Peter

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I won't confess that I waited
But I let the lamp burn.

Forgive me Peter, please know that I tried
To hold on to the days when you were mine
But the woman who sits by the window
Has turned down the light.

You said you were gonna grow up
Then you were gonna come find me

————

«Camila, sei davvero tu?» La sorpresa nella voce di Dinah le allarga un sorriso sul volto.

Mi stringo nelle spalle prima di aprirle le braccia. Lei esita nello stupore ma mi accoglie calorosamente.

«Ma quando sei tornata? Che ci fai qui?» Mi rimira da vicino per accertarsi sia tutto vero. Purtroppo lo é. O per fortuna. Non saprei dirlo ancora.

«Beh, é casa mia, dopotutto.» Per tanti anni non l'ho chiamata così. Abbozzo un sorriso spensierato, ma non sono sicura di poter essere del tutto sincera quando ancora aleggia il residuo della paura in me.

«Lo so, ma é passato così tanto tempo.» Sospira ancora esterrefatta. Mi voleva davvero bene. Gliene volevo anche io. Sfortunatamente tante volte si é costretti a lasciarsi indietro anche le cose belle, pur di scappare.

«Non abbastanza. Sembri ancora una ragazzina.» Le dico pizzicandole affettuosamente il mento.

«Tu sei invecchiata tento invece. Saranno i riflettori.» Mi sbeffeggia amabilmente.
É l'unica persona che potrebbe deridermi senza conseguenze. Tanto sono certa del suo affetto, da non dubitarne mai i risvolti.

«Ma smettila, scema.» L'attiro in un abbraccio che aspetto da anni. Dimenticare non é un atto univoco, non ha un solo intento e non si estende in tutte le direzioni. Dimenticare la metà di un dolore ma portarsi dentro la mancanza dell'altra metà, é quanto di più umano capiti a tutti noi.

Io non so se ho dimenticato. Non so se l'ho fatto abbastanza bene, almeno. Forse sono stanca di chiedermelo e per questo sono tornata. Forse sono solo stanca di provarci invece... Tra qualche ora lo saprò. Lo sapranno tutti. Strano come il tempo si allunghi come un elastico, fino al suo estremo, per poi schiacciarsi violentemente all'indietro, sfiorando il centro di sé stesso in due punti che diventano uno: il presente.

Dinah mi accompagna a casa aiutandomi con le valigie. Mia mamma sembra più felice di vedere lei che me, forse perché la presenza di entrambe nella stessa stanza le ricorda l'adolescenza che abbiamo vissuto interamente in questo salotto consunto. Non mi ero resa conto a quante cose avessi rinunciato. Scappando si conta solo il male. Ma che succede a tutto il bene ai margini?

Dinah ed io ceniamo con la mia famiglia e davvero gli anni lontani sembrano solo un ricordo, qualcosa avvenuto tanto tempo fa a cui nessuno pensa più, eppure fino a sei ore fa la somma aumentava di minuto in minuto. Non esiste solo la dimenticanza, ma anche il perdono. Il perdono di chi ha subito le tue scelte e ha dovuto trovare il modo di farsele andare bene. Io sono fortunata. Mi amano abbastanza per aver trovato più modi per perdonarmi.

Dinah mi propone di andare ad una festa insieme a lei. Credo sia una pessima idea, perché so benissimo come funzionano le cose qui: non cambia mai nulla. So che vedrò le stesse facce, gli stessi nomi... e che quindi ci sarà anche Lauren. Si, sono tornata per lei. Si, l'idea era di confrontarla subito. Ma é difficile rendersi conto che tutto il tempo passato a correre é servito solo per formare un cerchio nella memoria a cui ricongiungersi stanotte.

Dinah insiste talmente tanto che non posso dirle no. Non posso farlo soprattutto perché il motivo per cui l'ho delusa una volta non può essere lo stesso la seconda. Indosso un paio di pantaloncini, una maglietta corta e delle semplici sneaker. Sorrido nel riflesso allo specchio. Mi sembra di essere tornata a dieci anni fa. Sarebbe un bene? Se il tempo si fosse fermato qui, se avesse smesso di battere e tutti si ricordassero di me per com'ero? Eppure odiavo chi ero. Ma adesso mi manca quella ragazza.

One shot CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora