Miami nights

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La copertina l'ho salvata anche senza le scritte egocentriche, perciò se vi piace ve la invio volentieri. Buona lettura!

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La storia é ciò che si compie quando stai guardando dalla parte opposta. L'ho letto in un libro, una di quelli che mamma tiene in bella vista ma nell'ultimo scaffale, così nessuno arriva a prenderlo, compresa lei stessa; una di quelle cose che forse sarebbe meglio dimenticare, ma a cui tieni troppo per gettarle via e basta. Assurdo come ciò che ferisca rimanga la cianfrusaglia più difficile da buttare via, come se solo attraverso il dolore valessimo qualcosa come esseri umani.

Comunque questa non é una storia di sofferenza.

Piuttosto una storia di scelte.

Ogni scelta ha due versioni. Io vi racconto la mia.

Non dev'essere scambiata per verità assoluta, ma interpretata come urgenza di immortalare un momento di cui nessuno ricorderà l'importanza se non io, che preme sul mio petto con la leggiadra e la fatalità di una pistola carica: racconta o sparo, e se non sparo il colpo in canna ti seguirà dovunque tu andrai, pronto a rammentarti a chi appartieni: a me, a questa storia.

Non é una storia tragica e nemmeno disperata. Malinconica forse si. Nostalgica per onor del vero. Ma non sempre la mancanza é sintomo di infelicità. Spesso é il coltello con cui teniamo aperta la cicatrice, ma talvolta si fa anche ago con cui ricuciamo la ferita. Alla fine siamo noi a decidere
se sanguinare o bendarci, e stasera non é diverso.

Dall'inizio, daccapo. Ancora una volta. Forse nemmeno l'ultima. Di sicuro non la prima.

Miami. Estate. Caldo insopportabile. Cielo coperto, ma intenzioni chiare. Chi non é nato qui, é venuto per inseguire i piaceri un po' millantati dalle leggende comuni; chi invece é cresciuto fra i pericoli della costa, rimane per godersi i divertimenti della spiaggia. Io non sono una turista, ma nemmeno un'autoctona, il che ci colloca nella prima classificazione della mia vita: non sono né l'uno né l'altro, ma sarebbe scorretto ammettere di non essere tutte e due. Il gene della "via di mezzo", come lo definisco io. Vantaggi: c'è sempre una scappatoia. Svantaggi: non c'è mai una strada facile. Credo sia per questo motivo, questa sensazione di estraneità dalle linee categoriche disegnate per appartenere -e non sfuggire- a una classe sociale di conforto, che mi sollecitano a cercare un luogo dove "la terra di mezzo" non sia un deserto in cui morire di sete, la sete del riconoscersi.

Il jazz non mi piace, o meglio: non l'ascolto, però la musica é l'unico ponte in cui due pianeti siano raggiungibili non solo dall'immaginazione. E le persone sono pianeti. Quelle che ho conosciuto io quantomeno, erano distanti anni luce e per avvicinarmi ho rischiato di bruciare. Ora sono qui, in un bar dagli interni vintage, la luce soffusa gis prima del tramonto, le vecchie riproduzioni di Marylyn Monroe affisse in larga scala. Mi piace. Mi piace l'effetto film d'epoca che emana questo luogo, l'impressione di guardare una vecchia cartolina sgranata dall'obiettivo mediocre delle prime macchine fotografiche. Essenzialmente mi piace tutto ciò che conserva qualcosa delle vecchie abitudini, qualcosa di sciupato e imperfetto dove il tempo non é ancora divenuto una cavia del mondo moderno.

Mi siedo. Non ho aspettative. Non aspetto niente in generale. Arriva e basta. La luce di scena eclissa i volti stanchi attorno a me ed illumina la donna sul palco. La sua voce baritonale e arrochita ricorda il bussare sommesso ad una porta nel pieno della notte, il torpore sonnolento nel chiedersi se fosse un sogno o realtà. Bussano di nuovo. Qualcosa chiede di entrare anche in questo momento. É un'immagine. La sua. Quel ricordo indimenticabile dell'attimo in cui tutto assume i contorni di un'avventura. In quel momento non sono sicura di come la fantasia possa operare sulla realtà, ma se queste idee rimanessero tali e basta, se non ci fosse modo di intervenire chirurgicamente e dovessi vivere con questa massa all'interno della testa, non mi dispiacerebbe comunque morire di fantasia. Ho sempre il timore di infrangere i sogni come vetro, e la parte più difficile da accettare é la sbadataggine con cui tutto va in pezzi.

One shot CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora