Hiding My Heart

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This is how the story went,
I met someone by accident.
Blown me away.

So I spent my all life
Hiding my heart away.

————

«Dimmi che sono carina.» Esordì Dinah arrestandosi di colpo in mezzo al corridoio.

«Sei carina.» L'accontentai cantilenando.

«Questo é l'appuntamento più importante della mia vita.» Inspirò a fondo, poggiando solennemente le mani sulle mie spalle.

Non volevo fare la guastafeste, ma il sarcasmo era solamente la parte più sincera  di me: «Dinah, lo hai detto anche settimana scorsa.»

«Si, ma questa volta é vero!» Sbottò inalberata, ma la sua protesta terminò nel momento in cui ricordò di aver detto anche quello. Scambiammo un sorriso complice.

«Divertiti, ok?» L'accompagnai fino alla porta. Stava ancora indossando il giubbotto e blaterando istruzioni sul microonde quando avevo già smesso di sentire.

«Ci vediamo presto se va male e domani se va bene.» Ammiccò spiritosamente ed uscì dall'appartamento con una folata di profumo.

Rimasi qualche istante a contemplare la sua personalità, dopodiché passai l'intera serata sul divano a guardare film che non mi piaceva e a mangiare patatine probabilmente scadute. Avere vent'anni significava non scandalizzarsi di niente, soprattutto di noi stessi. Non so precisamente a che ora mi assopii, ma quando il telefono squillò avevo già le palpebre pesanti.

«Pronto.» Biascicai, occhieggiando l'ora sull'orologio della parete. Erano le due passate.

«Camila, devi venirmi a prendere.» Era Dinah e quelle erano le parole che non avrei mai voluto sentirmi dire nel pieno della notte.

Scattai a sedere sul divano dimentica di sogni e stanchezza: «Che é successo?» Era la mia migliore amica. Qualsiasi cosa fosse, avrei preferito capitasse a me.

«Vieni e basta, per favore. Siamo all'Old Way. Vieni subito, ok? Grazie.» E riagganciò. Mentre mi vestivo, provai a comporre il Numero, ma nessuna risposta.

Scompigliata e trafelata scesi giù le scale caracollandomi. Arrivai all'auto e misi in moto. Le due e mezzo. Durante la notte, ad una ragazza, può succedere di tutto. Nella mia mente si susseguivano pensieri sfortunati fino ad arrivare a immagini terribili.
Mi maledicevo per non essere stata lì, ma la verità é che essere donna può voler dire soltanto una cosa: sapersi difendere da sola.

Il locale non era troppo lontano, lo raggiunsi nel minore tempo possibile. Mi lanciai giù dalla vettura e iniziai a guardarmi attorno. Non c'era nessuno a parte delle bottiglie rotte e due ragazzi appartati sugli scalini di una casa. Mi approssimai alla porta. Il rumore assordante mischiato al fumo all'interno confondeva volti e gesti. Sembrava di essere alle porte dell'inferno, solo che qui i dannati se la spassavano. Inspirai a fondo e mi decisi ad entrare. Sgomitando riuscii a farmi strada fra la folla. Osservavo bene i volti che mi passavano davanti, ma nessuno di loro era quello di Dinah. Chiesi informazione al barista, in base a come ricordavo fosse vestita e truccata, ma scrollò le spalle. Mi avviai verso l'uscita e provai a richiamarla.

«Ehilà, Camila!» Rispose con una voce irriconoscibile.

«Dove sei, Dinah?» Stavo perdendo la pazienza perché stavo perdendo fiducia nell'impresa.

One shot CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora