Anche l'ultima volta sono uscita dicendo a me stessa che non sarei rientrata mai più da quella porta, e oggi invece sono addirittura seduta e mi faccio offrire un bicchiere d'acqua.«Grazie per essere qui.» Deve ingollare un sorso dal suo bicchiere per buttar giù la fatica che prova nel pronunciare quelle parole con la stessa bocca con la quale mi ha maledetto più volte. A questo punto anche io bevo più di un sorso. «So che io e te non ci stiamo simpatiche, perciò grazie.» Lo ripete enfatizzandolo come se volesse annunciare che è l'ultima volta che lo ripeterà. Non l'ultima volta per stasera: per sempre.
«Non devi ringraziarmi, Clara.» Accenno un sorriso perché potrebbe -sottolineo potrebbe- rendere il mio tono più sincero. Lei beve ancora. Non ha funzionato.
Si schiarisce la voce senza guardarmi. Sa che sta per dirmi qualcosa per cui non si perdonerà mai, probabilmente, ma sa anche che è stata lei ad invitarmi qui, perciò niente la frenerà dall'andare fino in fondo.
Passano minuti, forse un'infinità, e poi finalmente espira tutto ciò che reprime da troppo tempo contro il cuscino: «Tu non sei la donna giusta per Lauren.» Lo dice tutto d'un fiato, come quando si deve togliere un cerotto, solo che lo strappo per lei è benefico, per me è letale.
«So che vi amate, ma, fidati, l'amore non basta.» Ecco perché sul suo caminetto le foto dei suoi genitori sono sempre scattate in momenti diversi, in anni diversi, con persone diverse. È lì che il suo sguardo va a poggiarsi. La foto smagliante di suo padre a Londra le infonde fiducia più del bicchiere che rigira fra le mani. «Lauren è ancora convinta di poter sfidare il mondo e poterlo anche sconfiggere, mentre tu sei già andata oltre queste speranze inutili. Sai cosa significa comprare un divano nuovo e non avere tempo per goderselo. Lei no. Lei non sa niente della vita ancora, solo ciò che la hai insegnato tu.» Questa è l'unica volta che mi guarda. Non per stasera, da sempre. I suoi occhi mi osservano come se qualcosa di buona l'avessi fatta in fin di conti, ma poi quando si spostano mi stanno dicendo che non è abbastanza. Ma questo lo so già.
«Vorrebbe essere più grande per essere vicina al tuo modo di vivere, ma non può, e questo la farà sempre sentire inferiore, e non voglio che mia figlia cresca pensando di non essere all'altezza delle aspettative. Voglio che abbia accanto qualcuno che la faccia sbagliare e le faccia fare tutti gli errori della sua età, non qualcuno che le insegni come essere già grande.» Tracanna l'acqua in un batter d'occhio, al che mi domando se non sia vodka, ma il suo sguardo è purtroppo troppo lucido per illudermi.
So che quello che mi sta chiedendo è la cosa giusta, ma non significa che faccia meno male sentirselo dire.
«Lo so, Clara.» Vorrei trovare un modo più gentile per concretizzare i miei pensieri, invece riesco soltanto a dar voce all'impeto che mi accelera il battito cardiaco: «Come so perché sono qui e Brad da lei.»
Ha un fremito che suggerisce l'enorme sorpresa rispetto alla mia consapevolezza, e forse, per la prima volta, mi guadagno il suo rispetto: ho scelto di venire qui, pur sapendo che lui è da lei. Non basta nemmeno questo per conquistare un posto accanto a sua figlia, ma almeno adesso non ha più dubbi sul mio amore per Lauren.
«Brad la ama. Ha la stessa età di Lauren, la stessa mentalità, la stessa voglia di vivere e di sbagliare.» Il suo tono piatto, asciutto, mi ricorda che non ha qualcosa da offrirmi oltre la volontà di portare a termine questa conversazione come vuole lei.
Mi immagino tutto, seduta su quella sedia scomoda e sgangherata. Tutto. La mia vita con Lauren, i risvegli la domenica tardi e il lunedì presto. Le litigate di ritorno in auto, con la pioggia che soffoca le sue pretese e la mia voce alterata che le alimenta. Le cene con gli amici che non le ho mai presentato e i calici di vino che avremmo bevuto al posto dei pop-corn. Le nottate spese a raccontarci tutti i sogni che abbiamo lasciato per essere abbastanza forti da accontentarci dei nostri lavori noiosi, i nostri frigoriferi vuoti con gli yogurt scaduti e i pasti vegetariani mai scartati. La vedo mentre mi saluta alla stazione e cerca i miei occhi quando soffia sulle candeline, e so che penso a lei quando alzo il calice verso nuove promesse e un nuovo anno. Il mio letto ha la forma del suo fianco e nel mio bagno non so mai quale è il mio profumo e quale il suo. Litighiamo di nuovo per le bollette, i panni sporchi sempre nel cesto e i piatti da lavare impilati nell'acquaio, però facciamo l'amore tutta la notte e quando ci svegliamo non abbiamo ancora finito. Lei non ha idea di quello che vorrei dirle mentre dorme, però mi stringe forte come se non avesse bisogno di sentirselo dire per conoscerlo. Indossa le mie scarpe mentre va a lavoro e io le sue maglie per dormire. Non ha mai i capelli a posto, per questo teniamo una scorta di elastici nell'armadietto del bagno. Ha sempre voglia di scherzare, ma quando sta male mi tiene stretta per la vita e mangia gli avanzi dal mio piatto. È piena di vita e io di noi.
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One shot Camren
FanfictionOne shot Camren Comprenderanno anche alcuni capitoli "interattivi" e capitoli riguardanti storie presenti sul mio profilo (come fight back, she loves her etc...)