2016

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So che sembrerà strano che io parli di nuovo di questa storia, ma qualcuno dovrà pur farlo. Dato che la conosciamo solo io e te e che di sicuro non sarai tu ad aprire il vaso di Pandora, lo faccio io. Non é una sorta di vendetta. Sento solo la necessità di raccontare la verità dei fatti. Sono l'unica cosa che mi rimane. I fatti. Quando una storia finisce la prima cosa che si domandano tutti è di chi sia la colpa. Mia, dirai tu. Forse. Ma le responsabilità ce le siamo prese quando abbiamo voltato le spalle su quelle scale, non c'è bisogno di farlo nuovamente. Non stiamo giocando al gioco dell'oca, nessuno torna al punto di partenza se pesca la carta sbagliata. Si va avanti. Sempre e solo avanti. Ed è peggio, forse. Se potessi tornare al giorno in cui tutto é iniziato, farei fatica a sceglierne uno. La pedina si sposterebbe molto spesso, probabilmente. La sera in cui ho spento la luce per vedere solo te? La giornata in cui ho pianto per quel film che pensavo di detestare? La prima volta che ti ho chiamato amore? L'ultima che l'ho fatto? Quando davvero ho capito che non avrei più amato nessuno così allo stesso modo? Non sto ammettendo che non ci sia ancora una possibilità per me. Sono troppo giovane per credere che l'amore non busserà più alla mia porta. Ma mi conosci abbastanza da poter dire anche tu in primis che non sarà più lo stesso. E per te? Tu credi che ci siano altri occhi da poter guardare allo stesso modo senza ricordare i miei? Già, mi viene da sorridere perché so come risponderesti ora e sarebbe l'unica cosa che vorrei sentirmi dire. È incredibile come tu mi conosca bene, eppure ancora oggi non sappia cosa non voglio sentire. Non da te. Tutte le parole degli altri sono come gocce di pioggia che mi sfiorano giusto il tempo di bagnarmi. Ma le tue. Le tue mi colpiscono come lame affiliate e magari non penetrano a fondo, mi tagliano e basta, ma quel poco che occorre per lasciare una cicatrice. E pensare che avevo promesso che avrei scoperto le braccia solo per farmi lambire dal vento. E invece le ho aperte per accogliere te, ma ho stretto comunque qualcosa che assomigliava ad aria. Ma nel frattempo non respiravo più. Non ho mai pianto come quel giorno. Come quei giorni. Non sarò bugiarda. Non parlo di lacrime o di singhiozzi. Il modo in cui mi sono sentita straziata dentro, è come se mi si fosse strappata una parte di me che non sapevo neppure mi completasse, ma so che se ora non manca allora non è più illesa. E non lo sarà più. Basterà sentire il tuo nome per percepire lo strappo, per soffrire non più come allora ma avere ancora qualcosa da cui difendersi. Sarà come sfiorare un violino silenzioso: non ha più suonato, ma ha sempre la musica a portata di un tocco. Ecco, basterà questo. Un tocco blando ed effimero per ricordarmi che la musica non ha smesso di suonare, ha solo fatto una pausa. Una pausa lunga minuti o anni, ma sempre di pausa si tratterà. Mi sono chiesta se la mia vita non potesse essere altro che un'attesa o una pausa da quel giorno in poi (da quei giorni in poi). Aspettare che certe promesse si compiano per volere tuo o del destino, per poi ricordare che ora hai altri letti in cui allacciare giuramenti alle dita. Una lunga pausa in cui vivere sarà una sospensione, un rispettare scadenze, un sorriso stirato fra un bacio con una donna che non fa per me e una donna che sembrava quella giusta ma poi non ha accettato di essere la seconda. Perché tu sai che tu sarai sempre la prima. Non può essere una domanda la mia, perché se mi hai amato un minimo devi saperlo. Devi sapere l'impegno, il dolore, la dedizione, la speranza, l'audacia, la pazienza, la comprensione, l'abnegazione che ho investito solo per farmi stringere la mano da te. Devi saperlo. Solo sapendolo potrai tenerlo vivo nel ricordo e pensare che tale ricordo potrebbe essere frainteso o ridotto ad un'alzata di spalle, ad una conversazione di poco più di quattro frasi mi annichilisce molto. Perché mi resta solo quello. La pretesa che tu sappia ancora oggi chi sono stata, chi sono e cosa ho fatto per te. Quante volte mi sono messa da parte solo per ascoltarti, per calmarti. E non è stato abbastanza nemmeno quello. Spero tu sappia che certe cose le ho fatte solo per te e volute solo per noi, e che non è colpa mia se le hai cercate altrove, se non hai avuto il coraggio di guardarmi negli occhi solo per sapermi dire perché non fossi io. Perché non fossi più io. Chissà se un giorno troverai una spiegazione concreta oltre le giustificazioni superficiali, quelle che ti racconti e che racconti quando ti chiedono di me. Spero che almeno una spiegazione ci sia al perché abbiamo dovuto rinnegare l'amore per darlo in pasto a persone che non conoscono e non possono conoscere né la fonte né la foce. Naviga serena. Su questo mare, dovunque la tua barca andrà, non affronterà mai onde che non la conducano a casa, ovunque nel mondo essa voglia essere.

Cresci bene sbagliando, ti perdonerò.

Camila.

One shot CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora