La festa é finita

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You said, "I wish we could stay"
I just want to be there again
Do you remember when?

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Ci sarebbero abbastanza bicchieri per ricominciare, ma le bottiglie sono vuote. La musica é soffusa perché nessuno l'ascolta e gli ultimi rimasti hanno palpebre troppo pesanti per sognarla. Dentro é tutto un disordine, ma sul terrazzo si respira la città.

La porta finestra si schiude lentamente; ha premura anche per la sregolatezza altrui, come posso guardarla male? Nessun torto mi ha tolto gli occhi della prima sera, quando ancora non conoscevo il suo nome e il mondo era solo il mondo.

«Ehi, non ti fa freddo?» Si stringe nella sua giacchetta di jeans, sempre leggermente più grande delle sue spalle.

Scuoto la testa e accenno un sorriso, ma tengo le mani incrociate sulla pelle fredda. Tentenna qualche istante. É il momento di decidere se andarsene o restare per quello per cui é venuta, che potrebbe essere un altro niente da riempire o un tutto da svuotare, ma entrambi da cui difendersi.

Si guarda alle spalle e inspira, infine chiude la portafinestra e si avvicina a passo lento. Si appoggia alla ringhiera accanto a me, volta parzialmente la guancia nella mia direzione e il suo rossore mi dice quanto vorrebbe che la luna si spegnesse stanotte.

«Non sei mai stata un tipo socievole, eh.» Abbozza un sorriso, ma nasconde il capo. Quel suo timido modo di dirmi che mi conosce, che mi conoscerà sempre, mi colpisce ancora se non cerca di affondarmi.

«L'alcol é finito quindi anche la voglia di conversare.» Lo sa benissimo che nel mio bicchiere c'è solo acqua, ma non replicare é un atto generoso.

«Mi stai dicendo che devo andare via?» I suoi smeraldi mi solleticano nel buio. Vorrei fossimo state così tanto tempo fa. 

«No, Lauren.» Poggio una mano sul suo braccio e giuro che non é una mossa studiata, non c'è strategia nel mio desiderio, non so giocare partite sulle menzogne anche se per vincere bisogna essere bravi bugiardi. «Non vorrei andassi via.» Detesto non poter dire con parole franche quello che la negazione non potrà mai decantare: la volontà. Ma quanto banale risulterebbe dirle "voglio che tu resti"? Quanto sarebbe stupido, dopo tutto questo tempo, confessare di conservare la stessa tenerezza?

Occhieggia la mia mano ancora sul suo braccio e non dice niente, ma la fissa a lungo, quasi quel gesto leggero avesse un peso totalmente diverso sulla sua pelle, sul suo corpo, nelle zone in cui posso sperare solo il mio nome sia arrivato. Adagia la riporto a me e la corvina sospira. Ha perso qualcosa anche lei.

«Ti ha invitato Normani alla festa?» Domanda, cambiando tono del discorso.

«Si, so che per te é incredibile, ma dopo la mia uscita dal gruppo ho mantenuto buoni rapporti con quasi tutte.» Puoi nascondere un proiettile dentro un petalo, ma alla fine il sangue sarà il tuo nuovo fiore.

Incassa la frecciatina a testa alta, ci riflette qualche secondo prima di abbozzare un sorriso. Nemmeno sulle sue labbra c'è amarezza, ho succhiato via troppo amore da quella bocca per renderla cattiva.

«Sei tu che non vuoi parlarmi, o almeno così pensavo...»

«Non ho mai detto di non volerti parlare.» Mi stringo nelle spalle. So fin troppo bene di non aver risposto a nessuno dei suoi messaggi e di aver lasciato squillare il telefono a vuoto per più di una sera. Anche stavolta, però, usa la sua generosità per lasciarmela passare liscia. Con lei c'è sempre questo baratto di altruismo disinteressato che non so come non chiamare amore. Quando una mano trema per porgerti una carezza, ma una carezza potrebbe spezzarti e la mano preferisce continuare a tremare, lo chiamereste diversamente?

One shot CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora