Nightmares

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Soffoca. Prova a respiare, ma soffoca.

La sua stanza è la più grande di tutta la casa, eppure non c'è aria.

Ma non ha paura. Sa che non sta morendo. È la stessa sensazione di quando inciampi: sai che devi cadere, ma con molte probabilità non morire. Spera anche stavolta che le probabilità siano dalla sua parte.

Il respiro le si attorciglia in gola come mani attorno al collo ma dalle fattezze senza volto. Un'identità che non ha dita ma stringe più forte di qualsiasi polso.

Spalanca gli occhi un'ultima volta mentre l'ossigeno diviene una bottiglia vuota da cui non può attingere.

E poi tutto passa. La scompiglia e la stravolge, ma non la soffoca nemmeno oggi. Anche stavolta la schiena ancora arcuata dal respiro irregolare precipita madida sul materasso atterrando su un cuscino che è più una pozzanghera.

Succede tutte le volte che qualcosa di terribile sta per accadere. Le persone li chiamano incubi perché quando si svegliano le loro spire non li afferrano più, ma Camila preferisce chiamarli "visioni", perché sono pezzi di realtà che la notte soffia direttamente dietro le sue palpebre. Ma si sa: affrontare la realtà e sempre più difficile che vivere un sogno, e lo sa bene la sua cassa toracica, assediata dai colpi battenti del cuore e dallo spasmo anelante dei polmoni che cedono e cedono e cedono fino a ritrovare un briciolo d'ossigeno. gli incubi, o visioni, le portano via tutto lasciandole in cambio una responsabilità che non sa gestire. Li vede. I volti delle persone, le mani tremule, i denti digrignati. Vede tutto ma non sa nulla. Non sa perché accadrà, o come o quando, sa solo che qualsiasi cosa la soffochi sta per accadere a qualcuno di molto vicino a lei. L'ultima volta che la sua fronte si è imperlata, sua madre, Sinu, è caduta dalle scale rischiando di rompersi l'osso del collo, oltre a quello della spalla. Lei aveva udito solo le grida, ma l'incubo non le aveva mostrato altro che una giravolta di mani che cadevano confuse. Nessun avvertimento, nessun indizio, solo uno strazio a cui era testimone anticipatamente.

Non aveva mai avuto incubi su sé stessa. Aveva compreso che non poteva averne la volta in cui si era slogata un braccio correndo per raggiungere l'autobus, o quando era stata presa di mira da un ragazzo sgradevole: aveva dormito sonni tranquilli.

Soffocava solo per salvare gli altri, mai sé stessa. E poi, non salvava nessuno in realtà, era solo conscia delle loro sventure.

Era iniziato tutto per colpa di Dinah. Il monopattino sfrecciava troppo velocemente sulle ruote malridotte. Aveva sbattuto la testa e le sirene dell'ambulanza avevano impietrito Camila, lasciandola impotente e senza fiato. Da quel momento in poi, era stata colta in flagrante durante le notti ogni volta che qualcuno che amava rischiava di farsi male. Non funzionava con nessun altro. Per fortuna. Era un supplizio dover rivivere la stessa scena, le stesse emozioni: impietrito e impotente prima ancora che accaddesse.

Quella notte aveva sognato Ally, la sua compagna di laboratorio chimico. Era lei, l'aveva riconosciuta di sfuggita, ma ne era sicura. Si batteva un pugno sullo sterno, come se fosse prossima all'asfissia, e i suoi occhi erano strabuzzati. Ma lei cosa poteva fare? La conosceva a malepena e poi, anche se avesse potuto aiutarla, come avrebbe dovuto fare? Improvvisare? Come poteva sapere quando o cosa sarebbe successo? Come poteva evitarlo?

Gli incubi risucchiavano ogni energia dal suo corpo, tornare ad addormentarsi non era mai una scelta quanto un obbligo. Così fu quella notte.

Una settimana dopo...

Camila riscontrava problemi a mentire perché le menzogne, prima o poi, le dimenticava o le confondeva, perciò inventare una diversa, di sana pianta, ogni giorno della settimana, per restare accanto ad Ally, fu una faticaccia senza precedenti. La ragazza pareva troppo innocente per poter fiutare l'inganno, ma anche la più candida delle amiche avrebbe presto aguzzato la vista di fronte agli escamotage di Camila, sperava solo succeddesse dopo lo spiacevole evento.

One shot CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora