò Normani, sventagliando il borsone talmente pesante che non si capiva chi fra i due sorreggiava l'altro. Lo Poggiò a terra con uno schianto sordo e Ally si affrettò a toglierlo di mezzo. 

«Siete stati bravi. Questa la offro io!» Lauren omaggiò il gruppo con una lattina di birra e una canzone vivace di sottofondo. I suoi smeraldi si posarono però un po' troppo presto sulla figura afflosciata della cubana per poter festeggiare a dovere. «Ti dispiace portare gli altri fuori?» Momorò all'orecchio di Normani, la quale eseuguiva sempre gli ordini di buongrado, ma non quando si trattava di Camila. Comunque anche stavolta l'accontentò, sgombrando la stanza da occhi indiscreti. 

Camila non si accorse della calma finché Lauren non si accovacciò di fronte a lei. Un sorriso salace le colorava la labbra. Era sempre felice dopo aver rapinato qualcuno. Camila si domandava come poteva potuto assomigliarle. «Siamo stati forti oggi. Tu sei stata forte. Come sempre.» Con una mano risalì la sua gamba, carezzandola senza troppe pretese, anche se aveva in mente un'idea o due. 

«Già.» Abbozzò un sorriso malfermo la cubana, attingendo un sorso dalla lattina per alleviare l'acredine.

Quando Lauren la osservava così a lungo senza dire niente, voleva dire che aveva già capito che qualcosa non andava. Afferrò la sedia più vicina e si accomodò di fronte a lei. Sapeva anche che certi sguardi richiedevano del tempo. «Che succede, Camz?»

Fece scattare la testa troppo in fretta per credere che si stesse sbagliando: la sua tristezza nascondeva qualcosa tanto quanto il passamontagna le occultava il viso. «Io..» Cercò di negare, però si arrestò prima di arrivare in fondo. Non voleva più mentire. Non ce la faceva a vivere così un giorno in più.

«Laur...» Assunse una posizione più eretta, fronteggiandola a viso aperto. Non era strano lo facesse, ciò che invece le fece aggrottare le sopracciglia fu il modo in cui le afferrò le mani. Le ricordò la paura che aveva delle manette, infatti si sentiva in trappola. «Che stiamo facendo?» Chiese senza mezzi termini ancorando i loro sgaurdi.

«Soldi.» Scrollò le spalle la corvina, con quel suo modo di fare che rinnegava qualsiasi eventualità dubbia. Ma il sorriso a mezz'asta tradiva un certo nervosismo.

«Della nostra vita, Lauren. Che stiamo facendo?» Improvvisamente era come se gli ultimi cinque anni non fossero mai esistiti o, peggio: non avesse mai valuto viverli.

«Non capisco.» Si che capiva, capiva perfettamente. Lo aveva capito dalla prima volta che aveva accettato di scappare con lei. Non sarebbe rimasta a lungo. Era durata fin troppo. Camila non apparteneva a quel mondo, era troppo buona per illudersi che ne avrebbe fatto parte per sempre.

«Non voglio più essere questa persona, Lauren. Non voglio svegliarmi e dovermi chiedere se sarà l'ultima volta che vedrò il sole. Non voglio nemmeno vivere con il terrore di dover passare il resto della mia vita in prigione.» Questa era l'opzione che in realtà la spaventava di più. Con la morte aveva fatto i conti tempo addietro, ma con la galera non aveva mai preso udienza.

«Ok, allora resterai alla base. Malcom ti insegnerà ad usare il computer e...»

«No.» Tagliò corto la cubana, strappandole un battito. «Io non voglio più fare niente. Voglio uscirne, Lauren. Voglio tornare ad essere una persona normale.»

La corvina rise sardonica. Era più forte di lei. Si proteggeva col sarcasmo così come si difendeva dai poliziotti con la pistola. «Normale, Santo Cielo. Credi di poter essere "normale" dopo tutto questo?»

«Voglio provarci.»

«Non ci riuscirai. Non puoi, capisci? A te serve tutto questo. Eccome se ti serve.»

One shot CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora